lunedì 28 settembre 2020
Nel suo discorso Francesco ha ripercorso la storia dell'Ispettorato di Pubblica Sicurezza “Vaticano”. La ministra Lamorgese ha ringraziato il Papa per le sue parole di speranza nell'emergenza Covid
L'udienza all'Ispettorato di Pubblica Sicurezza "Vaticano" in Aula Paolo VI

L'udienza all'Ispettorato di Pubblica Sicurezza "Vaticano" in Aula Paolo VI - Ansa

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“Vorrei ringraziare voi, perché è stato bello per me entrare in sala con la nostalgia dell’autunno di Buenos Aires”. Con queste parole, pronunciate dopo che la musica del tango argentino ha fatto ingresso in Aula Paolo VI, papa Francesco ha cominciato l’udienza concessa alla “grande famiglia” dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza “Vaticano”, che festeggia il 75° anniversario di istituzione. Erano presenti la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e il capo della Polizia, Franco Gabrielli.

Nel suo discorso, il Papa ha sottolineato il ruolo svolto “con competenza e passione” dagli uomini e dalle donne di polizia. “Una missione che trae origine dai Patti Lateranensi del 1929”, ha ricordato Francesco ripercorrendone la storia, le cui origini si collocano “in un contesto di precarietà e di emergenza nazionale”. L’occupazione di Roma da parte delle truppe tedesche nel 1943, in particolare, “aveva creato non poche difficoltà e preoccupazioni: si era posto il problema del rispetto da parte dei soldati tedeschi della neutralità e sovranità della Città del Vaticano, come pure della persona del Papa. Per nove mesi, il confine tra lo Stato Italiano e la Città del Vaticano, tracciato sul pavimento di Piazza San Pietro, era stato luogo di tensioni e di timori. I fedeli non potevano accedere agevolmente alla Basilica per pregare, pertanto in molti desistevano”. “Finalmente, il 4 giugno 1944 Roma fu liberata, ma la guerra lasciò ferite profonde nelle coscienze, macerie nelle strade, povertà e sofferenze nelle famiglie”: “il frutto della guerra è questo”, ha aggiunto a braccio.

Subito dopo la guerra, “i romani, e quei pellegrini che potevano raggiungere la capitale, accorrevano sempre più numerosi a San Pietro, anche per esprimere gratitudine al Papa Pio XII, proclamato defensor civitatis” ha ricordato il Papa. “Il nuovo Ufficio della Polizia di Stato presso il Vaticano era così in grado di rispondere adeguatamente alle nuove esigenze e di rendere un importante servizio sia all’Italia sia alla Santa Sede”, ha proseguito Francesco: “Dal giorno dell’istituzione di quell’Ufficio, che via via assunse altre denominazioni fino a quella attuale, si è dispiegato un cammino nel segno della proficua collaborazione tra Italia e Santa Sede, e tra l’Ispettorato e gli organismi vaticani preposti all’ordine pubblico e alla sicurezza del Papa”. “Pur nel mutare degli scenari nazionali e internazionali e delle esigenze di sicurezza, non è cambiato lo spirito con cui gli uomini e le donne dell’Ispettorato hanno attuato la loro apprezzata opera”, l’omaggio del Papa.

”Vi ringrazio tanto per il vostro prezioso servizio, caratterizzato da solerzia, professionalità e spirito di sacrificio” ha concluso il Papa. “Soprattutto ammiro la pazienza che esercitate nel dover trattare con persone di provenienze e culture così diverse”, ha detto. “E mi permetto di dire: di dover trattare con i preti”, ha aggiunto a braccio. "La mia riconoscenza si estende anche al vostro impegno di accompagnarmi durante gli spostamenti a Roma e nelle visite a diocesi o comunità in Italia. Un lavoro difficile, che richiede discrezione ed equilibrio, per far sì che gli itinerari del Papa non perdano il loro specifico carattere di incontro col Popolo di Dio. Per tutto questo, ancora una volta vi sono grato".

L’auspicio finale: “Sono certo che lavorare in questo luogo costituisce per voi un richiamo costante ai valori più alti: a quei valori umani e spirituali che richiedono di essere ogni giorno accolti e testimoniati. Auspico che la vostra fatica, compiuta non di rado con sacrificio e rischi, sia animata da una viva fede cristiana: essa è il più prezioso tesoro spirituale, che le vostre famiglie vi hanno affidato e che voi siete chiamati a trasmetterete ai vostri figli”.

La ministra dell'Interno Lamorgese ha ringraziato il Papa per le sue parole di "speranza" durante la fase più difficile dell'emergenza coronavirus. "La sua paterna testimonianza dei valori evangelici è stata una luminosa speranza per il mondo", ha detto Lamorgese, che ha inoltre sottolineato l'importanza dell'invito del Pontefice "a riscoprire i valori della collaborazione tra i popoli e della solidarietà per gli ultimi". Lamorgese ha anche parlato del dramma dei migranti: "Nessuno può ritrarsi alle sofferenze di un essere umano nella ricerca di una via di salvezza". E ha aggiunto che l'Italia sui migranti ha dato "una prova di grande generosità".

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