Il Papa: l'uomo non si realizza nel potere
di Enrico Lenzi
«Nessuno si salva da solo» ha ribadito il Pontefice nella catechesi. L'invito a pregare per studenti e professori, affidandoli all'intercessione dei futuri santi Frassati e Acutis

«Viviamo in un tempo che premia l’autosufficienza, l’efficienza, la prestazione. Eppure, il Vangelo ci mostra che la misura della nostra umanità non è data da ciò che possiamo conquistare, ma dalla capacità di lasciarci amare e, quando serve, anche aiutare». È uno dei passaggi centrali della riflessione che papa Leone XIV ha svolto questa mattina durante l'udienza generale del mercoledì. Proseguendo il ciclo giubilare legato alla vita di Gesù "nostra speranza", il Papa si è soffermato sugli ultimi istanti di vita e le ultime parole pronunciate da Gesù sulla croce.
«Il Vangelo di Giovanni ci consegna due parole che racchiudono un mistero immenso: «Ho sete» (19,28), e subito dopo: «È compiuto» (19,30). Parole ultime, ma cariche di una vita intera, che svelano il senso di tutta l’esistenza del Figlio di Dio. Sulla croce, Gesù non appare come un eroe vittorioso, ma come un mendicante d’amore. Non proclama, non condanna, non si difende. Chiede, umilmente, ciò che da solo non può in alcun modo darsi» ha sottolineato il Pontefice. Proprio da questo Leone XIV ha invitato i fedeli presenti all'udienza a riflettere che davanti a "un Dio che non si vergogna di mendicare un sorso, perché in quel gesto ci dice che l’amore, per essere vero, deve anche imparare a chiedere e non solo a dare", tutti noi dobbiamo comprendere che "nessuno di noi può bastare a sé stesso. Nessuno può salvarsi da solo. La vita si “compie” non quando siamo forti, ma quando impariamo a ricevere". Insomma «sulla croce, Gesù ci insegna che l’uomo non si realizza nel potere, ma nell’apertura fiduciosa all’altro, persino quando ci è ostile e nemico. La salvezza non sta nell’autonomia, ma nel riconoscere con umiltà il proprio bisogno e nel saperlo liberamente esprimere».
Da qui anche il monito a non cedere alle tentazioni di autosufficienza del mondo attuale, ma a comprendere che «Gesù ci salva mostrandoci che chiedere non è indegno, ma liberante. È la via per uscire dal nascondimento del peccato, per rientrare nello spazio della comunione».
Una capacità di chiedere che non deve venire meno neppure nei momenti più difficili e tragici, come ha sottolineando il Papa rivolgendo un pensiero alle vittime delle recenti frane dei Monti Marra del Sudan: "Chiediamo all'Onnipotente di concedere la pace eterna a tutti coloro che sono morti, così come conforto e forza ai loro cari. Anche in mezzo a tali tragedie non possiamo mai perdere la speranza nell'amore di Dio per noi". E nel contempo il Papa torna achiedere che ci sia un dialogo serio per porre fine al conflitto che sta insanguinando lo stesso Sudan, invitando i responsabili e la comunità internazionale "affinchè siano garantiti corridoi umanitari e si attui una risposta coordinata per fermare questa catastrofe umanitaria. È tempo di avviare un dialogo serio, sincero e inclusivo tra le parti per porre fine al conflitto e restituire al popolo del Sudan, speranza,dignità e pace".
Nei saluti ai vari gruppi linguistici dei pellegrini presenti all'udienza, ha ricordato che con settembre ripartono le lezioni in molti Paesi e ha inviato a pregare per studenti e professori, affidandoli anche due prossimi santi Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, che saranno canonizzati domenica 7 settembre a Roma, "affinchè per loro intercessione vi sia il dono di una fede profonda nel cammino di maturazione degli studenti".
Infine rivolgendosi ai pellegrini di lingua italiana ha riservato un particolare saluto ai fedeli delle diocesi di Mantova e Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela, accompagnati dai rispettivi vescovi, e ai diversi gruppi parrocchiali, "specialmente quelli di Carinaro, Ogliara, Lamporecchio e Cologno al Serio, incoraggiando le rispettive comunità ad aprirsi sempre più alla vita nuova che è Cristo".
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