giovedì 3 aprile 2014
Lupus cordiale, ma solo “sotto condizione”. Capita che certe pagine siano congegnate proprio come i baracconi delle mostre del paese, con gli strilli che “attirano”: “Venghino, venghino, Signori!”. Ecco per esempio un titolo: «Adesso la Chiesa punta sull'Africa anche nominando cardinali neri» ("Italia Oggi", 29/3, p. 10). Articolo costruito per niente male, e che infatti comincia così: «La Chiesa punta sull'Africa». Senza quell'«adesso» che è un vero sproposito, e raddoppiato con l'«anche». A parte il fatto che Papi e vescovi africani ci sono stati fino dai primi secoli, per esempio, Vittore I (189-196) e Milziade (311-314) – proprio negli anni della vittoria di Costantino! – i cardinali neri ormai hanno una storia nota. Il 28 marzo 1960, ben 54 anni orsono, Papa Giovanni “creò” cardinale monsignor Laurean Rugambwa, arcivescovo di Dar-es-Salaam, che partecipò come tale al Vaticano II, e ai Conclavi del 1963, dell'agosto e del settembre 1978. Non “adesso” quindi, e oggi la Chiesa ha diversi «cardinali africani»: nominarli tutti andrebbe oltre i limiti qui consentiti. Perciò all'inizio quel “sotto condizione”. Vuol dire che per chi prepara i titoli vale come “compito a casa”, in vista di un “esame di riparazione”.
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