giovedì 15 dicembre 2016
Il Pontefice ha ricevuto in aula Paolo VI 20mila tra malati e personale dell'ospedale pediatrico e ha dialogato con gli infermieri, rispondendo alle loro domande.
Papa Francesco con i piccoli malati (Siciliani)

Papa Francesco con i piccoli malati (Siciliani)

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Il Papa ha ricevuto oggi in udienza in Aula Paolo VI circa 20mila persone della comunità dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. Il Papa si è trattenuto in particolare, salutandoli con delle carezze, con alcuni bambini in cura presso l’ospedale – circa 150 la rappresentanza presente oggi – provenienti oltre che dall’Italia dai Paesi dei cinque continenti, tra cui Venezuela, Pakistan, Nepal Russia, Libano, Albania, Ungheria, Serbia, Congo, Nigeria. Presenti anche 15 bambini della Repubblica Centrafricana, guidati dal neo cardinale Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui. All’udienza era presente anche il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Papa Francesco ha salutato anche i clown che hanno animato l’attesa del suo arrivo, in mezzo ai bimbi.

Il Papa agli infermieri: il vostro ruolo è fondamentale. “Voi avete il fiuto della malattia. Non sparlo contro i medici, sono bravi, ma le infermiere e gli infermieri, per la loro vicinanza col malato, hanno una qualità speciale per accompagnare e anche per guarire”. È l’omaggio del Papa, che rispondendo alle domande di Valentina e di Dino, infermieri al Bambino Gesù, ha detto: “Ringrazio tanto le infermiere e gli infermieri per quello che fanno: grazie tante!”. Sono gli infermieri, ha spiegato Francesco, “che sono vicini alle sofferenze, che capiscono le sofferenze che sanno come gestire e come accompagnare con tenerezza: proprio per la loro vicinanza all’ammalato, gli infermieri sono quelli che capiscono meglio il percorso della malattia”. A riprova di ciò, il Papa ha raccontato “un’esperienza personale”: “A 21 anni ho avuto una polmonite gravissima, non si sapeva cosa fosse, pensavano un’influenza ma c’era tanta febbre. Così mi hanno portato in ospedale e mi hanno tolto tanto liquido dai polmoni. Il dottore ha detto, non mi ricordo bene la cifra: un milione di pennicillina e 500mila di streptomicina, allora c’erano quelle cose, e se n’è andato. E la suora ha detto all’altra infermiera: tre milioni e un milione, perché aveva il fiuto della situazione”.



Non c'è una risposta alla morte dei bambini.
“Io non ho una risposta, credo sia bene che questa domanda rimanga aperta” ha detto il Papa, rispondendo alla domanda di Valentina, infermiera al Bambin Gesù, che gli ha chiesto “perché i bambini muoiono”. “Nemmeno Gesù ha dato una risposta a parole”, ha ricordato Francesco, parlando a braccio, come ha fatto per quasi tutto il botta e risposta con i rappresentanti dei circa 6mila infermieri presenti oggi in Aula Paolo VI: “Di fronte ad alcuni casi, capitati allora, di innocenti che avevano sofferto in circostanze tragiche, Gesù non fece una predica, un discorso teorico. Si può certamente fare, ma Lui non lo ha fatto. Vivendo in mezzo a noi, non ci ha spiegato perché si soffre. Gesù, invece, ci ha mostrato la via per dare senso anche a questa esperienza umana: non ha spiegato perché si soffre, ma sopportando con amore la sofferenza ci ha mostrato per chi si offre. Non perché, ma per chi”. “Anche questo è teorico”, ha commentato. “Perché i bambini soffrono? Non c’è risposta a questo”, ha ripetuto: “Soltanto guardare il Crocifisso, lasciare che sia lui a dare la risposta. ‘Ma padre, Lei non ha studiato teologia, non ha letto libri?’ Sì, ma guarda il Crocifisso: soffre, piange, questa è la nostra vita. Non voglio vendere ricette che non servono, questa è la realtà”. “Accompagnare un bambino che soffre è tanto difficile: soltanto carezze, vicinanza, il pianto, piangere con lui, con lei, soltanto questo”, la risposta del Papa ad “una delle domande aperte della nostra esistenza”. “Dio è ingiusto? Sì, è stato ingiusto con suo figlio, l’ha mandato in croce. Ma è la nostra esistenza umana, la nostra carne che soffre in quel bambino, e quando si soffre non si parla: si piange e si prega in silenzio”.



Mariella Enoc: il nostro ospedale non è un centro di potere né di profitto. “Il nostro ospedale non deve essere e non è né un centro di potere né un centro di profitto” ha detto Mariella Enoc, presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, salutando il Papa, in Aula Paolo VI, a nome di tutta la sua “grande comunità”. Il Bambino Gesù “deve essere ed è un luogo aperto a tutto il mondo, sia nel ricevere i bambini – e oggi ne sono qui presenti da 20 Paesi del mondo, e ci occupiamo per via umanitaria di loro e delle loro famiglie – sia nell’andare in Paesi dove i bambini hanno bisogno di cure”. Di qui il ringraziamento al Papa “per averci fatto il dono di poterci occupare del Cento Pediatrico di Bangui”. “Ma ci occupiamo anche dei bambini siriani, curati in un centro in Giordania, e dei bambini di Betlemme”, ha ricordato Enoc. “Il suo ospedale sta per toccare il traguardo dei 150 anni dalla sua fondazione”. “Quando una famiglia accompagna un bambino da noi prima di tutto ci chiede di guarirlo, e se non possiamo guarirlo, di curarlo al meglio”, ha riferito la presidente: “È per questo che investiamo tutte le nostre risorse nella ricerca scientifica, nella cura e nel sostegno alle famiglie. I risultati delle nostre ricerche e le nostre scoperte scientifiche non sono una nostra proprietà, ma sono e devono essere a disposizione di tutti”.




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