sabato 24 ottobre 2020
Il ruolo della donna, con Maria, è "essenziale per la storia della salvezza", ha detto il Santo Padre ai docenti e agli studenti della Pontificia Facoltà Teologica di Roma
Il Papa con un'icona della Madonna della Madia

Il Papa con un'icona della Madonna della Madia

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ll ruolo della donna, con Maria, è «essenziale per la storia della salvezza», e «non può che esserlo per la Chiesa e per il mondo». Ma quante donne non ricevono la dignità loro dovuta!». Lo ha detto papa Francesco, ricevendo, oggi, in udienza i docenti e gli studenti della Pontificia Facoltà teologica Marianum di Roma, affidato alle cure dei Servi di Maria, nel settantesimo anniversario dalla fondazione.

Per il Pontefice «la donna, che ha portato Dio nel mondo, deve poter portare i suoi doni nella storia». Infatti «c’è bisogno del suo ingegno e del suo stile». Ne ha bisogno «la teologia, perché non sia astratta e concettuale, ma delicata, narrativa, vitale». E la mariologia, in particolare, «può contribuire a portare nella cultura, anche attraverso l’arte e la poesia, la bellezza che umanizza e infonde speranza». Essendo chiamata «a ricercare spazi più degni per la donna nella Chiesa, a partire dalla comune dignità battesimale».

Per il Papa «i tempi che viviamo sono tempi di Maria». Ma «abbiamo bisogno di riscoprire la Madonna secondo la prospettiva del Concilio». Così come il Vaticano II «ha rimesso in luce la bellezza della Chiesa, tornando alle sorgenti e togliendo la polvere che si era depositata su di essa nei secoli», così «le meraviglie di Maria si potranno meglio riscoprire andando al cuore del suo mistero».

E lì emergono «due elementi, ben evidenziati dalla Scrittura»: ella, come anche la Chiesa, «è madre e donna». La Madonna «ha reso Dio nostro fratello e in quanto madre può rendere più fraterni la Chiesa e il mondo». Così la Chiesa «ha bisogno di riscoprire il suo cuore materno, che batte per l’unità; ma ne ha bisogno anche la nostra Terra, per tornare a essere la casa di tutti i suoi figli». Per Francesco quindi «abbiamo bisogno di maternità, di chi generi e rigeneri la vita con tenerezza, perché solo il dono, la cura e la condivisione tengono insieme la famiglia umana».

Infatti «senza le madri» il mondo «non ha avvenire». Perché «gli utili e il profitto, da soli, non danno futuro, anzi a volte accrescono disuguaglianze e ingiustizie». Mentre le madri «fanno sentire ogni figlio a casa e danno speranza». Maria insomma «è madre che insegna l’arte dell’incontro e del camminare insieme». «È bello allora – ha esortato il successore di Pietro – che, come in una grande famiglia, al Marianum confluiscano tradizioni teologiche e spirituali differenti, che contribuiscano anche al dialogo ecumenico e interreligioso».

L’altro «elemento essenziale» della Madonna è che «è donna». E, ha aggiunto il Pontefice, «come la madre fa della Chiesa una famiglia, così la donna fa di noi un popolo». Non a caso «la pietà popolare attinge con naturalezza alla Madonna».

Al termine del suo discorso Francesco, parlando a braccio, si è riferito ad un’opera del teologo e artista gesuita padre Marko Rupnik, ad «un quadro, che sembra essere un quadro della Madonna, e non lo è». «Sembra – ha spiegato il Papa – che la Madonna sia in primo piano, e invece il messaggio è: la Madonna non è in primo piano. Lei riceve Gesù, e con le mani, come scalini, lo fa scendere.

È la "synkatabasis" di Cristo tramite la Madonna: la condiscendenza. E il Cristo si presenta come un bambino ma Signore, con la Legge in mano. Ma anche come figlio di donna, debole, aggrappandosi al manto della Madonna». Per il Pontefice questa opera di padre Rupnik «è proprio un messaggio». «E chi è Maria per noi? – ha concluso – Colei che, per ognuno di noi, fa scendere Cristo: Cristo pienezza di Dio, Cristo uomo che si è fatto debole per noi. Cristo uomo che si è fatto debole per noi. Vediamo la Madonna così: Colei che fa entrare Cristo, che fa passare Cristo, che partorì Cristo, e sempre rimane donna. È così semplice…».

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