lunedì 1 gennaio 2024
Chiudendo l'anno civile Francesco ha invitato a imparare il vero senso di gratitudine e speranza da Maria. Poi l'annuncio: un anno di preghiera per prepararsi al Giubileo del 2025
Il Papa al Te Deum: Roma sia città della speranza

Un momento del Te Deum di fine anno in San Pietro

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L'Angelus dell'ultimo giorno dell'anno

L'Angelus dell'ultimo giorno dell'anno - ANSA

Ringraziare e sperare nel momento in cui si chiude un anno e se ne apre un altro è ciò che fanno tutti «credenti e non credenti», ma in realtà la gratitudine e la speranza cristiane sono diverse da quelle mondane, poiché «hanno una dimensione essenziale che è quella della relazione con l’Altro e con gli altri, con Dio e con i fratelli». Gli atteggiamenti mondani, invece, sono appiattiti «sull’io, sui suoi interessi, e così hanno il fiato corto, non vanno oltre la soddisfazione e l’ottimismo». Papa Francesco ieri pomeriggio, durante la celebrazione dei Primi Vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio, cui ha fatto seguito il tradizionale canto dell’inno “Te Deum” a conclusione dell’anno civile, ha invitato tutti e mettersi alla scuola della Madonna, proprio per cogliere il senso originale della gratitudine e della speranza.

Un momento del Te Deum di fine anno in San Pietro

Un momento del Te Deum di fine anno in San Pietro - Vatican Media

Quando Maria guarda Gesù appena nato, ha notato il Pontefice, «il Mistero dà spazio alla gratitudine, che affiora nella contemplazione del dono, nella gratuità, mentre soffoca nell’ansia dell’avere e dell’apparire». E poi la speranza: «Quello di Maria e della Chiesa non è ottimismo – ha aggiunto Francesco –, è un’altra cosa: è fede nel Dio fedele alle sue promesse; e questa fede assume la forma della speranza nella dimensione del tempo, potremmo dire “in cammino”. Il cristiano, come Maria, è un pellegrino di speranza. E proprio questo sarà il tema del Giubileo del 2025: “Pellegrini di speranza”».

Questo 2024, ha annunciato poi Bergoglio, anno che precede il Giubileo, sarà dedicato alla preghiera. «Tutto un anno dedicato alla preghiera – ha sottolineato il Papa –. E quale maestra migliore potremmo avere della nostra Santa Madre? Mettiamoci alla sua scuola: impariamo da lei a vivere ogni giorno, ogni momento, ogni occupazione con lo sguardo interiore rivolto a Gesù».

Roma città della speranza

E proprio in vista dell’evento del 2025, il Papa ha lanciato una provocazione a tutta la città di Roma: la capitale, ha chiesto Bergoglio, «si sta preparando a diventare nell’Anno Santo “città della speranza”? Tutti sappiamo che da tempo è in atto l’organizzazione del Giubileo. Ma comprendiamo bene che, nella prospettiva che qui assumiamo, non si tratta principalmente di questo; si tratta piuttosto della testimonianza della comunità ecclesiale e civile; testimonianza che, più che negli eventi, consiste nello stile di vita, nella qualità etica e spirituale della convivenza. E allora la domanda si può formulare così: stiamo operando, ciascuno nel proprio ambito, affinché questa città sia segno di speranza per chi vi abita e per quanti la visitano?». Parole pronunciate davanti al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha partecipato alla celebrazione.

Il Papa saluta il sindaco Gualtieri al termine del Te Deum in San Pietro

Il Papa saluta il sindaco Gualtieri al termine del Te Deum in San Pietro - Vatican Media

Il Papa, che al termine del Te Deum ha visitato il presepe di piazza San Pietro, ha fatto alcuni esempi concreti: se piazza San Pietro è un luogo aperto, visitato da «persone di ogni nazionalità, di ogni cultura e religione», offrendo così «un’esperienza che infonde speranza», è necessario che questa stessa esperienza «sia confermata da una buona accoglienza nella visita alla Basilica, come pure nei servizi di informazione». E così il centro storico, il cui fascino «è perenne e universale», deve essere reso accessibile e fruibile anche dalle persone anziane o con qualche disabilità motoria. Occorre, inoltre, che «alla “grande bellezza” corrispondano il semplice decoro e la normale funzionalità nei luoghi e nelle situazioni della vita ordinaria, feriale. Perché una città più vivibile per i suoi cittadini è anche più accogliente per tutti», ha sottolineato il Papa.

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