mercoledì 15 giugno 2022
Da Nato e coalizione allargata rassicurazioni sulle forniture di armi, ma ci vorrà tempo per l'addestramento. Pechino chiede a Mosca soluzioni negoziali, intanto prepara proprie "operazioni speciali"
Guerra giorno 112: le promesse dell'Occidente a Kiev e le mosse globali cinesi
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Il giorno 112 della guerra in Ucraina è ricco di segnali politici-diplomatici e di mosse sul piano energetico. Mentre la Nato e la coalizione allargata pro-Kiev rassicurano Zelensky e promettono nuove forniture di armi, la Russia incassa il sostanziale sostegno cinese, seppure mitigato da una richiesta di soluzione diplomatica, mentre Putin usa gli approvvigionamenti energetici come arma di pressione su Italia e Germania alla vigilia della probabile visita dei tre leader europei nel Paese invaso.

“Siamo qui per sostenere l'Ucraina, par darle ciò di cui ha bisogno per difendersi. Non possiamo permetterci di perdere slancio. Siamo a un momento critico. La Russia ha cambiato strategia e non dobbiamo sottovalutare le sfide per l'Ucraina: dobbiamo intensificare gli aiuti a Kiev. L'invasione è una minaccia anche per la sicurezza europea”, ha detto il segretario alla Difesa Usa, Lloyd J. Austin, aprendo la riunione del gruppo di contatto a Bruxelles, con oltre 40 ministri della Difesa e capi dello Stato Maggiore.

L’operazione però “richiede tempo” perché l'esercito ucraino deve essere addestrato, ha spiegato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla vigilia della riunione dei ministri. “Abbiamo preso la misura dell'urgenza, ma il passaggio dall'equipaggiamento dell'era sovietica a quello dell’Alleanza comporta una transizione difficile e impegnativa”. Si tratta di artiglieria, lanciatori a lunga gittata e sistemi antiaereo che richiedono addestramento, manutenzione e riparazione. Kiev sollecita, tra le altre cose, 300 sistemi lanciarazzi multipli, duemila mezzi blindati e mille droni, ha fatto sapere un consigliere del presidente Volodymyr Zelensky.

Nelle stesse ore in cui il fronte occidentale tentava di rassicurare l’Ucraina e di ricompattarsi nel sostegno bellico in funzione anti-russa (anche Biden ha annunciato un ulteriore stanziamento di un miliardo finalizzato anche alla cessione di pezzi di artiglieria), il Cremlino agisce sul pedale del gas, con un’altra riduzione non annunciata delle forniture, che però non mette a rischio le attività che dipendono dall’energia proveniente da Mosca. Il prezzo del metano è comunque salito fin sopra 120 euro alla Borsa di Amsterdam.

In precedenza, era avvenuta la prima conversazione telefonica dal 25 febbraio, il giorno successivo all'invasione, tra Xi Jinping e Vladimir Putin. Il presidente cinese è tornato a chiedere al presidente russo una soluzione negoziale del conflitto, ma non ha fatto nessuna concessione alle richieste occidentali di un approccio meno neutrale e ha, anzi, ribadito la volontà di rafforzare la cooperazione strategica tra Mosca e Pechino. Xi, secondo i media cinesi, ha ribadito il suo impegno per un “sostegno reciproco con la Russia su questioni di sovranità e sicurezza”.

Per capire l’atteggiamento cinese nella crisi, è interessante notare che in queste settimane Xi Jinping avrebbe firmato nuove regole che disciplinano le operazioni militari definite "non belliche" e che permetteranno all'esercito cinese di intraprendere “operazioni militari speciali” all'estero. La mossa del presidente arriva dopo che Pechino ha firmato un patto di sicurezza con le Isole Salomone, suscitando il timore che Pechino possa prepararsi ad azioni su Taiwan con la formula di “operazione speciale”, come ha fatto Mosca in Ucraina.

Xi ha firmato un decreto entrato in vigore il 15 giugno, hanno riferito i media statali, senza fornire dettagli più specifici. “Il documento regolamenta i principi di base, l'organizzazione e il comando, i tipi di operazioni, il supporto operativo, gli aspetti politici e la loro attuazione da parte delle truppe”, ha scritto l'agenzia di stampa statale Xinhua in un breve resoconto. Tra gli obiettivi dichiarati del documento in sei capitoli ci sono “il mantenimento della sovranità nazionale... la stabilità regionale e la regolamentazione dell'organizzazione e dell'attuazione delle operazioni militari non belliche”.

“Le truppe cinesi possono impedire che gli effetti di instabilità regionale si ripercuotano sulla Cina, assicurare le rotte di trasporto vitali per materiali strategici come il petrolio o salvaguardare gli investimenti, i progetti e il personale cinese all'estero”, si legge in alcuni stralci del rapporto pubblicati dal “Global Times”. “Penso che sia una riproposizione del linguaggio delle 'operazioni speciali' di Putin”, ha commentato Eugene Kuo Yujen, analista dell'Istituto di ricerca sulla politica nazionale di Taiwan. “E dopo quello che è successo in Ucraina, manda un segnale molto minaccioso a Taiwan, al Giappone e ai Paesi circostanti nel Mar Cinese Meridionale”.

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