sabato 26 agosto 2023
Francesco ha ricevuto il premio "E' giornalismo". E anche in relazione alla guerra in Ucraina fa appello a non farsi condizionare dai linguaggi di odio. Attenti ai social: tecnocrazia disumanizzante
"Giornalismo racconti la realtà e dia spazio a voci di pace"

ANSA

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Il Papa, che oggi ha ricevuto il premio "E' giornalismo", rilancia "l’urgenza di una comunicazione costruttiva, che favorisca la cultura dell’incontro e non dello scontro; la cultura della pace e non della guerra; la cultura dell’apertura verso l’altro e non del pregiudizio". Inoltre mette in guardia nuovamente dai "peccati del giornalismo": disinformazione, calunnia, diffamazione e coprofilia. E quanto alle reti social avverte sui pericoli derivanti da "pratiche disumanizzanti di matrice tecnocratica, come la diffusione deliberata di notizie false, le fake news, il fomentare atteggiamenti di odio e divisione – la propaganda “partitistica” –, la riduzione delle relazioni umane ad algoritmi, per non parlare del favorire falsi sensi di appartenenza, specie tra i giovani, che possono portare all’isolamento e alla solitudine".

"Per favore, non cediamo alla logica della contrapposizione, non lasciamoci condizionare dai linguaggi di odio", ha spiegato il Pontefice. "Nel drammatico frangente che l'Europa sta vivendo, con il protrarsi della guerra in Ucraina, siamo chiamati a un sussulto di responsabilità. La mia speranza è che si dia spazio alle voci di pace, a chi si impegna per porre fine a questo come a tanti altri conflitti, a chi non si arrende alla logica 'cainista' della guerra ma continua a credere, nonostante tutto, alla logica della pace, alla logica del dialogo, alla logica della diplomazia".

Le parole forti di Francesco si trovano in due discorsi pronunciati questa mattina, sabato 26 agosto, in altrettante udienze, la prima in ordine di tempo ai partecipanti al 14° incontro annuale dell’International Catholic Legislators Network, sul tema “Great Power Struggle, Corporate Capture e tecnocrazia: una risposta cristiana a tendenze disumanizzanti”. La seconda alla delegazione di giornalisti che gli ha conferito il premio. Accettato il quale, contrariamente alle sue abitudini, come da lui stesso sottolineato, papa Bergoglio, ha anche rivolto un appello: aiutatemi - ha detto in pratica - a raccontare il Sinodo ucendo dalla logica degli slogan.

Soprattutto, però, il Pontefice, rivolgendosi ai promotori del Premio che gli è stato conferito, ha invitato a non perdere mai di vista la realtà, cioè guardare la realtà dei fatti, "In un tempo in cui tutti sembrano commentare tutto, anche a prescindere dai fatti e spesso ancora prima di essersi informati - ha esortato infatti -, si riscopra e si torni a coltivare sempre più il principio di realtà”. “La realtà, ha aggiunto, è sempre “superiore all’idea”. Si deve guardare “il dinamismo dei fatti” che mai, ha affermato il Papa, “sono immobili”: sempre si evolvono “verso il bene o verso il male”. Si deve dunque osservare “la realtà dei fatti” per non correre il rischio “che la società dell’informazione si trasformi nella società della disinformazione”. C’è bisogno “di diffondere una cultura dell’incontro, del dialogo, dell’ascolto dell’altro e delle sue ragioni”. Francesco è anche ritornato sui “peccati del giornalismo”: " La disinformazione è quando un giornalismo non informa o informa male; la calunnia – tante volte si usa quello; la diffamazione, che è diversa dalla calunnia ma distrugge; e il quarto è la coprofilia, cioè l’amore per lo scandalo, per le sporcizie. Lo scandalo vende. E la disinformazione è il primo dei peccati, degli sbagli – diciamo così – del giornalismo".

Molto realistica anche la disamina dei pericoli del web. Parlando del "paradigma tecnocratico dominante", il Papa ha sottolineato che "certamente uno degli aspetti più preoccupanti di questo paradigma, per i suoi impatti negativi sia in ambito di ecologia umana che della natura, è la tentazione subdola dello spirito umano che induce le persone - e specialmente i giovani - a un uso distorto della propria libertà". "Lo vediamo - ha osservato - quando uomini e donne sono incoraggiati più ad esercitare un controllo che non una responsabile custodia nei confronti di 'oggetti' materiali o economici, di risorse naturali della nostra casa comune o addirittura gli uni degli altri". Questa "cosificazione", così l'ha definita Il Papa, che "in ultima analisi si ripercuote negativamente sui soggetti più poveri e fragili della società, può avvenire in modo diretto o indiretto, attraverso scelte quotidiane che possono apparire neutrali, ma che in realtà sono 'attinenti al tipo di vita sociale che si intende sviluppare'".

Questo "uso distorto dell'incontro virtuale - ha concluso il Pontefice sul punto - può essere superato solo da una cultura dell'incontro autentico, che implica un appello radicale al rispetto e all'ascolto reciproco, pure nei confronti di chi ha opinioni fortemente divergenti dalle proprie - ha avvertito il Pontefice -. Anche qui la vostra rete può offrire un esempio, perché voi cercate di portare persone di tutto il mondo a incontrarsi in modo sincero, con genuinità".

Infine la richiesta di aiuto. Ricordando che, fra poco più di un mese, vescovi e laici di tutto il mondo si riuniranno a Roma per un Sinodo sulla sinodalità, Francesco dopo aver sottolineato che si tratta di un cammino iniziato da Papa Paolo VI, che sta dando “un frutto grande”. Ed è qualcosa che “la Chiesa oggi offre al mondo, un mondo tante a volte così incapace di prendere decisioni, anche quando in gioco è la nostra stessa sopravvivenza”. "Stiamo cercando di imparare un modo nuovo di vivere le relazioni, ascoltandoci gli uni gli altri per ascoltare e seguire la voce dello Spirito - ha fatto presente Francesco -. Abbiamo aperto le nostre porte, abbiamo offerto a tutti la possibilità di partecipare, abbiamo tenuto conto delle esigenze e dei suggerimenti di tutti. Vogliamo contribuire insieme a costruire una la Chiesa dove tutti si sentano a casa, dove nessuno sia escluso. Quella parola del Vangelo che è tanto importante: tutti. Tutti, tutti: non ci sono cattolici di prima, di seconda e di terza classe: no. Tutti insieme. Tutti. È l’invito del Signore … Per questo oso chiedere aiuto a voi, in questo, maestri di giornalismo: aiutatemi a raccontare questo processo per ciò che realmente è, uscendo dalla logica degli slogan e di racconti preconfezionati".

Ecco la motivazione del Premio per Francesco. "Quella di conferire il riconoscimento 'È giornalismo' al Papa è una scelta che si inquadra perfettamente in quello che si erano posti Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca e Giancarlo Aneri quando fondarono il Premio nel lontano 1995: aiutare il giornalismo ad essere più consapevole del suo ruolo di libera espressione e di contributo alla costruzione della giustizia attraverso il servizio alla verità'', spiega una nota. ''Con il suo messaggio Papa Francesco interpreta, unica voce, il coraggio di usare il dialogo per dire parole di pace''. La scelta di conferire al Pontefice il Premio ''È giornalismo'' è ''un segnale importante per il mondo dell'informazione, in particolare per le generazioni più giovani dei giornalisti''.

Il premio è stato fondato nel 1995 da Indro Montanelli, Enzo Biagi, Giorgio Bocca e Giancarlo Aneri. In giuria, Aneri, Giulio Anselmi, Mario Calabresi, Paolo Mieli, Gianni Riotta, Gian Antonio Stella.


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