lunedì 27 marzo 2023
Anche la Cina frena Mosca sulle armi nucleari da spostare in Bielorussia. Arrivano i Leopard tedeschi e il Cremlino alza la tensione perché l'Occidente non sostenga l'imminente controffensiva di Kiev
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La guerra in Ucraina è arrivata al giorno 397, segnato da un’ulteriore escalation verbale intorno alle armi nucleari. Si tratta di un’offensiva, per ora fatta di proclami, che il Cremlino potrebbe avere innescato nel tentativo di fermare il contrattacco ucraino, ormai dato per imminente. Lo spettro della Bomba e le minacce alla Nato servono, negli obiettivi russi, a dividere e indebolire il fronte a sostegno di Kiev nelle settimane probabilmente più delicate di questa fase del conflitto.

Dopo la “sorpresa” di sabato sera, i vertici di Mosca continuano a tenere il punto, anche di fronte alle repliche europee e alle smentite americane circa imminenti mosse russe sul campo. La reazione "dell'Occidente" all'annuncio dello schieramento di armi nucleari tattiche in Bielorussia da parte del presidente Vladimir Putin "non cambierà i nostri piani”, ha affermato seccamente il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Durante un'intervista con l'emittente statale Rossiya-1 nel fine settimana, il presidente aveva reso noto che la Russia "ha concordato con Minsk" il primo spostamento fuori dai propri confini di ordigni atomici dagli anni Novanta e ha sostenuto che questa operazione "non viola gli obblighi internazionali" di Mosca, in particolare il Trattato Start.

Putin ha spiegato che "entro il primo luglio verrà completata in Bielorussia la costruzione di un deposito" a questo scopo e ha aggiunto: "Tutto ciò non è insolito: gli Stati Uniti hanno schierato armi nucleari nei Paesi della Nato già molto tempo fa". Armamenti nucleari trasportabili dai velivoli dell’Alleanza si trovano in effetti in Germania, Italia, Olanda e Belgio. Anche se si tratta di un’azione in qualche modo già scontata e non ancora operativa, le parole dello Zar hanno fatto chiedere al ministero degli Esteri ucraino la convocazione di una riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla questione. Preoccupazione anche nei Paesi dell’Est Europa, i più impegnati nell’aiuto all’Ucraina, i più esposti a rappresaglie russe e, in genere, alla minaccia dell’espansionismo del Cremlino.

Ad alimentare il fuoco anche Nikolai Patrushev, l'influente segretario del Consiglio di sicurezza, molto vicino a Putin, il quale ha avvertito che la Russia ha le armi per distruggere qualsiasi nemico, compresi gli Stati Uniti, se la sua stessa esistenza fosse minacciata. "I politici americani, intrappolati dalla loro stessa propaganda, continuano a credere che, in caso di conflitto diretto con noi, gli Usa siano in grado di lanciare un attacco missilistico preventivo, dopo il quale la Russia non sarà più in grado di rispondere. È una stupidità miope e molto pericolosa", ha detto Patrushev con toni aggressivi al quotidiano statale “Rossiiskaya Gazeta”."La Russia è paziente e non intimidisce nessuno con il suo vantaggio militare. Ma ha armi moderne e uniche”, ha concluso.

Poco dopo la nuova iniziativa di Mosca in tema di armi di distruzione di massa, la Cina ha ribadito la richiesta di una riduzione del rischio di conflitto nucleare fra potenze, sottolineando che in una guerra atomica non possono esservi vincitori. Lo ha fatto la portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, ricordando che "lo scorso gennaio i leader dei cinque Paesi con armi nucleari avevano prodotto una dichiarazione comune in questo senso”. La sottolineatura di Pechino indica che, pur con il sostanziale appoggio espresso a Putin da parte di Xi Jinping nella sua recente visita, il gigante asiatico vuole mantenere un ruolo diplomatico di rilievo nella crisi e ha tracciato una linea rossa sul ricorso alla Bomba, tattica o strategica che sia.

Se l’intimidazione tramite l’evocazione del ricorso ad armi nucleari risultasse spuntata, il Cremlino potrebbe trovarsi presto a fronteggiare l’avanzata ucraina su almeno alcuni dei fronti aperti, dal Donbass al Sud fino alla Crimea. Esplosioni nelle ultime ore si sono registrate a Mariupol, nel Donetsk, e a Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia, città occupate da mesi. Secondo il sindaco di Melitopol, a essere colpite sono state strutture in cui si trova l'amministrazione russa, un edificio sarebbe stato parzialmente distrutto e altri danneggiati.

Intanto, sono giunti in Ucraina i primi 18 carri armati Leopard 2 promessi dalla Germania, secondo quanto riferisce “Der Spiegel”: nelle zone del conflitto consegnati anche 40 veicoli corazzati tedeschi del tipo Marder. Il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito che la controffensiva non partirà prima che siano arrivati tutti i sistemi d’arma che la coalizione a sostegno di Kiev si è impegnata a spedire e che i soldati ucraini siano adeguatamente addestrati sui mezzi di provenienza Nato. Ma la guerra è fatta, com’è noto, anche di piani falsi diffusi ad arte e di cambi repentini di strategia. Si sa ad esempio che gli equipaggi formatisi nel Regno Unito per utilizzare i carri armati Challenger 2 sono tornati in patria dopo un periodo trascorso con l'esercito britannico. L'invio dei Challenger in Ucraina da parte di Londra è legato anche alla controversa fornitura di proiettili all'uranio impoverito che possono essere utilizzati sul cannone di quei tank.

Di certo a Mosca la situazione nei Palazzi del potere potrebbe essere più complicata di quanto appare. È stata da poco diffusa da “Novaya Gazeta Europa” e dai media ucraini una presunta conversazione telefonica tra il miliardario russo Farkhad Akhmedov e il produttore musicale Iosif Prigozhin, in cui i due interlocutori dicono che "Putin ha seppellito la Russia, ha rovinato (il termine è più brutale, ndr) tutti e tutto, l'intero Paese, l'intera popolazione". Durante la conversazione, che sarebbe avvenuta due mesi fa ed è ritenuta piuttosto credibile, Akhmedov e Prigozhin criticano la leadership russa, condividono la visione di cupe prospettive, si mostrano spaventati dalle sanzioni e evidenziano un'acuta insoddisfazione per ciò che sta accadendo in relazione all'aggressione contro l'Ucraina, rimarcando quello che a loro avviso è l'umore prevalente tra l'élite di Mosca.

Segnali che confermano come anche il nervosismo del Cremlino possa essere giustificato dai timori diffusi di un’evoluzione negativa della crisi nelle prossime settimane.

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