Sul Covid errori che ripetiamo e prevenzione che non facciamo
venerdì 29 settembre 2023

«Non sappiamo che cosa ci sta accadendo, ed è precisamente questo che ci sta accadendo». La celebre frase di José Ortega y Gasset vale a maggior ragione per il nostro tempo. Ma da cosa dipende la nostra miopia nella comprensione del presente? Gli ultimi libri di Edgar Morin (Cambiamo strada e Svegliamoci!) ci forniscono una sorta di linea guida per orientarci nella complessità dell’attuale mondo in tempesta, in cui le onde delle crisi economiche, sociali, ambientali e geopolitiche rendono la navigazione estremamente difficile. Ma tutti i problemi contemporanei hanno avuto un inizio detonante con la pandemia da nuovo Coronavirus, dalla quale lo stesso Morin ci esortava ad apprendere e a far sì che non ripetessimo gli errori fatti. Quali sono queste lezioni?

Senza citare quelle più filosofiche mi soffermo su quelle scientifiche. Avevamo detto che non avremmo mai più ripetuto l’errore di farci trovare impreparati definanziando il sistema sanitario, unica garanzia di risposta adeguata e tempestiva. Stiamo invece ripetendo gli errori: la sanità non è una priorità per questo governo e i finanziamenti dei prossimi anni saranno, se rapportati al Prodotto Interno Lordo, persino inferiori rispetto all’epoca prepandemica. Avevamo trattato il personale sanitario come eroi promettendogli eterna riconoscenza. Oggi si trovano tra i due fuochi di cittadini sempre più esigenti e aggressivi e politici che li abbandonano a loro stessi in una trincea infuocata con stipendi bassi e condizioni di lavoro sempre più difficili.

Avevamo detto che la scienza sarebbe stata la base per tutte le decisioni concernenti la salute dei cittadini che vanno correttamente e tempestivamente informati e protetti attraverso strategie di prevenzione primaria e secondaria. Stiamo seguendo la strada della rassicurazione a tutti i costi e del deleterio paragone del Covid 19 con l’influenza stagionale, quando invece la contagiosità, la letalità e, soprattutto, le conseguenze a lungo termine del primo sono molto più gravi ed insidiose.

Avevamo detto che avremmo monitorato basandoci su dati oggettivi derivanti da una sorveglianza sanitaria ed epidemiologica. Abbiamo invece abbandonato i sistemi di rilevazione e di condivisione dei dati e viaggiamo al buio. È paradossale che pochi giorni fa nel Paese che ha un sistema sanitario privato basato sul libero mercato, gli Stati Uniti d’America, il Governo federale abbia reintrodotto i test gratuiti per i cittadini e abbia intensificato la ricerca del virus nelle acque reflue e noi che abbiamo un Servizio Sanitario Nazionale pubblico non abbiamo attivato nulla di tutto questo.

Avevamo sottolineato l’importanza di una strategia basata sull’evidenza scientifica per quanto riguarda l’uso delle mascherine e le procedure di sanificazione. Viaggiamo invece in ordine sparso con un fai da te deleterio e pericoloso, soprattutto nei luoghi più a rischio e cioè le scuole, le strutture sanitarie e le residenze sanitarie assistenziali.

Avevamo lodato, con la sparuta eccezione di una minoranza rumorosa, il miracolo di vaccini sicuri ed efficaci prodotti a tempo di record e distribuiti in modo straordinario a tutta la popolazione. Stiamo procedendo, in ritardo e con lentezza, a generiche raccomandazioni senza una coordinata strategia di promozione attiva dei nuovi vaccini.

Quali sono le prospettive per il prossimo futuro? Se è finita la fase emergenziale della pandemia dobbiamo essere consapevoli che la nostra convivenza con il nuovo Coronavirus continuerà per lungo tempo, probabilmente per sempre, e quindi dobbiamo analizzarla alla luce di tre elementi: le caratteristiche del virus, quelle della popolazione e le modalità di trasmissione dell’infezione.

Il primo: le sottovarianti virali attualmente in circolazione sono più contagiose ma non più patogene delle precedenti. Non vanno, però, sottovalutate mai perché quando il virus penetra nell’organismo umano il range di conseguenze può variare dall’asintomaticità alla necessità di ricovero ospedaliero e quindi tutte le strategie di prevenzione per evitare la malattia (vaccini, comportamenti e ambiente) vanno attuate in modo coordinato e organizzato.

Il secondo: il 40% della popolazione italiana ha una malattia cronica, il 20% ne ha almeno due. I cittadini vulnerabili sono pertanto milioni e vanno protetti, in particolare prima dell’arrivo della stagione fredda che inevitabilmente porterà le persone a stare più al chiuso e le esporrà, oltre che al Sars Cov2, anche ai virus influenzali e parainfluenzali e a quelli sinciziali respiratori, aumentando i rischi per la loro salute.

Il terzo: l’infezione si contrae per trasmissione diretta da soggetto infetto, ma anche in modo indiretto, soprattutto attraverso l’aria. Per questo le strategie di ventilazione meccanica o, almeno, di monitoraggio dell’aria di scuole, uffici e, ovviamente, luoghi di cura, vanno attivate prontamente e decisamente e le mascherine vanno rese obbligatorie nei luoghi dove ci sono persone fragili come ospedali e RSA. E purtroppo su questo siamo in enorme e colpevole ritardo, contrariamente a quello fatto in altri Paesi.

Come suggerisce Morin: svegliamoci! Prima che sia tardi.

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