Se la difesa del territorio diventa mafiosa
martedì 6 ottobre 2020

«Per lungo tempo si sono confuse la mafia e la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale». Questa frase di Giovanni Falcone viene citata da Giovanni Paparcuri per commentare le incredibili affermazioni dell’ex senatrice della Lega, Angela Maraventano.

«La nostra mafia ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima – ha detto a Catania nel corso della manifestazione di sostegno a Matteo Salvini –. Dove sono? Non esiste più. Perché noi la stiamo completamente eliminando... Perché nessuno ha più il coraggio di difendere il proprio territorio». Giustamente Paparcuri risponde con la citazione del magistrato ucciso a Capaci, del quale era stato per anni uno dei più stretti collaboratori. Lui conosce bene la mafia, anche quella di 'prima'. Era l’autista di Rocco Chinnici, l’inventore nel 1980 del 'pool antimafia' di Palermo, del quale facevano parte Falcone e Borsellino. E sa tutto della terribile violenza della mafia di 'prima'.

È infatti l’unico sopravvissuto, con gravi menomazioni, della strage di via Pipitone, quando un’autobomba uccise Chinnici, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile, Stefano Li Sacchi. Giovanni Paparcuri si salvò e con coraggio e determinazione fu il prezioso collaboratore di Falcone e Borsellino, in particolare per il maxiprocesso, che colpì duramente proprio la mafia di 'prima'. Che poi è la mafia di sempre, come disse in modo mirabile proprio Chinnici. «La mafia è stata sempre reazione, conservazione, difesa e quindi accumulazione della ricchezza. Prima era il feudo da difendere, ora sono i grandi appalti pubblici, i mercati più opulenti, i contrabbandi che percorrono il mondo e amministrano migliaia di miliardi. La mafia è dunque tragica, forsennata, crudele vocazione alla ricchezza».

Per poi aggiungere: «La mafia stessa è un modo di fare politica mediante la violenza, è fatale quindi che cerchi una complicità, un riscontro, una alleanza con la politica pura, cioè praticamente con il potere». Conosce queste parole la politica leghista di Lampedusa, che nel frattempo ha annunciato la decisione di lasciare la Lega? Purtroppo le inquietanti affermazioni fatte a Catania non appartengono solo a lei. Gli applausi ricevuti, come riferiscono le cronache, ne sono un preoccupante segnale. Ma i paragoni tra una mafia di prima e una mafia di oggi non sono una rarità, e non solo in Sicilia. 'La mafia di prima non uccideva donne e bambini'.

'La mafia di prima non trafficava droga'. 'La mafia di prima difendeva la povera gente'. Tutto falso. La mafia ha sempre ucciso donne e bambini, li ha fatti sparire, si è vendicata su di loro per colpire i nemici. La mafia, e soprattutto la ’ndrangheta, ha subito capito il grande affare della droga, investendo i guadagni insanguinati dei sequestri di persona, che hanno provocato vittime anche tra donne e bambini. Le mafie sono sempre state dalla parte dei potenti. Lo spiega molto bene papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti. «La solitudine, le paure e l’insicurezza di tante persone, che si sentono abbandonate dal sistema, fanno sì che si vada creando un terreno fertile per le mafie. Queste infatti si impongono presentandosi come 'protettrici' dei dimenticati, spesso mediante vari tipi di aiuto, mentre perseguono i loro interessi criminali.

C’è una pedagogia tipicamente mafiosa che, con un falso spirito comunitario, crea legami di dipendenza e di subordinazione dai quali è molto difficile liberarsi». Altro che mafiosi difensori del territorio, sensibili e coraggiosi! Sono invece falsi, come ci dice il Papa, e legano le persone e i territori. Ancor di più in questa fase di emergenza sanitaria e sociale. Sono 'flagelli', denuncia Francesco, contro cui bisogna lottare. Come fecero Chinnici, Falcone, Borsellino, Livatino e tante altre vittime della mafia di 'prima'. E anche politici come Pio La Torre, Piersanti Mattarella, Marcello Torre. Combattendo la mafia e l’ancor più pericolosa cultura mafiosa. Tanti lo fanno ancora oggi. In prima linea. In silenzio. Costruendo una fraternità che nulla ha a che vedere con le 'famiglie' mafiose. Questo fanno i giovani delle cooperative che coltivano i terreni confiscati. I sacerdoti che, proprio come pastori, tengono lontano i giovani dalle violenze e dalle illusioni mafiose.

I politici che facendo buona amministrazione, loro sì, difendono 'il proprio territorio'. Non c’è spazio per pericolose nostalgie di una mafia che altro non è mai stata se non violenza, sopraffazione, negazione dei diritti, paura, vigliaccheria, collusione, ricchezza insanguinata. No, non c’è e non c’è mai stata una mafia sostenibile e accettabile. L’ex senatrice sembra temere che la mafia, quella di prima, sia eliminata del tutto. Noi, con tanti come noi, vorremmo invece che la mafia fosse interamente eliminata. Nel tempo dell’oppressione mafiosa non c’è un prima e un dopo. E l’unico domani degno è semplicemente libero dalla mafia.

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