sabato 8 luglio 2023
Il messaggio dieci anni dopo la storica visita di Francesco a Lampedusa. «La Chiesa si ponga sulla rotta dei dimenticati»
La visita di papa Francesco a Lampedusa l'8 luglio 2013

La visita di papa Francesco a Lampedusa l'8 luglio 2013 - Archivio Ansa

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«In occasione della celebrazione a ricordo del X Anniversario della visita a Lampedusa, desidero inviare a Lei, ai fedeli dell'Arcidiocesi, alle autorità e ai presenti il mio cordiale saluto. Sono vicino a Voi con l'affetto, la preghiera e l'incoraggiamento. Carissimi, in questi giorni in cui stiamo assistendo al ripetersi di gravi tragedie nel Mediterraneo, siamo scossi dalle stragi silenziose davanti alle quali ancora si rimane inermi e attoniti. La morte di innocenti, principalmente bambini, in cerca di una esistenza più serena, lontano da guerre e violenze, è un grido doloroso e assordante che non può lasciarci indifferenti. È la vergogna di una società che non sa più piangere e compatire l'altro».

Inizia così il messaggio che papa Francesco ha consegnato all'arcivescovo di Agrigento, Alessandro Damiano, in occasione delle celebrazioni per il decimo anniversario del primo viaggio apostolico di Papa Francesco a Lampedusa.

«Sono trascorsi dieci anni dal viaggio che ho voluto compiere nella comunità lampedusana per manifestare il mio sostegno e la paterna vicinanza - scrive il Santo Padre - a chi dopo penose peripezie, in balia del mare, è approdato sulle vostre coste. Il consumarsi di sciagure così disumane deve assolutamente scuotere le coscienze; Dio ancora ci chiede: "Adamo dove sei? Dov'è il tuo fratello?". Vogliamo perseverare nell'errore, pretendere di metterci al posto del Creatore, dominare per tutelare i propri interessi, rompere l'armonia costitutiva tra Lui e noi? Bisogna cambiare atteggiamento; il fratello che bussa alla porta è degno di amore, di accoglienza e di ogni premura. È un fratello che come me è stato posto sulla terra per godere di ciò che vi esiste e condividerlo in comunione».

In tale contesto, avverte Francesco, «tutti siamo chiamati a un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione. È necessario quindi che la Chiesa, per essere realmente profetica, si adoperi con sollecitudine per porsi sulle rotte dei dimenticati, uscendo da sé stessa, lenendo con il balsamo della fraternità e della carità le piaghe sanguinanti di coloro che portano impresse nel proprio corpo le medesime ferite di Cristo».

Continua papa Francesco: «Vi esorto perciò a non restare imprigionati nella paura o nelle logiche di parte, ma siate cristiani capaci di fecondare con la ricchezza spirituale del Vangelo codesta Isola, posta nel cuore del Mare Nostrum, affinché ritorni a splendere nella sua originaria bellezza. Mentre ringrazio ciascuno di Voi, volto radioso e misericordioso del Padre, per l'impegno di assistenza a favore dei migranti, affido al Signore della vita i morti nelle traversate, e volentieri imparto la mia Benedizione, chiedendo per favore di pregare per me».

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