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La giustizia «non è un’astrazione o un’utopia. Nella Bibbia essa è «l’adempimento onesto e fedele di ogni dovere verso Dio, è compiere la sua volontà». La giustizia «non è solo il frutto di un insieme di regole da applicare con perizia tecnica, ma è la virtù per cui diamo a ciascuno ciò che gli spetta, indispensabile per il corretto funzionamento di ogni ambito della vita comune e perché ognuno possa condurre una vita serena». La giustizia insomma è «una virtù da coltivare mediante l’impegno di conversione personale e da esercitare insieme alle altre virtù cardinali della prudenza, della fortezza e della temperanza». A ribadirlo è Papa Francesco che questa mattina nel Palazzo Apostolico Vaticano ha presieduto l’inaugurazione del 94° Anno Giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano (SVC).
Per il Pontefice, che è anche sovrano assoluto dello SCV, la virtù della giustizia «è affidata in modo eminente alla responsabilità di quanti sono impegnati nell’ambito giudiziario, per consentire il ristabilimento della pace violata fra i diversi soggetti della comunità in contesa fra loro e in seno alla comunità». Ed è in tale prospettiva che operano i Tribunali dello Stato della Città del Vaticano, svolgendo «a vantaggio della Santa Sede un ruolo prezioso quando si tratta di dirimere contese di natura civile o penale».
«Negli ultimi anni – osserva Francesco - queste controversie giuridiche e i relativi processi sono aumentati, come pure è aumentata, in non pochi casi, la gravità delle condotte che vengono in rilievo, soprattutto nell’ambito della gestione patrimoniale e finanziaria». Il papa non cita alcun procedimento in particolare, come quello attualmente in corso sulla compravendita di un immobile londinese che vede coinvolto, tra gli altri, il cardinale Angelo Becciu. Ma, facendo forse riferimento proprio a tale processo, aggiunge: «Qui bisogna essere chiari ed evitare il rischio di “confondere il dito con la luna”: il problema non sono i processi, ma i fatti e i comportamenti che li determinano e li rendono dolorosamente necessari». Infatti «tali comportamenti, da parte di membri della Chiesa, nuocciono gravemente alla sua efficacia nel riflettere la luce divina».
Ciò detto, papa Francesco ricorda che è «con atteggiamento di misericordia e di vicinanza» che «siamo chiamati a guardare i fratelli e le sorelle, soprattutto quando sono in difficoltà, quando sbagliano, quando sono sottoposti alla prova del giudizio». Prova che «a volte è necessaria, quando si tratta di accertare condotte che offuscano il volto della Chiesa e destano scandalo nella comunità dei fedeli». Tenendo sempre presente che «misericordia e giustizia non sono alternative ma camminano insieme, procedono in equilibrio verso lo stesso fine, perché la misericordia non è la sospensione della giustizia, ma il suo compimento».
Infine il Papa ha ricordato ai «cari Magistrati» che «la via della giustizia rende possibile una fraternità in cui tutti sono tutelati, specialmente i più deboli». Di qui l’augurio di «operare mantenendo sempre viva questa consapevolezza e la tensione verso la verità».
All’inizio del suo discorso Francesco ha ringraziato per la loro presenza all’evento il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. E ha saluto il Presidente del Tribunale, Giuseppe Pignatone, e il Promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, che ha rivolto un indirizzo di saluto all’inizio dell’inaugurazione che vede la presenza del Papa a partire dal 2020, in precedenza infatti i Pontefici non vi avevano preso parte.
«Nel giorno in cui si celebra l’apertura dell’anno giudiziario – ha sottolineato Diddi - ritengo importante confermare l’impegno assunto dall’Ufficio che rappresento, di lavorare con sobrietà e riservatezza, anteponendo sempre, nelle attività che è chiamato a svolgere, i valori sui quali Lei, Padre Santo, ci invita costantemente a riflettere, schivando i condizionamenti derivanti dai pregiudizi e dalle seduzioni mediatiche». «La crescente attenzione che l’opinione pubblica riserva alle nostre attività e il giudizio che molti, ogni giorno, esprimono sul nostro operato, - ha aggiunto il Promotore di Giustizia - ci rendono consapevoli della grande responsabilità che ci ha affidato e della necessità di adempiere ai nostri doveri con scrupolo e accuratezza, ma, soprattutto, con grande rispetto dei valori sottesi alle garanzie del giusto processo».