Un indirizzo a Tokyo

In più di un’occasione, il signor Kenobi mi aveva esortato a visitare il Giappone.
October 17, 2025
In più di un’occasione, il signor Kenobi mi aveva esortato a visitare il Giappone. «Le piacerebbe – ripeteva –, per certi aspetti lei ragiona come uno di noi». Di nuovo, non sapevo se fosse un complimento. Alla fine, presi coraggio e gli dissi la verità. Il Giappone mi affascinava e mi spaventava, spiegai, perché da bambino ero stato sul punto di trasferirmi a Tokyo. Mio padre lavorava in banca, gli avevano offerto un posto laggiù, ma non se l’era sentita di portarci tanto lontano. Più tardi, quando riaffiorava il discorso, si tirava in ballo il fatto che avrei dovuto frequentare una scuola internazionale, chissà come mi sarei trovato. Sospetto che il vero motivo fosse, già allora, la salute di mia madre.
«A maggior ragione – ribatté il signor Kenobi –, le sarà rimasta la curiosità di conoscere il Paese, no?». La curiosità mi era rimasta, ammettevo, ma avevo la sensazione che Tokyo rappresentasse una soglia da non varcare. Mi immaginavo sperso per la metropoli, con una mappa tra le mani. Nel tentativo di districarmi, mi fermo davanti a un portone, senza sapere che quell’indirizzo che ci era stato destinato nel caso mio padre si fosse deciso ad accettare la promozione all’estero. «Capisco – concluse il signor Kenobi –, non vuole correre il rischio di incontrare il suo passato».

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