Tra ieri e domani segreti e umori di disparati eredi riuniti per caso

Cédric Klapisch - I colori del tempo - Francia, Belgio 2025. 126 minuti
December 3, 2025
Tra ieri e domani segreti e umori di disparati eredi riuniti per caso
Per una curiosa nemesi, ora anche i titoli italiani con libertà modificano gli originali francesi, e la versione più letterale “Arriva l’avvenire” avrebbe forse reso ancor meglio il senso del film di Cédric Klapisch rispetto al titolo scelto, “I colori del tempo”. Record d’incassi in Francia, è un film che parla in effetti molto di futuro, sebbene attraverso una trama in buona parte proiettata verso lo ieri. Lo fa con grazia, e per quanto in una cornice tutta smisurata, anche con misura. In Normandia, un gruppo di persone le più disparate per censo, professione, personalità, si trovano riunite in nome di una comune e sino ad allora sconosciuta discendenza da una donna della Parigi della Belle époque, la disarmata quanto disarmante Adèle (Suzanne Lindon).
Di qui, un intreccio il cui ritmo galoppante si muove tra continui passaggi dall’oggi allo ieri (geniali alcuni tagli e raccordi della montatrice Anne-Sophie Bion). Una vorticosa e bizzarra carrellata all’indietro che poco ha di nostalgico e invece molto di curioso e di vitale: corsa a perdifiato verso quel che si ignora di eredità materiali e immateriali che invece connotano, inclinano, determinano. Ecco che allora illuminato dallo ieri il presente acquisisce nuova luce, nuovo spessore il suo accadere. Contemporanee alienazioni (anche dei rapporti umani) si stemperano, entrano in crisi e si mettono in discussione proiettando così nuove energie sulle scelte attuali di ognuno. Un videomaker abbagliato da fasti e nevrosi del mondo della moda riscopre il valore dei sentimenti filmando una cantante (interpretata dalla nota cantautrice Pomme).
Una manager dalla vita sentimentale incerta e triste comprende infine il proprio bisogno d’amore: e via così, dove tutto accade grazie alle scorribande temporali che hanno luogo seguendo le avventure della giovane Adèle, lei che approdata dalla campagna, tra Montmartre e altri luoghi topici della Parigi di fine Ottocento va in cerca della madre mai conosciuta (come nelle migliori tradizioni psicogenealogiche, così intanto cercando sé stessa e il proprio modo di diventare donna adulta). Tra scarti vertiginosi tra le epoche e grazie a una densità mai solenne né retorica, i colori del tempo arrivano così a dipingere un affresco che in modo leggero e intelligente insinua una riflessione sul valore dell’arte. I quadri di Monet sono lo sfondo di performance di avvenenti modelle, la Montmartre di Nadar e Pissarro eccola dribblata dai treni TGV i cui passeggeri, ognuno incollato al suo dispositivo elettronico, a stento sanno come comunicare. Eppure, nella centrifuga di cotanto vortice allegramente dissennato, mai avvertiamo ansia. La fanfara “acronologica” di Klapisch resta fedele allo scorrere del tempo della vita. Perché tra corsi e ricorsi, la storia trova come non ripetersi. Mai. 

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