mercoledì 29 maggio 2024
Si tratta di anteporre la contemplazione al possesso. Dal Pontefice nuovo vibrante appello contro la guerra che è «sempre una crudeltà. Triste quando un bambino perde il sorriso»
Francesco sulla papamobile in Piazza San Pietro

Francesco sulla papamobile in Piazza San Pietro - Ansa

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Il Papa torna con forza a invocare la pace. Lo ha fatto fa al termine dell’udienza generale in piazza San Pietro guardando con apprensione alla «martoriata Ucraina. L'altro giorno – ha aggiunto - ho ricevuto bambini e bambine che hanno sofferto bruciature, hanno perso le gambe nella guerra. La guerra è sempre una crudeltà. Questi bambini, bambine devono cominciare a camminare, a muoversi con braccia artificiali, hanno perso il sorriso. È molto brutto, è molto triste - ha aggiunto il Pontefice -, quando un bambino perde il sorriso». Quindi un richiamo agli altri conflitti, alla Palestina, a Israele, al Myanmar. «Preghiamo il Signore – ha invocato Francesco – perché sia vicino a tutti e ci dia la grazia della pace». Dal Papa anche, nel giorno della sua memoria liturgica, un ricordo di Paolo VI, «pastore ardente di amore per Gesù, per la Chiesa e per l'umanità». E a riadire la sua ammirazione per Montini, Bergoglio ha invitato rileggere l’Esortazione apostolica “Evangelii nuntiandi” «che è ancora attuale».



In precedenza, durante l’udienza generale, il Papa ha inaugurato un nuovo ciclo di catechesi dedicato al tema: “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”. Un cammino, simile al percorso «del sole dall’alba verso il meriggio» che sarà ritmato dalle tre grandi tappe della storia della salvezza: l’Antico Testamento, il Nuovo Testamento e il tempo della Chiesa. In particolare citando i primi due versetti della Genesi e quindi dell’intera Bibbia, Francesco ha sottolineato che lo Spirito di Dio ci appare in questo passo come «la potenza misteriosa che fa passare il mondo dal suo iniziale stato informe, deserto e tenebroso, al suo stato ordinato e armonioso. È Colui che fa passare dal caos al cosmo, cioè dalla confusione a qualcosa di bello e di ordinato». Un’espressione che trova continuità nel Nuovo Testamento là dove l’intervento dello Spirito Santo nella nuova creazione viene descritto con l’immagine della colomba «che nel battesimo di Gesù aleggia sulle acque del Giordano (cfr Mt 3,16)» mentre «Gesù nel Cenacolo, soffia sui discepoli e dice: Ricevete lo Spirito Santo» (Gv 20,22), come all’inizio Dio aveva alitato il suo soffio su Adamo (cfr Gen 2,7)».



L’apostolo Paolo poi, ha aggiunto il Pontefice, introduce un elemento nuovo in questo rapporto tra lo Spirito Santo e il creato indicando «nella corruzione e nel peccato dell’umanità che lo ha trascinato nella sua alienazione da Dio» la ragione «della sofferenza» della creazione. Una condizione che vale anche per l’oggi, visto «lo scempio che ha fatto e continua a fare l’umanità, soprattutto quella parte di essa che ha maggiori capacità di sfruttamento delle sue risorse». In proposito san Francesco d’Assisi ci indica come via d’uscita, quella della contemplazione e della lode. Si tratta cioè «di anteporre la gioia del contemplare a quella del possedere», realizzando così la nostra vocazione nel mondo a «essere lode della gloria di Dio». C’è un caos «esterno – sociale e politico – e un caos interno ad ognuno di noi – ha concluso il Papa -. Non si può sanare il primo, se non si comincia a risanare il secondo!».



Al termine dell'Udienza Generale il Papa ha infine ricordato che domenica scorsa a Novara è stato beatificato don Giuseppe Rossi, sacerdote e martire. «Parroco zelante della carità – ha detto il Pontefice -, non abbandonò il gregge nel tragico periodo della Seconda Guerra Mondiale ma lo difese fino all'effusione del sangue. La sua testimonianza eroica ci aiuti ad affrontare con fortezza le prove della vita».



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