lunedì 30 aprile 2018
Francesco invita i fedeli a recitare con lui il Rosario per la pace in Siria e nel mondo il primo maggio
Il Papa: un Rosario al Divino Amore per la pace nel mondo
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Riflettendo sull’odierno Vangelo di Giovanni, in cui Gesù si presenta come “la vera vite e ci invita a rimanere uniti a Lui per portare molto frutto”, il Pontefice evidenzia come il segreto della vita cristiana sia proprio il “rimanere” uniti a Cristo. Si tratta di rimanere con il Signore per trovare il coraggio di uscire da noi stessi, dalle nostre comodità, dai nostri spazi ristretti e protetti, per inoltrarci nel mare aperto delle necessità degli altri e dare ampio respiro alla nostra testimonianza cristiana nel mondo. Questo coraggio di uscire da sé e inoltrarci nelle necessità degli altri nasce dalla fede nel Signore Risorto e dalla certezza che il suo Spirito accompagna la nostra storia.

Uno dei frutti più maturi che scaturisce dalla comunione con Cristo - spiega Francesco - è “l’impegno di carità verso il prossimo”, amando i fratelli “con abnegazione di sé”, “fino alle ultime conseguenze”, proprio come fece Gesù. Il dinamismo della carità del credente non è frutto di strategie, non nasce da sollecitazioni esterne, da istanze sociali o ideologiche, ma dall’incontro con Gesù e dal rimanere in Gesù. Egli per noi è la vite dalla quale assorbiamo la linfa, cioè la “vita” per portare nella società un modo diverso di vivere e di spendersi, che mette al primo posto gli ultimi.

Quando si è “intimi” con il Signore, proprio come la vite e i tralci, “si è capaci - spiega il Papa - di portare frutti di vita nuova, di misericordia, di giustizia e di pace, derivanti dalla Risurrezione del Signore”. È quanto hanno fatto i Santi, che - aggiunge, richiamando l’Esortazione apostolica Gaudete et exsultate - “hanno vissuto in pienezza la vita cristiana e la testimonianza della carità”. Per essere santi “non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. […] Tutti noi, tutti, siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova”. Tutti noi siamo chiamati ad essere santi; dobbiamo essere santi con questa ricchezza che noi riceviamo dal Signore risorto. Ogni attività – il lavoro e il riposo, la vita familiare e sociale, l’esercizio delle responsabilità politiche, culturali ed economiche – ogni attività, sia piccola sia grande, se vissuta in unione con Gesù e con atteggiamento di amore e di servizio, è occasione per vivere in pienezza il Battesimo e la santità evangelica.

Dopo il Regina Coeli

“Reciteremo il Rosario, pregando in particolare per la pace in Siria e nel mondo intero”, ha detto il Papa, invitando ad “unirsi spiritualmente e a prolungare per tutto il mese di maggio la preghiera del Rosario per la pace”. Francesco raccomanda spesso di recitare il Rosario e ha già confessato più volte: "Il Rosario è la preghiera che accompagna sempre la mia vita; è anche la preghiera dei semplici e dei santi … è la preghiera del mio cuore". Ha spiegato che il Rosario “è una sintesi della Divina misericordia”: “Nei misteri del Rosario, con Maria, contempliamo la vita di Gesù che irradia la misericordia del Padre stesso. Rallegriamoci del Suo amore e del perdono, accogliamolo negli stranieri e nei bisognosi, viviamo ogni giorno del Suo Vangelo”.

Papa Francesco regala a tutte le persone che incontra una corona del Rosario. La Madonna – ha detto una volta – è sempre vicina ai suoi figli, “subito è pronta a venirci in aiuto quando la preghiamo, quando noi chiediamo … la sua protezione … ricordiamo che Lei non si fa aspettare: è la Madonna della prontezza, va subito a servire”. Secondo la tradizione, questa preghiera semplice e profonda è nata nel XIII secolo in ambiente domenicano ed è poi sempre stata caldeggiata dai Papi.

Francesco torna a pregare anche per la Nigeria sconvolta dalle violenze. Dopo aver ricevuto in questi giorni in udienza i vescovi del Paese africano, in visita ad Limina, il Papa ricorda la strage avvenuta martedì scorso nel villaggio di Mbalom, nello Stato di Benue, quando un gruppo di uomini armati ha ucciso due sacerdoti e almeno 16 fedeli subito dopo la celebrazione della Messa.

Nei saluti finali, Francesco ricorda tra l’altro come ieri a Cracovia sia stata proclamata Beata Anna Chrzanowska, fedele laica: dedicò la sua vita a curare gli ammalati “nei quali vedeva il volto di Gesù sofferente” conclude il Pontefice, pregando affinché sia imitato l’esempio di questa “apostola degli infermi”.

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