giovedì 3 dicembre 2015
Scampoli. “L'Unità” (20/11, p. 18): per Sandro Veronesi, Premio Strega 2006 con “Caos calmo,” il Vangelo di Marco (è) come un western alla Sergio Leone… «è un testo nato per essere raccontato, tant'è vero che la lettura è sempre stata scoraggiata in mancanza di un precettore» (?). Ancora: «Secondo la mia interpretazione Marco ha scritto il Vangelo a Roma, e ha avuto come figlioccio Pietro». Questa è davvero nuova! Di più: «A differenza degli altri Vangeli il racconto di Marco ha un inizio e una fine… e per tre quarti è azione, una sorta di western, kolossal americano (…) entusiasmante»! Non discuti le intenzioni, ma pensi al titolo premiato con lo Strega 2006, modificato: caos eccitato! Altro scampoletto sul “Fatto” (27/11, p. 11): «Vaticano corrotto, Italia infetta». Vecchio ritornello qui a firma di Nicola Tranfaglia: i mali italiani tutti da lì, dal Vaticano: infatti oggi «la Chiesa cattolica esibisce la sua profonda corruzione nell'edificio centrale e in gran parte delle sue periferie vescovili». Tesi ardita gradita a certuni, forse, ma segno di qualche seria lacuna. Infatti all'inizio, testuale, bella buccia di banana: «Oggi si ha modo di chiedersi se papa Francesco può portare a termine le riforme che due anni fa (sic! ndr), dopo la morte di Giovanni Paolo II (sic!), il Conclave gli chiese di compiere». Se l'acutezza è questa siamo alle solite: miopia storica di comodo, che (“La Nazione”, 18/11, p. 20) ritrovi firmata Roberto Pazzi: «Cattolicesimo l'eredità bimillenaria. Un Dio buono nel nostro Dna. E lo Stato porge l'altra guancia». Colpa dei preti! E per Domenico Cacopardo (“Italia Oggi”, 21/11, p. 7: «Resta incomprensibile il Papa») «l'Anno Santo è un rischio», e aggiungendo che «non possono essere erette barriere», Francesco «offre al terrorismo una irripetibile occasione». Cassandrate!
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