mercoledì 24 gennaio 2018
«Inaccettabile che esseri umani vengano perseguitati e uccisi a motivo della loro appartenenza religiosa»
Yezidi rapiti e poi rilasciati dal Daesh, vicino a Kirkuk, nell'aprile 2015 (Ansa)

Yezidi rapiti e poi rilasciati dal Daesh, vicino a Kirkuk, nell'aprile 2015 (Ansa)

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«Il mio pensiero solidale e orante va alle vittime innocenti di insensata e disumana barbarie. È inaccettabile che esseri umani vengano perseguitati e uccisi a motivo della loro appartenenza religiosa! Ogni persona ha diritto di professare liberamente e senza costrizioni il proprio credo religioso».

È un accorato richiamo al rispetto della libertà religiosa quello che il Papa ha fatto stamattina ricevendo in udienza i rappresentanti della comunità Yazidi, minoranza di cui il mondo si è “accorto” per le tremende violenze subite in questi anni a opera dei miliziani del Daesh. Lo scorso ottobre il consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato una risoluzione, la 2379, per creare un team investigativo riguardo a crimini di guerra commessi appunto dal Daesh, tra cui quelli nei confronti degli Yazidi.

Chi sono

Etnicamente curdi, da secoli stanziati tra l’attuale Siria e il nord dell’Iraq, gli Yazidi sono i seguaci di un credo religioso le cui origini risalgono a 4.000 anni or sono, influenzato lungo la storia dallo zoroastrismo, da correnti gnostiche del cristianesimo e dal sufismo. Perseguitati soprattutto in seguito alla diffusione dell’islam nel Medio Oriente, oggi il loro numero è calcolato in alcune centinaia di migliaia. Una parte di loro nel secolo scorso è emigrata anche in Europa, in Germania soprattutto.

«Vi saluto fraternamente e vi ringrazio per questo incontro, attraverso il quale abbraccio idealmente tutti i membri della comunità Yezidi, in particolare quanti vivono in Iraq e Siria» è stato il benvenuto di Francesco.

«La vostra storia, ricca di spiritualità e cultura – ha continuato il Pontefice - è stata purtroppo segnata da indicibili violazioni dei diritti fondamentali della persona umana: rapimenti, schiavitù, torture, conversioni forzate, uccisioni. I vostri santuari e luoghi di culto sono stati distrutti. I più fortunati tra voi sono potuti fuggire, ma lasciando tutto quanto avevano, anche le cose più care e più sacre.In tante parti del mondo ci sono ancora minoranze religiose ed etniche, tra cui i cristiani, perseguitate a causa della fede. La Santa Sede non si stanca di intervenire per denunciare queste situazioni, chiedendo riconoscimento, protezione e rispetto. Al tempo stesso, esorta al dialogo e alla riconciliazione per risanare ogni ferita».

«Dal cuore dell’uomo si scatenano le forze più oscure»

«Di fronte alla tragedia che si sta perpetrando a danno della vostra comunità», ha proseguito Bergoglio, «si comprende, come dice il Vangelo, che dal cuore dell’uomo possono scatenarsi le forze più oscure, capaci di giungere a pianificare l’annientamento del fratello, a considerarlo un nemico, un avversario, o addirittura un individuo privo della stessa dignità umana. Ancora una volta alzo la mia voce in favore dei diritti degli Yezidi, anzitutto il diritto ad esistere come comunità religiosa: nessuno può attribuirsi il potere di cancellare un gruppo religioso perché non fa parte di quelli detti “tollerati”».


Il pensiero del Papa è poi andato «ai membri della vostra comunità che sono ancora nelle mani dei terroristi: auspico vivamente che si faccia tutto il possibile per salvarli; come pure per rintracciare i dispersi e per dare identità e degna sepoltura a quanti sono stati uccisi. La Comunità internazionale non può restare spettatrice muta e inerte di fronte al vostro dramma. Incoraggio pertanto le istituzioni e le persone di buona volontà appartenenti ad altre comunità a contribuire alla ricostruzione delle vostre case e dei vostri luoghi di culto. Non si tralascino concreti sforzi per creare le condizioni idonee al ritorno dei profughi alle loro case e a preservare l’identità della comunità Yazidi».


Infine la preghiera di Francesco: «Dio ci aiuti a costruire insieme un mondo dove si possa vivere in pace e fraternità».


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