martedì 20 ottobre 2015
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Arrivano insieme due notizie, e sembrano separate, come se non avessero niente a che fare l’una con l’altra: sono tanti i bambini non vaccinati e sono tanti (anche se un po’ in calo) i ragazzi che si ritirano dalle scuole dell’obbligo. Un lettore cinico può pensare: peggio per loro, i primi potranno beccarsi qualche malattia e i secondi avranno difficoltà a cavarsela nella vita. Affari loro, si arrangino.Ma non è così: sono affari nostri. Perché la vaccinazione ha un senso se è generale e capillare, cioè se tutti la fanno.  Allora il bacillo delle malattie infantili sparisce dalla nazione, dove non trova nessuno sul quale possa installarsi. Tant’è vero che alcune vaccinazioni si poteva, anni addietro, non farle più, perché le malattie contro le quali erano efficaci venivano considerate, qui da noi, estinte. Io ricordo quando ho portato i miei figli a vaccinarsi, nella sala municipale, occupata quel giorno (quei giorni) da un’équipe di medici. Anzitutto avevo ricevuto l’avviso a casa: «La S. V. deve far vaccinare suo figlio (segue nome), nato il giorno tale (segue data), martedì (segue data) all’ora tale nel posto tale».  In quell’avviso, ciò che attirava la mia attenzione era 'l’obbligatorietà': non diceva che 'potevo' far vaccinare mio figlio, ma che 'dovevo'. Non avevo nessun dubbio che la formula era giusta. Se qualcuno non vaccinava il figlio, gli arrivava un secondo invito, ma stavolta portato non dal postino, ma da un messo del Comune. Se tu lasci ai genitori la libertà di vaccinare o non vaccinare i loro bambini, ci sarà certamente una parte che non lo farà. E quei bambini non-vaccinati costituiranno un pericolo per tutti. Perché potranno ammalarsi loro, e ammalandosi costituiranno un ricettacolo per i germi, che in loro potranno installarsi, sopravvivere e moltiplicarsi. Se tutti noi saremo vaccinati, saremo un popolo senza quelle malattie. Se non tutti saremo vaccinati, avremo dentro di noi delle aree dove sarà mantenuta la continuità di quelle malattie. Sto dicendo che chi non si vaccina, non fa un proprio danno e basta: fa un danno a tutti. Che i bambini della famiglia che mi sta di fronte siano vaccinati è un mio diritto ed è un loro dovere.  Ho promesso al lettore, all’inizio di questo articolo, che avrei legato la notizia sui bambini non vaccinati alla notizia sui ragazzi che si ritirano da scuola. Mantengo la promessa. Andare a scuola, studiare, leggere, farsi una cultura, almeno la cultura delle classi dell’obbligo, è esattamente come vaccinarsi.  Vaccinarsi contro i germi dell’ignoranza, della disinformazione, dell’impreparazione. Vivere diventa sempre più complicato, per vivere oggi (anche solo per guardare un tg e capirlo, ascoltare una domanda di tuo figlio e rispondere) è molto più difficile che vent’anni fa, una generazione fa. Anche votare è difficile. Hai a disposizione una scelta fra tante diverse, alcune anche contrapposte. Che tu scelga con cognizione è interesse di tutti, non solo tuo. Che tu scelga per ignoranza è un danno per te (può darsi che tu scelga il tuo danno, senza saperlo), ma anche per gli altri. È necessario che tutti sappiano cos’è la democrazia, e come la si mantiene. Ci viene spontaneo pensare che Platone, quando diceva che a dirigere la città-stato devono essere 'quelli che sanno', esprimeva un’idea oligarchica e aristocratica, che privilegiava i colti, ma noi abbiamo esteso sempre di più il diritto di voto perché abbiamo esteso sempre di più l’area dei colti, imponendo la scuola dell’obbligo e prolungandola sempre di più. Il cittadino medio italiano oggi 'deve' aver fatto gli studi dell’obbligo, e quindi saper distinguere chi governa per tutti e chi imbroglia. Ecco perché chi abbandona la scuola non fa solo il proprio male, ma anche il male di tutti. La scuola dell’obbligo dev’essere obbligatoria, proprio come le vaccinazioni. Se un ragazzo l’abbandona, dovrebbe capitargli a casa un messo comunale.

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