mercoledì 27 febbraio 2019
Il tema delle migrazioni è forse uno dei campi più battuti dalle fake news. Se ad esempio chiedessimo agli italiani cosa pensano dell’immigrazione da un punto di vista economico
Valutare l’immigrazione con sguardo scientifico
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Caro direttore,
il tema delle migrazioni è forse uno dei campi più battuti dalle fake news. Se ad esempio chiedessimo agli italiani cosa pensano dell’immigrazione da un punto di vista economico, moltissimi risponderebbero che questa ha un impatto negativo. E se chiedessimo di esprimersi sull’affermazione che gli immigrati sono portatori di gravi malattie, la maggioranza confermerebbe questa ipotesi. Eppure si tratta in entrambi i casi di pregiudizi antiscientifici.

La scienza 'non è democratica', cioè non può lasciarsi confondere e piegare dalle opinioni di una parte, anche maggioritaria, della società. Un recente documento dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) smentisce nettamente il secondo pregiudizio, dimostrando che i migranti si ammalano prevalentemente a causa delle cattive condizioni di vita nei Paesi in cui arrivano, ma più interessante è l’analisi degli effetti macroeconomici delle migrazioni. Nella letteratura economica, accanto ad alcune posizioni minoritarie, è ormai consolidata la tesi che gli effetti dell’immigrazione siano positivi soprattutto nel lungo periodo. L’immigrazione, in particolare, può far crescere il Prodotto interno lordo. Il primo effetto positivo dal punto di vista macroeconomico dell’immigrazione è legato al miglioramento demografico che i flussi migratori inducono nella dinamica della popolazione. Gli immigrati hanno generalmente un’età media più bassa rispetto ai residenti e tassi di fecondità superiori.

L’ingresso di immigrati, quindi, produce un ringiovanimento della popolazione e da questo ringiovanimento derivano tutta una serie di benefici economici. In primo luogo aumenta il gettito fiscale in quanto, generalmente, gli immigrati appartengono alla popolazione attiva e, pertanto, tendono a produrre reddito e a pagare le tasse sui redditi prodotti. Inoltre contribuiscono ad aiutare il bilancio pensionistico che altrimenti in Italia sarebbe fortemente deficitario. Il sistema pensionistico italiano è basato sul cosiddetto pay as you go, ossia su uno scambio intergenerazionale in cui chi oggi lavora paga la pensione a coloro che sono già in quiescenza.

Oggi a causa dell’allungamento dell’età media, dell’invecchiamento della popolazione e dello sboom demografico il numero delle prestazioni pensionistiche eccede il numero dei lavoratori, mandando in crisi il sistema. In assenza di flussi migratori il nostro sistema pensionistico sarebbe molto meno sostenibile di quanto non lo sia adesso.

Ma gli effetti positivi si estrinsecano anche sul mercato del lavoro, dove se è vero che nel breve in alcuni settori si potrà sviluppare una competizione salariale che abbasserà i salari, il risultato di lungo periodo sarà più efficiente con una migliore divisione del lavoro fra immigrati e residenti e soprattutto con la possibilità di trovare manodopera per lavori particolarmente usuranti o faticosi che difficilmente vengono accettati dai residenti. Il prerequisito, però, di questa dinamica positiva è una politica dell’immigrazione intelligente che miri alla regolazione dei flussi e all’integrazione delle persone, ossia l’esatto contrario di quello che si è fatto finora in Italia.

L’irregolarità è il primo ostacolo all’integrazione perché irregolarità significa assenza di diritti, ma anche impossibilità a contribuire positivamente all’economia del Paese ospite. Essa è la causa che spinge non pochi immigrati verso le attività criminali che sono le uniche attività che di fatto possono svolgere e per cui vengono reclutati. L’investimento in integrazione produce un beneficio economico nel lungo periodo che supera di gran lunga i costi. Ma questa lungimiranza non appartiene alla politica italiana e il costo sociale di ciò è una maggiore insicurezza, un maggior tasso di criminalità e un minore contributo degli immigrati alla crescita del Pil e dell’economia nel suo complesso.

La dottoressa Cristina Cattaneo, anatomopatologa famosa, racconta nel libro in cui descrive i suoi sforzi per dare un nome ai tanti morti nel Mediterraneo di un ragazzo poco più che quattordicenne, annegato durante la traversata, che aveva cucito nei pantaloni la sua pagella scolastica. Su queste colonne ne ha scritto Marina Corradi. E non può non commuoverci questo fanciullo che inizia un viaggio lungo e pericoloso custodendo quello che considera il suo tesoro più grande.

Quella pagella era la certificazione del suo 'capitale umano', il suo capitale di conoscenza. Un ragazzo che ha capito questo sarebbe stato una risorsa e avrebbe sicuramente reso migliore la nostra società, se solo non fosse annegato nel tentativo di coronare il suo sogno. Integrazione significa permettere a tanti migranti di coronare un sogno e, nel contempo, di arricchire con il loro capitale umano la nostra società.

Economista, Università Mediterranea di Reggio Calabria

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