Vaticano-Cina porte socchiuse e quelle finestre imprevedibili
sabato 27 marzo 2021

Quando a pronunciarsi sul futuro della Chiesa in Cina è il cardinale che sovrintende l’organismo vaticano dedicato alla missione non si può non ascoltarlo con attenzione. Se poi il porporato è il filippino Luis Antonio Gokim Tagle, che ha pure sangue cinese nelle vene (per parte di madre), la sua opinione risulta doppiamente interessante. «Sono ottimista sulla Cina – ha dichiarato –. So che il nostro papa san Giovanni Paolo II aveva il sogno di andarci, e sono certo che sia anche il sogno di papa Francesco. Speriamo che l’accordo tra Cina e Santa Sede, seppur limitato e non perfetto, apra le porte a questa possibilità». Il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli si è espresso in questo modo martedì, rispondendo alla domanda di un giornalista durante un webinar su “Credere al tempo della pandemia”.

Le parole di Tagle, puntualmente rilanciate dall’agenzia Fides, non vanno intese come un pronunciamento ufficiale e, tuttavia, rappresentano un’indicazione preziosa. Un primo, chiaro segnale che Tagle ha dato, definendo l’accordo tra Cina e Santa Sede «limitato e non perfetto», consiste nel ribadirne il significato e riaffermarne l’intenzione soggiacente. Si tratta di un gesto che rappresenta una novità, per certi versi quasi una scommessa. Come sottolineava un articolo uscito sull’“Osservatore Romano” il 22 ottobre scorso, «lo scopo principale dell’Accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi in Cina è quello di sostenere e promuovere l’annuncio del Vangelo in quelle terre».

Siglato una prima volta il 22 settembre 2018, è stato rinnovato dopo due anni, per altri due, ma è definito da entrambe le parti «provvisorio», dunque suscettibile di essere modificato. Non solo: il documento in questione si prefiggeva un obiettivo ben preciso (risolvere il problema delle nomine episcopali, particolarmente delicato in Cina), ma in esso – ancora l’Osservatore – «non sono state affrontate tutte le questioni aperte o le situazioni che suscitano ancora preoccupazione per la Chiesa ». Che l’accordo, almeno finora, non abbia dato i frutti attesi e, in ogni caso, non rappresenti una bacchetta magica in grado di sciogliere annose tensioni lo ha ribadito anche il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, nella prolusione al convegno svoltosi il 3 ottobre 2020 al Pime di Milano. Val la pena, in ogni caso, citare anche quanto papa Francesco scrisse nel suo Messaggio ai cattolici cinesi e alla Chiesa universale datato 26 settembre 2018, nel quale puntava a illustrare il senso del gesto compiuto: «Pur limitandosi ad alcuni aspetti della vita della Chiesa ed essendo necessariamente perfettibile, può contribuire – per la sua parte – a scrivere questa pagina nuova della Chiesa cattolica in Cina».

A un prossimo passo avanti, tanto positivo quanto imprevedibile sull’asse Roma-Pechino, è parso alludere anche lo stesso Tagle, che durante il webinar se n’è uscito con una frase interessante e un po’ sibillina: «La diplomazia con gli asiatici è spesso sorprendente: quando non ci si aspetta una porta aperta, si aprono subito anche le finestre». Più che farne un’esegesi puntuale, mi pare illuminante riprendere quanto lo stesso Tagle afferma nel suo libro-intervista “Ho imparato dagli ultimi” (Emi): «Secondo me in Asia ci sono più cristiani di quelli che noi sappiamo. Mi è stato riferito che in Cina i contadini cattolici raccontano ai compagni di lavoro le parabole del Vangelo mentre sono curvi a piantare il riso nelle campagne. Lo fanno con un sussurro e corrono un rischio. Credono in Gesù nel loro cuore e quando ci sarà l’opportunità di esprimere la loro fede, lo faranno».

In sintesi. Più che arrovellarci sui risultati ottenuti dall’accordo vaticano (tra gli esperti le valutazioni sono assai difformi) o spiare le mosse della diplomazia sull’una e l’altra sponda, come credenti dovremmo ricordare che una Chiesa viva – sebbene molto provata – in Cina esiste, opera e spera. E che il soffio dello Spirito può spalancare porte e finestre, quando meno ce lo aspetteremmo.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI