Dal franchismo alla democrazia sfocati barlumi di umanità
Marcel Barrena - Bus 47 - Spagna 2025. 110 minuti

Certi film si ricordano per la fotografia, che vuol dire inquadrature ma anche luci, atmosfere. Nella pellicola di Marcel Barrena la scelta di impostazione del racconto passa anche da una metamorfosi di luci. Luci che impercettibilmente mutano, virando anche la prospettiva cronologica della storia. All’inizio del film, la vicenda di un piccolo gruppo di persone in fuga dal fascismo franchista che da Valencia cercano di stabilirsi nelle alture di Barcellona accade e si dipana in una luce che quasi è virata seppia, come può essere quella nelle vecchie fotografie. Tonalità sfumate, antiche, un po’ in penombra, a rendere più drammatica la perfidia della polizia nell’abbattere le misere baracche che questi uomini e donne in fuga stanno tentando di costruire alla bell’e meglio, ma anche, una luce che riesce a mostrare più intense e umane le solidarietà tra i neo abitanti.
Quando trent’anni dopo ormai lo stesso gruppo di persone si è installato nella periferia barcellonese - chi si è sposato, chi ha figli, ciascuno a suo modo ha imbastito la sua esistenza povera ma dignitosa -, ecco invece la luce di ogni sequenza divenire più naturale, netta, tersa. Spicca la figura del protagonista, il signor Manolo Vital (notevole Eduard Fernández), un autista di autobus la cui personale battaglia lo aiuta a ripercorrere ma anche a riscrivere la sua storia di figlio di padre vittima dei franchisti. Battaglia insieme civile e politica: la crisi del lavoro e le ingiustizie sociali, in forme lontane dalla dittatura però persistono ancora. Fragile la tenuta di una democrazia, tra retaggi monarchici, disattenzioni del potere municipale, lacerti di autoritarismo poliziesco.
La microstoria di un piccolo suburbio spagnolo arriva così a formulare un interrogativo che riguarda il passare del tempo, ovvero il senso che assumono storia e memoria quando la stessa nozione del trascorrere si fa incerta, gli orologi vanno smarriti, la lotta contro l’ingiustizia in spregio a qualsiasi conseguenza continua a porsi come imperativo impellente, inaggirabile. Vincitore di quattro premi Goya, Bus 47, ispirato a una storia vera, riflette su cosa sia la tenacia. La forza interiore che una giusta causa può ispirare, ma anche il perdurare di memorie incancellabili. Il fascismo franchista ha lasciato le sue tracce, e anche a distanza di molti anni certe dinamiche sociali rimangono acerbe, diseguali, nella loro violenza soggiacente lacerano le persone, segnano i destini.
Per quanto sottotraccia restino il tema e l’intenzione narrativa del film, il risultato è grazioso ma non intenso quanto avrebbe forse potuto. La luce però, sfocata e poi più limpida, quella certo riesce molto a raccontare. Tratteggiare un mondo solcato da ferite di soprusi, ma che grazie alla tenacia e una certa dose di eroismo ottiene risarcimenti: non robusti come nemesi, ma salutari come lo è una giustizia a lungo attesa.
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