venerdì 28 aprile 2023
Il messaggio di Francesco ai partecipanti a un convegno sul Metodo Billings: il valore della corporeità, la visione integrata e integrale della sessualità umana, della cura della fecondità dell’amore
«Illegittimo creare embrioni in provetta e ricorrere all'utero in affitto»
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L’educazione al valore della corporeità, una visione integrata e integrale della sessualità umana, la cura della fecondità dell’amore anche quando non è fertile, la cultura dell’accoglienza della vita e il problema del crollo demografico. Sono le risorse preziose del metodo Billings per la regolazione naturale della fertilità umana, secondo la sintesi offerta da un messaggio inviato da papa Francesco ai partecipanti al convegno organizzato sul tema dall’Università Cattolica. Lo spunto per l’evento che ha raccolto esperti a livello internazionale è stato il settantesimo anniversario della scoperta messa a punto dai coniugi australiani John ed Evelyn Billings.

Era l’inizio degli anni Cinquanta e, come ha ricordato Francesco che nonostante il viaggio in Ungheria non ha voluto far mancare il suo sostegno a questa complessa battaglia pastorale e antropologica, i due pionieri «sviluppavano accurate ricerche scientifiche e diffondevano una metodica semplice, a disposizione delle donne e delle coppie, per la conoscenza naturale della fertilità stessa, offrendo uno strumento prezioso per la gestione responsabile delle scelte procreative».

Quale fu la risonanza di queste ricerche? Il Papa stesso ha ammesso che «in quegli anni la loro proposta appariva poco moderna e meno affidabile rispetto alla pretesa immediatezza e sicurezza degli strumenti farmacologici».

Infatti il ricorso ai metodi naturali, nonostante l’appoggio della sofferta enciclica Humanae vitae di Paolo VI, finì per essere scelto da un’esigua minoranza, anche all’interno delle coppie cattoliche. Oggi gli stessi responsabili della Confederazione degli insegnanti di metodi naturali ammettono che sono meno del 10 per cento le coppie che vi ricorrono. Altri dati, come quelli raccolti dai questionari diffusi in occasione dei due Sinodi sulla famiglia (2014-2015), parlano di dati ancora inferiori. Forse il 2-3 per cento. Sarebbe necessario chiedersi come mai, di fronte al valore scientifico di questi metodi e al loro indubbio significato antropologico anche in una prospettiva di ecologia del corpo, sia così difficile diffondere quella che il Papa ha definito «una risorsa per la comprensione della sessualità umana e per la piena valorizzazione della dimensione relazionale e generativa della coppia». Probabilmente, come anche Francesco ha ammesso, il problema è soprattutto educativo, «in un mondo dominato da una visione relativistica e banale della sessualità umana». Nel messaggio il Papa auspica che questa strada educativa sia considerata «entro uno sguardo antropologico ed etico, in cui le questioni dottrinali siano approfondite senza semplificazioni indebite, né rigide chiusure».
Insomma, il problema della fertilità e della generatività appare troppo serio per essere affrontato a colpi di slogan, ma d’altra parte occorre anche mettere da parte qualsiasi oltranzismo da posto di dogana: “Tu sei dentro, tu sei fuori”.

Come costruire quindi un percorso educativo sulle questioni della sessualità coniugale? Francesco ha ricordato quanto da lui scritto in Amoris laetitia sulla necessitò di insegnare il linguaggio del corpo in modo graduale «che permette di interpretare ed educare i propri desideri per donarsi veramente» e ha auspicato, dopo la rivoluzione sessuale che «ha abbattuto dei tabù», una nuova rivoluzione nella mentalità: «Scoprire la bellezza della sessualità umana sfogliando il grande libro della natura; imparare a rispettare il valore del corpo e delle generazione della vita, in vista di autentiche esperienze di amore familiare».

Educarsi alla conoscenza della sessualità e della fertilità, ha poi aggiunto, significa anche scoprire il valore dell’accoglienza della vita. «Il metodo Billings, assieme ad altri simili, rappresenta una delle forme più appropriate per realizzare il desiderio di essere genitori». Non significa escludere il ricorso all’aiuto della scienza, ma valutare di volta in volta l’approccio più rispettoso in una prospettiva di genitorialità responsabile: «Se è bene aiutare e sostenere un legittimo desiderio di generare con le più avanzate conoscenze scientifiche e con tecnologie che curano e potenziano la fertilità, non lo è creare embrioni in provetta e poi sopprimerli, commerciare con i gameti e ricorrere alla pratica dell’utero in affitto. Alla radice della crisi demografica in atto c’è – ha detto ancora il Papa – assieme a diversi fattori sociali e culturali, uno squilibrio nella visione della sessualità».

Eppure, proprio la prospettiva scientifica del congresso che si conclude all’Università Cattolica, «mostra come sia fondamentale prestare attenzione alla peculiarità di ogni coppia e di ogni persona, specialmente nei confronti della donna». Si tratta di un orizzonte nuovo, quello della medicina personalizzata che, come ha ribadito Francesco, ci ricorda «che ogni persona è unica e irripetibile».

IL TESTO INTEGRALE DEL MESSAGGIO DEL PAPA

Cari fratelli e sorelle!

Mi è gradito far giungere il mio saluto agli organizzatori e a tutti i partecipanti al Congresso Internazionale WOOMB su La “Rivoluzione Billings” 70 anni dopo: dalla conoscenza della fertilità alla medicina personalizzata. Esprimo vivo apprezzamento per questa iniziativa, che richiama l’attenzione sulla bellezza e il valore della sessualità umana.

Mentre nella seconda metà del secolo scorso si sviluppava la ricerca farmacologica per il controllo della fertilità e si diffondeva la cultura contraccettiva, i coniugi John ed Evelyn Billings sviluppavano accurate ricerche scientifiche e diffondevano una metodica semplice, a disposizione delle donne e delle coppie, per la conoscenza naturale della fertilità stessa, offrendo un prezioso strumento per la gestione responsabile delle scelte procreative. In quegli anni la loro proposta appariva poco moderna e meno affidabile rispetto alla pretesa immediatezza e sicurezza degli strumenti farmacologici. In realtà, essa offriva e offre provocazioni e spunti di riflessione attuali e fondamentali, da riprendere e approfondire: ad esempio l’educazione al valore della corporeità, una visione integrata e integrale della sessualità umana, la cura della fecondità dell’amore anche quando non è fertile, la cultura dell’accoglienza della vita e il problema del crollo demografico.

Sotto questi profili, quella che è stata definita la “rivoluzione Billings” non ha esaurito la sua spinta originaria, ma continua a essere una risorsa per la comprensione della sessualità umana e per la piena valorizzazione della dimensione relazionale e generativa della coppia.

Una seria educazione in questo senso appare oggi necessaria, in un mondo dominato da una visione relativistica e banale della sessualità umana. Essa chiede invece di essere considerata entro uno sguardo antropologico ed etico, in cui le questioni dottrinali siano approfondite senza semplificazioni indebite né rigide chiusure. In particolare, è bene tenere sempre presente la connessione inscindibile tra il significato unitivo e quello procreativo dell’atto coniugale (cfr S. Paolo VI, Enc. Humanae vitae, 12). Il primo esprime il desiderio degli sposi di essere una cosa sola, una sola vita; l’altro esprime la comune volontà di generare vita, che permane anche nei periodi di infertilità e nell’anzianità. Quando questi due significati sono consapevolmente affermati, nasce e si rafforza nel cuore degli sposi la generosità dell’amore, che li dispone ad accogliere una nuova vita. Quando ciò manca, l’esperienza della sessualità si impoverisce, si riduce alle sensazioni, che presto diventano autoreferenziali, e perde la sua dimensione umana e di responsabilità. La tragedia della violenza tra i partner sessuali – penso alla piaga del femminicidio – trova qui una delle sue cause principali.

Di fatto si sta perdendo di vista il nesso tra la sessualità e la vocazione fondamentale di ogni persona al dono di sé, che trova una peculiare realizzazione nell’amore coniugale e familiare. Questa verità, pur inscritta nel cuore dell’essere umano, per esprimersi in modo pieno richiede un percorso educativo. Si tratta di un’urgenza che interpella la Chiesa e tutti coloro che hanno a cuore il bene della persona e della società e che attende risposte concrete, creative e coraggiose, come si evidenzia in Amoris laetitia, a proposito dell’educazione sessuale: «Il linguaggio del corpo richiede il paziente apprendistato che permette di interpretare ed educare i propri desideri per donarsi veramente. Quando si pretende di donare tutto in un colpo è possibile che non si doni nulla.

Una cosa è comprendere le fragilità dell’età o le sue confusioni, altro è incoraggiare gli adolescenti a prolungare l’immaturità del loro modo di amare. Ma chi parla oggi di queste cose? Chi è capace di prendere sul serio i giovani? Chi li aiuta a prepararsi seriamente per un amore grande e generoso?» (n. 284). Dopo la cosiddetta rivoluzione sessuale che ha abbattuto dei tabù, c’è bisogno di una nuova rivoluzione nella mentalità: scoprire la bellezza della sessualità umana sfogliando il grande libro della natura; imparare a rispettare il valore del corpo e della generazione della vita, in vista di autentiche esperienze di amore familiare.Un’altra dimensione della sessualità, non meno ricca di sfide per il nostro tempo, è proprio il suo rapporto con la generazione della vita. In effetti, la conoscenza della fertilità, se ha un valore educativo generale, ha ancora più rilevanza nel momento in cui la coppia decide di aprirsi all’accoglienza dei figli.

Il Metodo Billings, assieme ad altri simili, rappresenta una delle forme più appropriate per realizzare in modo responsabile il desiderio di essere genitori. Oggi la separazione ideologica e pratica della relazione sessuale dalla sua potenzialità generativa ha determinato la ricerca di forme alternative per avere un figlio, che non passano più per i rapporti coniugali, ma si avvalgono di processi artificiali. Però, se è bene aiutare e sostenere un legittimo desiderio di generare con le più avanzate conoscenze scientifiche e con tecnologie che curano e potenziano la fertilità, non lo è creare embrioni in provetta e poi sopprimerli, commerciare con i gameti e ricorrere alla pratica dell’utero in affitto.

Alla radice della crisi demografica in atto c’è, assieme a diversi fattori sociali e culturali, uno squilibrio nella visione della sessualità, e non è un caso che il Metodo Billings sia una risorsa anche per affrontare in modo naturale i problemi di infertilità e per aiutare gli sposi a diventare genitori individuando i periodi più fertili. In questo campo, una maggiore conoscenza dei processi della generazione della vita, che si avvalga di moderne acquisizioni scientifiche, potrebbe aiutare molte coppie a fare scelte più consapevoli ed eticamente più rispettose della persona e del suo valore.È questo un compito che devono assumersi con rinnovato impegno le Università cattoliche e, in particolare, le Facoltà di medicina e chirurgia.

Per questo, come è stato fondamentale per i coniugi Billings operare nella Scuola di medicina dell’Università di Melbourne, così è importante che il Centro studi e ricerche per la regolazione naturale della fertilità, operante dal 1976 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, faccia parte di uno dei più prestigiosi centri accademici italiani e possa beneficiare delle più avanzate conoscenze scientifiche per svolgere la sua missione di ricerca e di formazione.

Del resto la prospettiva scientifica di questo congresso internazionale mostra come sia fondamentale prestare attenzione alla peculiarità di ogni coppia e di ogni persona, specialmente nei confronti della donna. L’orizzonte della medicina personalizzata ci ricorda appunto che ogni persona è unica e irripetibile e che, prima di essere oggetto di cura per disfunzioni e malattie, dev’essere aiutata ad esprimere nel modo migliore le sue potenzialità, in vista di quel benessere che è soprattutto frutto di un’armonia di vita.

Favorire la conoscenza della fertilità e dei metodi naturali ha infine anche un grande valore pastorale, in quanto aiuta le coppie ad essere più consapevoli della loro vocazione coniugale e a dare testimonianza dei valori evangelici della sessualità umana. Di una tale rilevanza è prova anche la numerosa partecipazione a questo congresso, che vede riunite a Roma (o video collegate) persone provenienti da molti Paesi e da tutti i continenti. Il riscontro positivo che emerge dalle loro esperienze, maturate talvolta in contesti sociali e culturali molto difficili, conferma l’importanza di lavorare con assiduità e slancio in questo campo, anche per promuovere la dignità della donna e una cultura improntata all’accoglienza della vita, valori peraltro condivisi anche con altre religioni.

Si tratta, quindi, di un aspetto non secondario della pastorale familiare, come hanno insegnato i miei predecessori e come anch’io ho ricordato in Amoris laetitia: «In questo senso l’Enciclica Humanae vitae (cfr 10-14) e l’Esortazione apostolica Familiaris consortio (cfr 14; 28-35) devono essere riscoperte» (n. 222). Il ricorso ai metodi fondati sui ritmi naturali di fecondità va incoraggiato, mettendo in luce che essi «rispettano il corpo degli sposi, incoraggiano la tenerezza fra di loro e favoriscono l’educazione di una libertà autentica» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2370).

Carissimi, vi auguro un fruttuoso lavoro e vi ringrazio per ciò che fate. Portate avanti con passione e generosità questo prezioso servizio alla comunità ecclesiale e a tutti coloro che vogliono coltivare i valori umani della sessualità. Dobbiamo essere sempre consapevoli che in questo ambito della vita si riflette con particolare splendore la benedizione originaria di Dio (cfr Gen 1,26-30) e che anche in questo campo siamo chiamati ad onorarlo, come esorta San Paolo: «Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!» (1Cor 6,20). Vi benedico di cuore e vi chiedo per favore di pregare per me.

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