domenica 1 gennaio 2023
Francesco celebra in San Pietro la Messa per la Santa Madre di Dio e per la Giornata mondiale della pace. E all'Angelus: "I popoli gradano no al riarmo". Gli auguri a Mattarella e Meloni
Papa Francesco alla Messa del primo gennaio

Papa Francesco alla Messa del primo gennaio - .

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All’inizio del nuovo anno “preghiamo la Madre in modo speciale per i figli che soffrono e non hanno più la forza di pregare, per tanti fratelli e sorelle colpiti dalla guerra in molte parti del mondo, che vivono questi giorni di festa al buio e al freddo, nella miseria e nella paura, immersi nella violenza e nell’indifferenza! Per quanti non hanno pace acclamiamo Maria, la donna che ha portato al mondo il Principe della pace”. E’ l’invito che papa Francesco ha rivolto questa mattina, 1° gennaio, nell’omelia della Messa celebrata nella Basilica Vaticana per la solennità della Santa Madre di Dio, che coincide dal 1968 – per volere di san Paolo VI - con la Giornata mondiale della pace. Quindi all'Angelus ha aggiunto: "Nel mondo intero e in tutti i popoli sale il grido 'no alla guerra', 'no al riarmo'. Le risorse vadano allo sviluppo: salute, alimentazione, educazione, lavoro".

Un pensiero anche per Benedetto XVI, nella Messa e all'Angelus, come riferiamo a parte. Mentre un augurio di buon anno è stato formulato dal Pontefice all'indirizzo di Sergio Mattarella e Giorga Meloni. "Viva gratitudine esprimo al presidente della Repubblica italiana, onorevole Sergio Mattarella, invocando prosperità per il popolo italiano. Anche gli stessi desideri per il presidente del governo".

Ma come fare ad accoglierle la pace di Dio che attraverso le mani di una Madre vuole entrare nelle nostre case, nei nostri cuori, nel nostro mondo? Il Papa ha commentato il Vangelo del giorno, prendendo soprattutto a esempio la condotta dei pastori che andarono senza indugio a Betlemme e videro il Bambino adagiato in una mangiatoia. “Erano persone povere e forse anche piuttosto rudi – ha sottolineato il Pontefice -, e quella notte stavano lavorando. Proprio loro, non i sapienti e nemmeno i potenti, hanno riconosciuto per primi il Dio vicino, il Dio venuto povero che ama stare con i poveri”. Essi “andarono senza indugio – ha aggiunto il Papa -, perché di fronte alle cose importanti bisogna reagire prontamente, non rimandare; perché la grazia dello Spirito non comporta lentezze, come dice sant’Ambrogio. E così trovarono il Messia, l’atteso da secoli che tanti cercavano”.

“Per accogliere Dio e la sua pace – ha ricordato Francesco - non si può stare fermi e comodi aspettando che le cose migliorino. Bisogna alzarsi, cogliere le occasioni di grazia, andare, rischiare. Oggi, all’inizio dell’anno, anziché stare a pensare e sperare che le cose cambino, ci farebbe bene chiederci: Io, quest’anno, dove voglio andare? Verso chi vado a fare del bene? Tanti, nella Chiesa e nella società, aspettano il bene che tu e solo tu puoi dare, il tuo servizio. E, di fronte alla pigrizia che anestetizza e all’indifferenza che paralizza, di fronte al rischio di limitarci a rimanere seduti davanti a uno schermo con le mani su una tastiera, i pastori oggi ci provocano ad andare, a smuoverci per quel che succede nel mondo, a sporcarci le mani per fare del bene, a rinunciare a tante abitudini e comodità per aprirci alle novità di Dio, che si trovano nell’umiltà del servizio, nel coraggio di prendersi cura. Fratelli e sorelle, imitiamo i pastori: andiamo”.

All’inizio dell’anno, ha incalzato ancora il Papa, “tra le tante novità che si vorrebbero sperimentare e le molte cose che si vorrebbero fare, dedichiamo del tempo a vedere, cioè ad aprire gli occhi e a tenerli aperti di fronte a quel che conta: a Dio e agli altri. Quante volte – ha notato Francesco -, presi dalla fretta, non abbiamo neanche il tempo di sostare un minuto in compagnia del Signore per ascoltare la sua Parola, per pregare, per adorare, per lodare… La stessa cosa avviene nei riguardi degli altri: presi dalla fretta o dal protagonismo, non c’è tempo per ascoltare la moglie, il marito, per parlare con i figli, per chiedere loro come vanno dentro, non solo come vanno gli studi e la salute. E quanto bene fa mettersi in ascolto degli anziani, del nonno e della nonna, per guardare la profondità della vita e riscoprire le radici. Chiediamoci dunque se siamo capaci di vedere chi ci vive accanto, chi abita il nostro palazzo, chi incontriamo ogni giorno nelle strade. Fratelli, sorelle, imitiamo i pastori: impariamo a vedere”.

Il 2023, è stato l’auspicio del Pontefice, sia l’anno della speranza. “La Madre di Dio – ha ricordato papa Bergoglio ­- sempre risponde, ascolta le nostre richieste, ci benedice con il suo Figlio tra le braccia, ci porta la tenerezza di Dio fatto carne. Ci dà, in una parola, speranza. E noi, all’inizio di quest’anno, abbiamo bisogno di speranza come la terra della pioggia. L’anno, che si apre nel segno della Madre di Dio e nostra, ci dice che la chiave della speranza è Maria, e l’antifona della speranza è l’invocazione Santa Madre di Dio”. La Messa è poi proseguita con la liturgia eucaristica, presieduta dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin.

All'angelus, poi il Papa ha aggiunto: "Se vogliamo davvero che il nuovo anno sia buono, se vogliamo ricostruire speranza, occorre abbandonare i linguaggi, i gesti e le scelte ispirati all’egoismo e imparare il linguaggio dell’amore, che è prendersi cura. E' un linguaggio nuovo che va contro questi linguaggi dell'egoismo. Questo è l’impegno: prenderci cura della nostra vita, del nostro tempo, della nostra anima; prenderci cura del creato e dell’ambiente in cui viviamo; e, ancor più, prenderci cura del nostro prossimo, di coloro che il Signore ci ha messo accanto, come pure dei fratelli e delle sorelle che sono nel bisogno e interpellano la nostra attenzione e la nostra compassione. Celebrando oggi la Giornata Mondiale della Pace, riprendiamo consapevolezza della responsabilità che ci è affidata per costruire il futuro: davanti alle crisi personali e sociali che viviamo, davanti alla tragedia della guerra, siamo chiamati a far fronte alle sfide del nostro mondo con responsabilità e compassione. E possiamo farlo se ci prendiamo cura gli uni degli altri e se, tutti insieme, ci prendiamo cura della nostra casa comune". "Imploriamo Maria Santissima, Madre di Dio - ha concluso il Papa -, perché in questa epoca inquinata dalla diffidenza e dall’indifferenza, ci renda capaci di compassione e di cura, capaci di «commuoversi e di fermarsi davanti all’altro, tutte le volte che sia necessario".




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