I medici di domani formati a usare l’IA Usando l’algoretica

May 21, 2025
Solo un paio d’anni fa, la rapida diffusione degli strumenti di intelligenza artificiale (IA) generava preoccupazione tra i docenti di medicina negli Stati Uniti: secondo Jonathan H. Chen, direttore per l’educazione medica in intelligenza artificiale presso la Stanford University School of Medicine, «metà dei medici non sapeva cosa fosse una chatbot». Oggi, il panorama è radicalmente cambiato. Le scuole di medicina non si limitano più a preoccuparsi dell’IA, ma la stanno attivamente integrando nei loro programmi di studio, insegnando agli studenti come utilizzarla in modo responsabile per l’assistenza ai pazienti e la ricerca. Questa trasformazione è così rapida che nuove posizioni, come quella del dottor Chen, sono state create in tempi brevissimi per guidare questi sforzi. La necessità di questa integrazione è chiara e urgente. Giorno dopo giorno, l’IA sta diventando uno strumento di routine per aiutare i medici nella diagnosi e nel trattamento dei pazienti. Esempi del suo utilizzo includono il miglioramento dell’imaging radiografico, l’esame di campioni di sangue, l’analisi predittiva delle complicazioni delle ferite e l’applicazione della genetica dei pazienti. Un sondaggio del 2023-2024 ha rivelato che il 77% delle scuole mediche negli Stati Uniti e in Canada intervistate copriva l’IA nei propri curricula. La questione è come preparare gli studenti a una tecnologia che probabilmente potrebbe sconvolgere la pratica clinica, ma che può anche migliorare il ragionamento clinico se usata efficacemente. L’approccio all’educazione IA nelle scuole mediche parte dal presupposto che la maggior parte degli studenti abbia già utilizzato l’IA in varia misura, spesso per i compiti universitari, ma senza una formazione formale. In effetti, alcuni studi hanno rilevato che fino all’86% degli studenti universitari ha utilizzato l’IA per il lavoro scolastico. Questa familiarità implica che la nuova generazione di studenti di medicina è già «esperta in intelligenza artificiale generativa» e che le loro aspettative hanno persino «superato lo sviluppo delle facoltà e l’implementazione strategica». Le iniziative educative sono diverse e si sviluppano lungo gli anni di studio, variando da lezioni singole a pratiche più approfondite. Coprono argomenti fondamentali come il funzionamento dell’IA generativa, le strategie per creare prompt efficaci per ottenere risposte utili, l’etica nell’uso dell’IA (come non fornire informazioni identificative dei pazienti), i pericoli (ad esempio, le risposte inaccurate) e l’importanza cruciale dell’elemento umano, utilizzando l’IA come un fattore nel processo decisionale piuttosto che affidandosi a essa come autorità assoluta. L’obiettivo non è sostituire con l’IA le funzioni basilari di un medico ma aiutare a rendere i professionisti più efficienti e migliorare la qualità dell’assistenza. L’algoretica, come più volte visto in questo spazio, ci ricorda che l’integrazione dell’IA nell’educazione medica non sia più un’opzione ma una necessità impellente per formare i medici di domani rispettando la dignità dei pazienti. © riproduzione riservata

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