La memoria dei Patti tra Stato e Chiesa
domenica 11 febbraio 2018

La memoria dei Patti Lateranensi del 1929, e della revisione del Concordato del 1984, è ricca di contenuti, alcuni storici e sedimentati nelle relazioni tra Stato e Chiesa, altri attuali e collegati ai diritti umani cui si ispira la nostra Costituzione e l’azione universale della Santa Sede. Questa memoria conferma che i Trattati che segnano una svolta nelle relazioni internazionali, quanto più s’ispirano a princìpi di tipo strategico, tanto più producono frutti anche nei tempi successivi.

È avvenuto per il Trattato del Laterano con il quale s’è riconosciuto alla Santa Sede un ruolo internazionale pieno che aveva già svolto in passato e che è venuto crescendo nella modernità, dal dopoguerra a oggi. Da quando Paolo VI, parlando all’Onu nell’ottobre 1965, offre una solenne ratifica morale alla altissima istituzione perché essa «riflette in qualche modo nel campo temporale ciò che la Chiesa cattolica vuole essere nel campo spirituale, unica e universale», l’azione internazionale pontificia non conosce soste; essa incoraggia il mondo e gli Stati, e ancora nel 2017 interviene in punti nevralgici con i viaggi di papa Francesco in Egitto e in alcuni Paesi asiatici.

Negli incontri del mese di aprile al Cairo con il patriarca Bartolomeo, il papa della Chiesa ortodossa copta Tawadros II, gli esponenti dell’islam sunnita dell’Università di al-Azhar, Francesco conferma di promuovere il più ampio orizzonte ecumenico, che supera ogni confine tra i cristiani nel mondo, e realizza un grande evento interreligioso maturato in un Paese storicamente centrale nel mediterraneo come l’Egitto.

Personalità politiche e religiose hanno sottolineato il valore speciale delle parole di Francesco a favore di un’azione comune delle religioni contro la violenza e il terrorismo, come un punto di non ritorno, rivolto ai credenti di ogni fede, in particolare delle fedi monoteiste. Il più recente viaggio che ha portato il Papa nelle terre d’Asia, oltre a far sentire la sua voce a sostegno di tutte le minoranze religiose ed etniche discriminate per più motivi, ha ribadito l’interesse storico e l’auspicio della Santa Sede per un’apertura di rapporti con la Cina, cui la diplomazia pontificia dedica da tempo cura e attenzione speciali.

Se nel Trattato del Laterano è la radice della collaborazione tra Italia e Santa Sede a livello internazionale, nel Concordato del 1984 si ritrova l’orizzonte di un pluralismo religioso che s’è sviluppato in Italia sulla base della Costituzione, e ha portato frutti a più livelli, col riconoscimento di altre Confessioni religiose, l’avvio di nuove Intese ex art. 8. Soprattutto s’è dimostrato fecondo su problemi europei e nazionali come l’immigrazione, l’accoglienza di chi viene da lontano, il rispetto dei suoi diritti. L’apertura alla solidarietà verso i più deboli ha ispirato già negli anni Ottanta alcune leggi concordatarie, e per Intesa, quando si stabilì che i proventi dell’8 per mille potessero destinarsi a popolazioni del Terzo mondo, a chi vivesse in gravi difficoltà sociali ed economiche.

Basterà ricordare che per la Legge 222/1985 l’8 per mille può essere utilizzato a favore «della collettività nazionale o di Paesi del Terzo mondo» (art. 48); analoghe previsioni si rinvengono in altre Intese per interventi umanitari e sociali a favore degli stessi Paesi (Adi-Pentecostali), per iniziative assistenziali, umanitarie, culturali, in Italia e all’estero (Chiese Avventiste, Chiesa Evangelica Luterana).

Oggi può farsi un primo bilancio di ciò che è stato realizzato, di come sia venuto crescendo l’impegno della Conferenza episcopale italiana: la quota a favore di interventi assistenziali è cresciuta, in percentuale e termini assoluti, nonostante l’incidenza della crisi economica. Il sostegno finanziario riflette cifre consistenti, 245 milioni, 265, 270, tra il 2014 e il 2016, e riguardano il sostegno per diverse categorie bisognose: famiglie con forte disagio, lotta contro la tratta delle donne, sfruttamento minorile, soggetti disabili, inserimento lavorativo di disoccupati, ex detenuti, ex tossicodipendenti, emarginati e profughi. Speciali interventi hanno riguardato l’emergenza immigrazione e per calamità naturali; e chi si soffermi sui singoli progetti, s’imbatterà quasi in una mappa dei dolori e delle sofferenze che molte popolazioni vivono per guerre, calamità, emigrazione forzata in Siria e Iraq, nella rotta balcanica, Sud Sudan, per i profughi di Mosul, e via di seguito.

Non sempre è conosciuto il ruolo che la Chiesa cattolica, e altre Confessioni, svolgono, con l’utilizzo dei proventi dell’8 per mille per la prima accoglienza degli immigrati in diverse parti d’Italia, a cominciare dal Meridione, e con progetti mirati per l’inserimento delle loro famiglie, e dei minori, nel contesto sociale, lavorativo e scolastico. L’impegno delle organizzazioni religiose è sovente silenzioso, ma svolge un ruolo decisivo per i più bisognosi, a sostegno di istituzioni pubbliche ed enti locali: con esso si procede ad attenuare il peso dello sradicamento per quanti si trovano sul nostro territorio senza riferimenti familiari e comunitari, mettendo a loro disposizione strutture come oratori, luoghi di culto, immobili con finalità educative, anche per favorire una prima integrazione psicologico-sociale. Anche perciò, i Patti Lateranensi rappresentano uno strumento speciale per una solidarietà che, valorizzando la tradizione cattolica dell’Italia e degli italiani, si rivolge a ogni persona, senza distinzione di origine e religione.

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