«Ha mai incontrato un cortigiano? – mi domandò una volta il signor Kenobi–. Si riconosce facilmente, perché è la persona più occupata del mondo. Appena sveglio, si complimenta con questo e con quello per i più meschini e ridicoli motivi: un compleanno, una cena di gala, un felice abbinamento di colori. Si complimenta con i potenti per il loro potere. Piccolo o grande, non importa. Prima o poi gli tornerà utile, pensa. Per questo si sforza di mostrarsi utile lui. Ha presente il vostro Gadda? “Ubiquo ai casi”, ecco l’ideale del cortigiano. Verso mezzogiorno, si informa sulle nomine di giornata. Comitati, medaglie, prebende: nulla gli sfugge, di nulla rimane all’oscuro. Ha una memoria prodigiosa, che si aggiorna all’istante, come i tabelloni nelle stazioni ferroviarie.
Il cortigiano passa il resto del giorno a complimentarsi per le nomine e così arriva a sera, estenuato. Ha paura che qualcosa gli sia sfuggito, teme di aver ecceduto nell’adulazione o di essere scarseggiato nell’elogio. Fatica a prendere sonno e anche nei sogni si adegua, si inchina, si umilia. Non esiste al mondo creatura più infelice, mi creda. Se mai incontra un cortigiano, ne abbia pietà», concluse il signor Kenobi. Poi, a bocca chiusa, si mise a canticchiare l’aria con cui Rigoletto maledice quella gente derelitta.
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