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Leone XIV durante il rito di ordinazione di 32 nuovi sacerdoti in San Pietro - Siciliani
Il sacerdozio “è un ministero di santificazione e riconciliazione”. Nella Messa della solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, papa Leone XIV ha ricordato ai 32 sacerdoti che avrebbe ordinato poco dopo, e ai seimila sacerdoti presenti nella Basilica di San Pietro per il Giubileo a loro dedicato, la chiamata essenziale a “condurre tutti all’unità nella carità”, come sottolinea il Concilio Vaticano II. E proprio la parola “unità” è stata citata dal Papa per cinque volte durante l’omelia di stamattina, 27 giugno, nelle sottolineature dell’unità con il “Corpo di Cristo”, tra i sacerdoti e tra questi e i loro vescovi. Quanto più ci sarà comunione “tra di noi”, ha continuato Leone XIV, “tanto più sapremo condurre anche gli altri all’ovile del Buon Pastore”, senza che nessuno “possa sentirsi estraneo”. Una richiesta, quella di ricomporre le divisioni, nel perdono e nell’ascolto, che il Papa è tornato a condividere dopo averla espressa durante la Messa d’inizio del suo pontificato, lo scorso maggio.
La celebrazione di stamattina, per il Pontefice, arriva al culmine di una settimana ricca di incontri e momenti di preghiera con seminaristi, vescovi e sacerdoti di tutto il mondo. L’occasione della solennità del Cuore di Cristo, ha sottolineato il Papa, consente di riflettere con il presbiterio “sull’intero mistero dell’incarnazione, morte e resurrezione del Signore”, affidato in modo particolare ai consacrati affinché “lo rendano presente nel mondo”. A partire dalla liturgia della Parola, poi, Leone ha consegnato ai presbiteri un ritratto del “pastore” che sono chiamati ad essere “in un tempo di grandi e terribili conflitti”. Per gli uomini e le donne di oggi, occorre essere sacerdoti, in primo luogo, che passano in rassegna il loro gregge, “contando le pecore una ad una” e andando “in cerca di quelle perdute”, come il Dio descritto dal profeta Ezechiele. Sacerdoti che si lasciano “abbracciare e plasmare” dall’amore “universale” del Padre”, agli occhi del quale “non c’è posto per divisioni e odi di alcun tipo”.
Poi ancora, dalla seconda lettera di san Paolo, il Papa ha ricordato la chiamata del pastore a cooperare con il Signore, prima di tutto mettendo al centro dell’esistenza l’Eucaristia, «fonte e apice di tutta la vita cristiana», poi «attraverso la fruttuosa recezione dei sacramenti, soprattutto con la confessione sacramentale frequente» e infine con la preghiera, la meditazione della Parola e l’esercizio della carità”. La proposta del Vangelo del giorno, poi, “è un invito a vivere la carità pastorale con lo stesso animo grande del Padre, coltivando in noi il suo desiderio: che nessuno vada perduto, ma che tutti, anche attraverso di noi, conoscano Cristo e abbiano in Lui la vita eterna”.
Un ultimo intenso pensiero, poi, l’ha rivolto ai giovani ordinandi, provenienti da 24 Paesi del mondo, prima di imporre loro le mani uno ad uno e consacrarli per sempre. “Vi dico alcune cose semplici, ma che ritengo importanti per il vostro futuro e per quello delle anime che vi saranno affidate. - ha detto - Amate Dio e i fratelli, siate generosi, ferventi nella celebrazione dei Sacramenti, nella preghiera, specialmente nell’Adorazione, e nel ministero; siate vicini al vostro gregge, donate il vostro tempo e le vostre energie per tutti, senza risparmiarvi, senza fare differenze, come ci insegnano il fianco squarciato del Crocifisso e l’esempio dei santi”.
E sempre oggi, il Pontefice ha voluto far giungere il proprio saluto ai sacerdoti di tutto il mondo nella Giornata della santificazione sacerdotale. "In un mondo segnato da tensioni crescenti, anche all’interno delle famiglie e delle comunità ecclesiali, il sacerdote è chiamato a promuovere la riconciliazione e generare comunione. Essere costruttori di unità e di pace significa essere pastori capaci di discernimento, abili nell’arte di comporre i frammenti di vita che ci vengono affidati, per aiutare le persone a trovare la luce del Vangelo dentro i travagli dell’esistenza; significa essere saggi lettori della realtà, andando oltre le emozioni del momento, le paure e le mode; significa offrire proposte pastorali che generano e rigenerano alla fede costruendo relazioni buone, legami solidali, comunità in cui brilla lo stile della fraternità. Essere costruttori di unità e di pace significa non imporsi, ma servire. In particolare, la fraternità sacerdotale diventa segno credibile della presenza del Risorto tra di noi quando caratterizza il cammino comune dei nostri presbiteri".