lunedì 31 maggio 2021
Francesco incontrerà i rappresentanti delle comunità cristiane del Libano per pregare per la pace e la stabilità. Ricorda le tre infermiere beatificate ieri in Spagna e i malati di Sclerosi multipla
Il Papa prega per la pace in Libano, il 1 luglio incontro in Vaticano
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"La Santissima Trinità è il mistero di un unico Dio, e questo Dio è in tre Persone: il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, tre persone. Ma Dio è uno!" Papa Francesco inizia la sua riflessione all'Angelus.

Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo Spirito è Dio. Ma non sono tre dei: è un solo Dio e tre Persone. È un mistero che ci ha rivelato Gesù Cristo: la Santa Trinità. Oggi ci fermiamo a celebrare questo mistero, perché le Persone non sono aggettivazione di Dio: no. Sono persone, reali, diverse, differenti; non sono – come diceva quel filosofo – “emanazioni di Dio”: no, no! Sono Persone. C’è il Padre, che io prego con il Padre Nostro; c’è il Figlio, che mi ha dato la redenzione, la giustificazione; c’è lo Spirito Santo, che abita in noi e abita la Chiesa.. E questo parla al nostro cuore, perché lo troviamo, questo mistero, racchiuso in quell’espressione di San Giovanni che riassume tutta la rivelazione: “Dio è amore”. Il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito Santo è amore.

In quanto è amore, Dio non è dunque solitudine, afferma ancora il Papa, "ma comunione fra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. L’amore, infatti, è essenzialmente dono di sé" e scaturisce proprio da quella originaria comunione trinitaria che vede lo Spirito vincolo dell'unità tra il Padre e il Figlio. "Non è facile da capire, continua Francesco, ma si può vivere questo mistero, tutti noi, si può vivere tanto". E’ Gesù che ci svela la Trinità facendoci conoscere il Padre; sé stesso, vero uomo, Figlio e Parola di Dio; lo Spirito Santo, nostro Consolatore e Avvocato. Gesù, afferma ancora, invia poi i suoi in ogni angolo del mondo perché tutti i popoli siano battezzati:

DOPO L'ANGELUS

Dalla finestra dell’Angelus arriva un importante annuncio: il primo luglio in Vaticano, Papa Francesco incontrerà i rappresentanti delle comunità cristiane del Libano per pregare per la pace e la stabilità. Di recente il Paese è tornato alla ribalta sui media internazionali a causa della gravissima crisi economico-finanziaria che da quasi due anni, complice pure la pandemia, ha messo in ginocchio questa terra, antichissimo mosaico di fedi, confessioni e culture. «Il prossimo 1° luglio mi incontrerò in Vaticano con i principali responsabili delle comunità cristiane presenti in Libano, per una Giornata di riflessione sulla preoccupante situazione del Paese e per pregare insieme per il dono della pace e della stabilità. Affido questa intenzione all’intercessione della Madre di Dio tanto venerata al Santuario di Harissa e fin da questo momento vi chiedo di accompagnare la preparazione di questo evento con la preghiera solidale, invocando per quell’amato Paese un futuro più sereno».

il Papa ricorda anche la beatificazioni ieri ad Astorga, in Spagna, di Maria Pilar Gullón Yturriaga, Octavia Iglesias Blanco e Olga Pérez-Monteserín Núñez e per loro chiede un applauso che le raggiunga in cielo. «Queste tre donne laiche, coraggiose, a imitazione del buon samaritano si sono dedicate a curare ferite di guerra, senza abbandonarli nel momento del pericolo: hanno rischiato, e sono state uccise in odio alla loro fede. Lodiamo il Signore per la loro testimonianza evangelica. Un applauso alle nuove beate!»

E poiché Dio non è solitudine ma comunione, unità, prossimità, come detto durante la catechesi, Francesco dedica anche un momento per ringraziare le tante iniziative benefiche messe in campo oggi, da varie associazioni, in occasione della Giornata mondiale della sclerosi multipla e della Giornata nazionale del Sollievo. «Esprimo riconoscenza per queste iniziative. Ricordiamoci che la vicinanza è un balsamo prezioso che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia».

I saluti finali, Francesco li fa mentre scorge le bandiere dei Paesi presenti in Piazza in piccole rappresentanze. «Saluto di cuore tutti voi, provenienti da Roma, dall’Italia e da altri Paesi. Vedo che c’è il Canada, la Colombia … dobbiamo pregare, pregare tanto per la Colombia! E anche c’è lì la Polonia e altri Paesi, qui: saluto tutti voi! In particolare, saluto i cresimandi della parrocchia dei Santi Protomartiri romani. Saluto i pellegrini polacchi e benedico i partecipanti al grande pellegrinaggio al Santuario mariano di Piekary Slaskie. E, come di consueto, saluto i ragazzi dell’Immacolata.

I vescovi europei si associano alla preghiera per il Libano

Accogliendo l'invito di papa Francesco a pregare per il Libano, la presidenza del Ccee (Consiglio delle Conferenze episcopali d'Europa), a nome dei vescovi del Continente, si unisce "ai fratelli e alle sorelle di fede e di umanità che vivono in Libano" e invoca il dono della pace e della stabilità insieme a un rinnovato impegno a sostegno del Paese dei Cedri.

Facendo proprie "le istanze dell'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici di quel martoriato e nobile paese", i vescovi d'Europa si appellano "alla coscienza delle Nazioni e dei Responsabili" perché "il mondo non dimentichi la tragedia in atto e non sia sordo al grido dei poveri e dei sofferenti. Affinché si ristabilisca la giustizia, si riconosca l'identità individuale, collettiva e nazionale, si rispettino i valori religiosi e civili della loro Tradizione, si sostenga la ripresa dell'economia e la ricostruzione di un tessuto sociale fatto di dialogo e di collaborativa coesistenza delle diversità religiose, culturali e sociali. Tutto questo senza
condizionamenti esterni".

L'appello della Presidenza del Ccee è firmata dal presidente, cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo emerito di Genova ed ex presidente della Cei, e dai vice presidenti, cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, e mons. Stanislaw Gadecki, arcivescovo di Poznan e presidente della Conferenza episcopale polacca.

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