domenica 13 settembre 2009
«Obama, "catholic democrat". Il Presidente e la Chiesa di Roma»: così ieri Massimo Faggioli in prima su "Europa" circa "le voci su una possibile conversione al cattolicesimo". Per lui "è realtà innegabile che Obama è il presidente più cattolico nella storia degli Stati Uniti". Curiosità: da noi si parla del "presidente migliore in 150 anni di storia", negli Usa di quello "più cattolico". Ma per Malpelo vera curiosità è un'altra. Negli ultimi giorni su "Europa" la "possibile conversione" di Obama pare una fissa. In verità qualcosa nel genere gira anche altrove, e così su "Repubblica" (11/9) ecco Tony Blair, ormai pienamente cattolico, sul "patto tra religioni contro la povertà", ma questo Obama che si farebbe cattolico su "Europa" è straripante. Sempre ieri, oltre che in prima e seguito a p. 6, torna a p. 3, ma venerdì (11/9) a p. 5 c'era Daniele Castellani Perelli, "Obama, una biografia cattolica: così la Chiesa ha influenzato la sua crescita". Seguiva Marilisa Palumbo. Obama: "Ha il linguaggio degli insegnamenti della Chiesa di Roma". E ancora nel genere Guido Moltedo su "Catholics democrats, Blair e la conversione". Giovedì poi (10/9, p. 1) "Barack Obama sulla via di Damasco"verso la conversione al cattolicesimo", sempre Guido Moltedo e con Marilisa Palumbo. Basta? No! Mercoledì (9/9, p. 1) Guido Moltedo, "La conversione al cattolicesimo di Obama", e a p. 5 la Palumbo: "È più vicino a Roma. Perché sorprendersi?""Che dire? Sulla "Stampa" (10/9, p. 15) leggo V. E. Parsi: "Effetto Barack sull'Europa". Tutto chiaro: anche "Europa" è letto in Europa. Insomma, sorpresa. E troppa grazia!
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