sabato 31 dicembre 2022
«Sentiamo nel cuore tanta gratitudine: gratitudine a Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo; gratitudine a lui, per tutto il bene che ha compiuto». Poi la visita al presepe di piazza S. Pietro
Papa Francesco celebra i Vespri e il Te Deum a San Pietro

Papa Francesco celebra i Vespri e il Te Deum a San Pietro - ansa

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“Persona nobile e gentile”. “Un dono per la Chiesa e per il mondo”. A lui il grazie di Francesco. Così si è espresso questo pomeriggio, a poche ore dalla morte di Benedetto XVI, papa Bergoglio, nell’omelia del Te Deum di fine anno, celebrato nella Basilica di San Pietro. Al momento delle preghiere dei fedeli, poi, è stata aggiunta una intenzione in suffragio del Papa emerito. Il Pontefice aveva fatto poco prima riferimento alla gentilezza. “E parlando della gentilezza – ha aggiunto -, in questo momento, il pensiero va spontaneamente al carissimo Papa emerito Benedetto XVI, che questa mattina ci ha lasciato. Con commozione ricordiamo la sua persona così nobile, così gentile. E sentiamo nel cuore tanta gratitudine: gratitudine a Dio per averlo donato alla Chiesa e al mondo; gratitudine a lui, per tutto il bene che ha compiuto, e soprattutto per la sua testimonianza di fede e di preghiera, specialmente in questi ultimi anni di vita ritirata. Solo Dio conosce il valore e la forza della sua intercessione, dei suoi sacrifici offerti per il bene della Chiesa”.

Sono le prime parole che papa Francesco ha dedicato al suo predecessore post mortem. Dopo averne tante volte parlato durante i quasi dieci anni, in cui lo aveva avuto “come un nonno saggio in casa”, cioè da emerito nel Monastero Mater Ecclesiae dei Giardini Vaticani a poca distanza da Casa Santa Marta. L’ultima delle quali mercoledì 28 dicembre, quando aveva invitato i fedeli di tutto il mondo a pregare per papa Ratzinger, all’aggravarsi delle condizioni di salute, che poi avrebbe portato da lì a qualche giorno alla morte.

Nell’omelia Il Papa ha ricollegato la virtù della gentilezza allo stile di estremo rispetto di Dio per la nostra libertà. Lui che ci ha creato senza di noi, non vuole salvarci senza di noi, ha detto, citando Sant’Agostino (e questa citazione sarebbe piaciuta a Benedetto XVI, grande studioso del vescovo di Ippona).

“Questa sera vorrei riproporre la gentilezza anche come virtù civica, pensando in particolare alla nostra diocesi di Roma – ha aggiunto il Papa davanti al sindaco della capitale, Roberto Gualtieri, presente al rito, insieme con ottomila fedeli - La gentilezza è un fattore importante della cultura del dialogo, e il dialogo è indispensabile per vivere in pace, da fratelli, che non sempre vanno d’accordo – è normale – ma che però si parlano, si ascoltano e cercano di comprendersi e di venirsi incontro. Pensiamo solo a che cosa sarebbe il mondo senza il dialogo paziente di tante persone generose che hanno tenuto unite famiglie e comunità. Il dialogo perseverante e coraggioso non fa notizia come gli scontri e i conflitti, eppure aiuta discretamente il mondo a vivere meglio”.

Dunque “la gentilezza fa parte del dialogo. Non è solo questione di galateo – sottolina il Pontefice -; non è questione di “etichetta”, di forme galanti… No, non è questo che intendiamo qui parlando di gentilezza. Si tratta invece di una virtù da recuperare e da esercitare ogni giorno, per andare controcorrente e umanizzare le nostre società. In effetti, i danni dell’individualismo consumista sono sotto gli occhi di tutti. E il danno più grave è che gli altri, le persone che ci circondano, vengono percepite come ostacoli alla nostra tranquillità, alla nostra comodità. Gli altri ci “scomodano”, ci disturbano, ci tolgono tempo e risorse per fare quello che ci piace. La società individualistica e consumistica tende ad essere aggressiva, perché gli altri sono dei concorrenti con cui competere. Eppure, proprio dentro queste nostre società, e anche nelle situazioni più difficili, ci sono persone che dimostrano come sia «ancora possibile scegliere la gentilezza e così, con il loro stile di vita, diventano stelle in mezzo all’oscurità.

Il Papa ha poi aggiunto: “La gentilezza è un antidoto contro alcune patologie delle nostre società: contro la crudeltà, che purtroppo si può insinuare come un veleno nel cuore e intossicare le relazioni; contro l’ansietà e la frenesia distratta che ci fanno concentrare su noi stessi e ci chiudono agli altri. Queste malattie della nostra vita quotidiana ci rendono aggressivi e incapaci di chiedere permesso, oppure scusa, o di dire semplicemente “grazie”. E così, quando per la strada, o in un negozio, o in un ufficio incontriamo una persona gentile, rimaniamo stupiti, ci sembra un piccolo miracolo, perché purtroppo la gentilezza non è più molto comune. Però, grazie a Dio, ci sono ancora persone gentili, che sanno mettere da parte le proprie preoccupazioni per prestare attenzione agli altri, per regalare un sorriso, una parola di incoraggiamento, per ascoltare qualcuno che ha bisogno di confidarsi, di sfogarsi (cfr ibid.). Cari fratelli e sorelle, penso che recuperare la gentilezza come virtù personale e civica possa aiutare non poco a migliorare la vita nelle famiglie, nelle comunità, nelle città. Per questo, guardando al nuovo anno della città di Roma, vorrei augurare a tutti noi che la abitiamo di crescere in questa virtù: la gentilezza. L’esperienza insegna che essa, se diventa uno stile di vita – ha concluso il Papa -, può creare una convivenza sana, può umanizzare i rapporti sociali sciogliendo l’aggressività e l’indifferenza”.

Al termine del Te Deum papa Francesco è sceso in sedia a rotelle in piazza San Pietro, dove c'erano migliaia di fedeli, che ne hanno salutato il passaggio, per sostare in silenziosa preghiera davanti al presepe allestito come sempre nei pressi dell'obelisco centrale, mentre la banda delle Guardie Svizzere intonava nenie natalizie.

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