venerdì 23 gennaio 2015
In seguito al falso allarme sulla campagna antinfluenzale si è registrato un calo delle vaccinazioni con punte dell'80% in alcune regioni.
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Post hoc, ergo propter hoc. Questa locuzione latina, che letteralmente significa “dopo di questo, quindi a causa di questo”, è un’affermazione che sembra far ritenere sempre origine di quanto accade ciò che l’ha immediatamente preceduto: ovvero se un avvenimento è seguito da un altro, si deve argomentare che il primo è causa del secondo. È un modo di ragionare particolarmente attraente e seducente sul piano logico, ma che sovente non esprime affatto la verità su ciò che accade. La sequenza temporale non è l’unico elemento da considerare nel determinare un rapporto causale tra evento ed effetto. Altri fattori possono spiegare ciò che si è determinato, escludendo l’esistenza di un’apparente relazione diretta tra causa e conseguenza. Ciò vale soprattutto in ambito medico, dove gli elementi in gioco sono spesso numerosi e complessi.  Questa premessa è indispensabile per capire la recente vicenda delle “morti per la vaccinazione antinfluenzale”, amplificata e distorta dal clamore mediatico sviluppatosi intorno all’evento. Tutto prende avvio dalla segnalazione, nell’arco di una decina di giorni (il 7, il 12 e il 16 novembre 2014), in piena campagna vaccinale, della morte di tre pazienti, in Sicilia e in Molise, verificatasi entro 48 ore dalla somministrazione del vaccino antinfluenzale. Il farmaco utilizzato è lo stesso e appartiene a due lotti del vaccino Fluad della Novartis. Prudenzialmente l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) decide di vietare l’uso delle due partite di antinfluenzale, anche se l’industria multinazionale produttrice chiamata in causa si dice certa della sua sicurezza. «Al momento non è certo che vi sia un nesso con la vaccinazione - precisa subito dopo il provvedimento Luca Pani, direttore dell’Aifa - e un quadro preciso potrà essere fornito solo dopo aver analizzato tutti gli elementi, come lo stato di salute complessivo dei pazienti, la loro età e le eventuali patologie da cui erano affetti». La situazione si complica ulteriormente qualche giorno dopo, quando le segnalazioni di “morti sospette” salgono a 11 casi. E poi a 13. Anche se i primi esami escludono “contaminazioni o difetti del prodotto”, queste morti richiedono una spiegazione certa. È stato davvero il vaccino? Il legame va provato oltre ogni ragionevole dubbio. In gioco c’è molto di più di un tragico evento: da una parte il fallimento della campagna vaccinale in atto, dall’altra la perdita di fiducia nei vaccini in generale, già messa a dura prova da diffidenze pregiudiziali, propagandate con enfasi su internet e avvalorate non di rado anche da sentenze di tribunali.   Interpellato in proposito induce alla cautela Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” di Milano, per il quale i decessi sospetti potrebbero essere più una casualità, che non una causalità. «Il fatto che si siano verificate delle morti - afferma - è preoccupante, però bisogna capire chi fossero queste persone, considerare la loro età e da quali tipi di patologie fossero affette. Non è detto che ci sia un nesso causa-effetto fra vaccino e decesso». Anche Walter Ricciardi, commissario straordinario dell’Istituto superiore di Sanità, esprimendo un’opinione personale, ribadisce che «i decessi sono dovuti alle precedenti patologie da cui erano affetti» i pazienti. Sono le conclusioni a cui sarebbero giunte diverse settimane più tardi anche le indagini nel frattempo eseguite. Nessuna morte direttamente riconducibile alla vaccinazione dunque, ma i timori determinati dall’allarmismo (eccessivo) di quei giorni e le incertezze insinuate dai media sui reali rischi della procedura hanno provocato, loro sì, ripercussioni negative sulla popolazione a rischio. Come ha precisato Marco Bocchini, presidente della Federfarma di Verona, in seguito a questo falso allarme si è registrato un calo generalizzato delle vaccinazioni, che in alcune regioni ha toccato punte dell’80 per cento.   Il vaccino antinfluenzale viene utilizzato ogni anno in milioni di dosi in tutto il mondo senza dare significativi problemi. Senza la vaccinazione ogni anno l’influenza farebbe ancora più vittime, fra gli anziani e le persone “deboli”, a causa delle sue complicanze. Nel 2013 in Italia vi sono stati oltre 8mila decessi causati dall’influenza in persone non vaccinate. Quest’anno, a poche settimane dall’esordio dell’epidemia influenzale, si è dovuto constatare - la notizia è di questi giorni - che con frequenza si verificano nei malati gravi insufficienze respiratorie causate dal virus, tali da richiedere addirittura il ricovero in terapia intensiva per la necessità di assisterli con l’Ecmo (acronimo inglese di ossigenazione extracorporea con polmone a membrana), una speciale macchina che si sostituisce ai polmoni incapaci di svolgere pienamente la loro funzione respiratoria. Un apparato salvavita, ma decisamente invasivo, utilizzato solo in casi estremi. Da anni non si osservava un’influenza così virulenta. Gli esperti concordano nel ritenere che le complicanze sono in queste settimane più gravi del solito perché la popolazione si è vaccinata poco, in buona parte proprio a causa della vicenda delle possibili “morti da vaccino”. Certo il vaccino antinfluenzale è comunque un farmaco e, come tutti i medicamenti, può presentare rischi ed effetti avversi. Una grande analisi condotta in Cina ha valutato gli eventi avversi dopo la somministrazione di 90 milioni di dosi di vaccino, evidenziando che i rischi sono limitati e riguardano soprattutto reazioni allergiche, come può avvenire per ogni altro farmaco: arrossamenti cutanei in sede di iniezione, indolenzimento generale, febbre, dolori articolari. La situazione più grave e pericolosa - ma anche la più rara - è lo shock anafilattico, che può portare alla morte (anche nel giro di pochi minuti) se non si risolve con l’immediata terapia specifica e con il trattamento rianimatorio. In questa vicenda bene ha fatto l’Aifa a sospendere, sino al termine delle verifiche, i lotti di vaccino incriminati perché potenzialmente pericolosi. Un errore di fabbricazione può sempre essere possibile quando si producono quantità elevate (milioni di dosi) di un vaccino. Anche se di fronte a notizie così tragiche come la morte di un paziente bisogna evitare di creare panico e disorientamento nella popolazione, perché si rischia altrimenti di diminuire ulteriormente le coperture vaccinali (quella influenzale è diminuita del 10 per cento negli ultimi anni), già in calo per tutta una serie di ingiustificati pregiudizi. In prospettiva un’altra negativa ripercussione potrebbe essere quella di dover constatare, fra qualche anno, le conseguenze della rinuncia a vaccinare i bambini per malattie ben più gravi da parte di genitori esitanti e assaliti da dubbi inconsistenti.  Un fatto di cronaca (sia pur drammatico) rischia di sferrare un attacco tremendo a una risorsa preziosa della medicina quali sono i vaccini, di cui non bisogna avere paura, perché i vantaggi per la salute che il loro uso ha portato e porta tuttora in ambito sanitario sono enormi. Anche se l’atteggiamento dei confronti delle vaccinazioni è spesso contraddittorio: da un lato si spera che si possa finalmente realizzare un vaccino efficace contro l’Aids o per contrastare l’avanzata di gravi e letali infezioni (come la recente malattia di Ebola), dall’altro si assiste sempre più spesso al rifiuto di usare i vaccini già esistenti, sicuramente efficaci nel prevenire il rischio di contrarre patologie infettive gravi.  I pregiudizi sui pericoli legati alle vaccinazioni non hanno ragione di essere. I medici sono concordi nel ritenere che non esiste nessun legame tra il vaccino trivalente (o quello per il morbillo) e l’autismo, come confermano numerose pubblicazioni scientifiche. Ugualmente, come evidenzia il registro epidemiologico inglese, la possibilità di contrarre la sindrome di Guillain-Barré - una grave malattia neurologica che determina la paralisi progressiva degli arti - è molto più elevata nelle persone che si ammalano di influenza rispetto a quelle che si sottopongono alla vaccinazione antinfluenzale. Da ultimo un recente studio pubblicato sull’autorevole rivista statunitense Jama Neurology conclude che non esiste nessun nesso di causalità tra i vaccini per l’epatite B e per il Papillomavirus umano e il rischio di ammalare di sclerosi multipla o di altre malattie demielinizzanti del sistema nervoso centrale. I benefici della vaccinazione sono dunque assai superiori ai rischi e ai costi. Occorre solo un’adeguata e corretta informazione per non sprecare scioccamente le opportunità che oggi la medicina mette a disposizione per la tutela della nostra salute.
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