domenica 29 aprile 2012
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La beatificazione di Giuseppe Toniolo sancisce il pensiero, l’azione e la vita di uno studioso che realizzò una compenetrazione tra le sue solide convinzioni etico­religiose e studi economici di grande spessore scientifico. Ed entrambi questi aspetti l’hanno aiutato a mantenersi libero verso gli elementi ideologici che spesso indeboliscono le argomentazioni economiche. È significativo perciò che venga beatificato in una stagione di crisi e quando un po’ tutte le teorie economiche, di diverso orientamento, appaiono inadeguate. Da un lato, infatti, non sembra di vedere all’opera quell’invisible hand (mano) che, secondo Adam Smith, guida costantemente l’economia in modo provvidenziale attraverso il perseguimento del profitto individuale da parte di tutti . Dall’altra, però, i tentativi di rivitalizzare le alternative all’economia liberale in voga nel XX secolo sono circondati oggi da un certo scetticismo. In tale contesto, appare nuovamente attuale la grande attenzione per i poveri sempre manifestata da Toniolo e la sua fiducia nel primato della carità non solo quale orientamento per i comportamenti individuali,ma anche come cardine dell’intera civiltà umana. «La Chiesa – egli scrive – sa intravedere la causa del disordine sociale nella mancanza di carità». Ai suoi occhi, il disordine sociale aveva assunto la forma della moderna economia capitalistica, come aveva denunciato pochi decenni prima Karl Marx. Il marxismo, osservò Toniolo, esprimeva «un malessere reale, diffuso e diuturno» causato da una «serie prolungata di violazioni» della giustizia e della carità. Sia per Marx sia per Toniolo, la formazione di grandi capitali esprimeva una fase più avanzata e matura dello sviluppo economico. Entrambi, però, ne denunciavano anche le profonde anomalie. Per Toniolo, il capitale «apparisce iniquo per la sua origine, sproporzionato per le sue concrete applicazioni, nocivo per i suoi effetti, sicché le classi superiori corrispondenti divengono piuttosto un fattore di disordine sociale». Egli aveva infatti un giudizio molto severo dei comportamenti delle classi dirigenti del suo tempo, attestate su logiche di gretto sfruttamento del proletariato. Si trattava spesso di 'padroni' cristiani, persino cattolici e proprio questo scandalo convinse Toniolo a insistere sul’importanza dei principi religiosi ed etici. Il suo approccio capovolgeva un orientamento marxista che colloca i fenomeni religiosi e le scelte morali nella sfera dei fenomeni sovrastrutturali e sostanzialmente non incidenti sull’economia reale. Al centro della convinzione di Toniolo c’è infatti la convinzione che l’economia sia largamente influenzata anche da fattori non economici, che la psicologia sociale è determinante anche per comprendere i comportamenti dei mercati, che il raggiungimento del profitto individuale non costituisce l’unica motivazione dell’homo oeconomicus. Oggi, il marxismo ha perso la grande forza attrattiva che ha lungamente manifestato tra il XIX e il XX secolo, ma il disprezzo per gli aspetti «sovrastrutturali» della religione e dell’etica è largamente condiviso anche dagli avversari del marxismo. Appare infatti largamente diffusa, anche in Europa ma soprattutto nei contesti extraeuropei, una sorta di dittatura pratica del materialismo che tende a sottomettere in toto la persona umana. Per il fondatore delle Settimane sociali, invece, l’uomo con il suo lavoro resta il fattore vero e proprio della produzione e, affermando la supremazia del lavoro umano, egli formulò una proposta antropologica alternativa a quelle implicite nelle teorie economiche del suo e del nostro tempo.
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