Giovani e libertà nella severa Macedonia di Unkovski

Georgi M. Unkovski - DJ Ahmet - Macedonia, Cechia, Serbia, Croazia 2025. 100 minuti
November 26, 2025
Giovani e libertà nella severa Macedonia di Unkovski
La liberazione passa dall’essere guardati sui social, un dire al mondo chi si è e soprattutto, chi si vuole essere, attraverso immagini visivamente dirompenti e diffuse in tutto il mondo. Legge contemporanea, moltiplicata quando le realtà di appartenenza sono piccolissime, sbarrate, foreste di continui divieti. Sulla falsariga di stessa regola di libertà che trova forma nell’esposizione di sé, il film di Georgi M. Unkovski ci racconta una vicenda piena di sorprese in un minuscolo villaggio della Macedonia settentrionale.
Qui, poche case costruite attorno a un minareto, due adolescenti, Ahmet e Anja, conoscono in modi diversi l’oppressione delle aspettative famigliari. Tra alture alberate di grande bellezza (impreziosite dalla fotografia di Naum Doksevski), tanto quanto rese vuote data l’umana miseria e desolazione, pulsa il contrasto tra una vita vissuta sotto la scure dei veti di una cultura fondamentalista e un sano, vitale bisogno d’aria. Per la ragazza, desiderio di una vita che non debba arenarsi in un matrimonio combinato; per il ragazzo, trovare alternative alla forzata rinuncia ad andare a scuola per causa della ferrea imposizione paterna. Le liberazioni dei due giovani protagonisti procedono a tappe: con una lentezza che non è metodico programmare, piuttosto un progressivo perché umanissimo aprire le braccia alla vita. Nel film tutto pian piano acquista volume, riempie lo spazio sino a esplodere in una ultima parte e un finale liberatori.
Come una delle pecore di Ahmet, sfuggita al gregge in una notte di rave e che Ahmet ritrova tempo dopo col pelo colorato di rosa shocking, tutto dell’essere diversi porta dentro, come un germoglio, un ampliamento di libertà. È assumendo se stessi e l’urgenza di esprimersi che la vita può accadere. Molto più che mostrandosi attraverso immagini da postare sui social, dichiarandosi con gesti e parole. Parole che scandiscono il tempo. In questa storia tutto con urgenza cerca la strada per dirsi. Ci si libera con la musica, con la danza, con la rabbia contro l’oppressione esercitata da culture chiuse e ostili; ma più ancora, ci si libera dichiarandosi. Maestri di quando parlare e quando tacere. Vale per l’interprete più giovane (il meraviglioso bambino Agush Agushev), che dopo un ostinato mutismo per il quale il padre lo ha portato da oscurantisti guaritori, infine apre la bocca per dire la sua rivolta, l’essenziale. Per suo padre, lui anche infine in grado di sussurrare quanto stia soffrendo di un lutto che è alla base di tutto. Per l’opposizione dei più giovani a veti che sono fuori dal tempo. Una storia che racconta di barriere infrante, di tradizioni trasformate dall’incalzare della modernità, del coraggio di rompere lacci con la tradizione. E della forza che ha il cuore quando la libertà dell’altro viene prima di qualsiasi vincolo, o vizio, di forma.

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