Siamo noi gli sconfitti delle guerre che annientano Vika e gli innocenti
sabato 3 giugno 2023

Gira sui giornali la foto di un nonno che piange la nipotina morta: è l’immagine perfetta della guerra d’Ucraina, che è una guerra d’artiglieria. Il nonno è seduto, a testa bassa, davanti a un fagotto di tela plastica, dentro il quale c’è il corpicino spento di una bambina.

La didascalia ci dice che la bambina ha 9 anni e si chiama Vika, e ci offre anche la visione di com’era da viva, in una foto a due, insieme con sua madre: la piccola appare svettante, la madre, alla sua sinistra, sta abbassata per stare alla sua altezza, e si piega un po’ verso destra, per accostarsi alla figlia. Insieme formano un sistema, e comprendiamo subito chi in questo sistema è l’elemento dominante: è la figlia, che attira la madre come una calamita, la madre è pieghevole, e si piega. Ora, nella foto del nonno che piange la nipotina morta, l’intero sistema è distrutto, una bomba d’artiglieria l’ha annientato. Il vecchio nonno non ha più niente. Sta piegato sul cadavere della nipotina, ma in realtà è piegato sul vuoto che è la sua vita, dopo l’esplosione della bomba di cannone. Sapeva, l’artigliere che ha sparato quella bomba, di provocare tanto sterminio? No di certo. L’artigliere sa qualcosa di numeri, in artiglieria serve la matematica, non serve altro. Lui tira le sue bombe a un bersaglio che non vede, che sta oltre l’orizzonte che è in grado di scorgere. È il vero bersaglio. Per colpire il vero bersaglio, deve puntare su un cosiddetto “falso bersaglio”, a lui visibile, e sapere quanto il vero bersaglio è più lontano, più a destra o più a sinistra.

Ansa

L’artigliere che ha sparato questa granata che ha ucciso Vika non ha visto Vika, ma con ogni probabilità ha visto il falso bersaglio, lo ha scavalcato ed è arrivato a colpire più lontano, dove c’era un rifugio che in quel momento era chiuso. Il sospetto, angosciante, è che l’artigliere non sapesse che lì c’era Vika, ma sapesse che c’erano tante possibili Vika. Ha sparato. Ne ha uccisa una. Siamo qui che la guardiamo. Abbiamo letto Il Principe. In politica e in guerra si fa ciò che è interesse del Principe. È la morale moderna, la morale dello Stato, la morale per la quale è diventata immorale la morale di Antigone. Lo dice Hegel. Tutti coloro che, leggendo Sofocle, parteggiano per Antigone sono uomini fuori tempo, sono scaduti. Io sono scaduto.

Dove sta qui l’interesse del Principe? Sta nel nostro dolore. Vediamo il fagottino della nipotina morta e ci sentiamo morti. Pronti alla resa. Lo strumento per la vittoria è l’annientamento di chi sta contro di te e di chi è neutrale. Deve restare e prevalere soltanto il tuo interesse, la tua causa. La nipotina morta ha perso, il nonno che la piange ha perso, noi che amiamo la bambina abbiamo perso. Non è il risultato di questa guerra, ma di ogni guerra. Questa foto non è il simbolo dell’Ucraina ma di ogni aggressione, da che mondo è mondo.

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