Le mosse a Cinque Stelle in Europa e non solo
martedì 10 gennaio 2017

Scaltrezza. Se c’è una parola che forse meglio di altre può riassumere la nuova fase dell’agire di Beppe Grillo – e di conseguenza del Movimento 5 Stelle – è certamente la scaltrezza. Con la sua connotazione ambivalente di perspicacia da un lato e di furbizia dall’altro. È in questa chiave che si può interpretare l’ennesima mossa a sorpresa del leader, che ha tentato – senza poi riuscirci – di traghettare il plotoncino di 17 eurodeputati pentastellati dal gruppo euroscettico 'Europa della Libertà e della Democrazia diretta', costituito assieme all’Ukip del 'separatista' Nigel Farage, alla compagine europeista 'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa' presieduto dal 'federalista' belga Guy Verhofstadt. Scelta compiuta il 4 gennaio, con una bozza d’intesa firmata a Bruxelles, ratificata ieri a larghissima maggioranza dal 78% degli iscritti alla piattaforma del Movimento e poi sconfessata in serata dallo stesso Verhofstadt, travolto dall’opposizione interna in particolare dei liberali tedeschi e francesi, preoccupati per le differenze di vedute con M5s e per il suo tentativo di lanciare una sorta di Opa sul gruppo stesso.

Al di là del fallimento, però, è interessante ciò che la mossa di Grillo e compagni lascia intravedere. Si può ironizzare, infatti, sulle giravolte dell’ex comico sempre più somigliante a un politico navigato, che nel volgere di pochi giorni è passato dal giustizialismo spinto a un più ragionevole garantismo riguardo agli amministratori indagati, dall’abolizione del 'reato di clandestinità' (fortemente voluto dalla sua base) alla linea del 'fuori subito tutti gli irregolari', dalla pubblicazione di trame complottiste sul blog ai tribunali del popolo per i media indistintamente accusati di pubblicare bufale, il tutto passando per l’elogio della decrescita e della povertà, intessuto mentre si concedeva una (legittima) vacanza in un resort a Malindi, Kenya.

Così come si potrebbe discutere sulle contraddizioni di un movimento che fa della democrazia diretta, della partecipazione popolare e del principio 'uno vale uno' la propria ragion d’essere e poi svilisce questi stessi princìpi chiamando gli iscritti alla piattaforma web a una votazione senza preavviso, senza dibattito e senza adeguata informazione sulle condizioni della nuova intesa con il gruppo europeo dell’Alde. Dibattito che – a giudicare dalle reazioni – non deve aver coinvolto neppure tutti gli eurodeputati eletti del Movimento. A riprova che certo 'uno vale uno' sul piano matematico, ma su quello delle scelte strategiche '(qualc)uno vale più di tanti' e '(qualc)uno non vale neppure la pena d’essere consultato'.

Cambi repentini, contraddizioni, decisioni assunte al vertice e codici etici che stanno cambiando il volto di M5S facendolo assomigliare sempre più – nel bene e nel male – a un partito politico. Che come tale agisce, scegliendo anche alleanze scomode pur di contare, far prevalere e quindi rendere concreta la propria proposta politica. Perché è questa la vera novità evocata dall’ultima mossa di Beppe Grillo: la fine di un certo 'isolazionismo', di una sprezzante alterità, del credere che si possa bastare a se stessi, dell’attesa di una miracolistica 'maggioranza assoluta' che possa permettere ai pentastellati di governare da soli, senza alleanze, senza alcun compromesso.

Autonomia più o meno rivendicata a parte, nel tentativo di unirsi ai liberali c’erano un 'mischiarsi' con chi è (molto) diverso da sé, scelte da concordare e altre su cui far convergere i voti (la prima era sostenere Verhofstadt per la presidenza dell’assemblea di Strasburgo) per pesare e non autocondannarsi all’irrilevanza. In particolare in un Parlamento, come quello europeo, eletto in maniera proporzionale, storicamente dominato dall’alternarsi di contrapposizioni e convergenze dei due gruppi maggiori: socialisti e popolari.

È questo l’aspetto più interessante della svolta grillina: in uno scenario italiano in cui l’epoca maggioritaria sembra volgere al tramonto e con la nuova legge elettorale pare affacciarsi l’aurora del ritorno a un sistema a base proporzionale, il Movimento 5 Stelle appare ora consapevole che, con almeno quattro o cinque poli in campo, a vincere sarà la capacità di stringere alleanze, di riconoscere l’altro come interlocutore degno, quantomeno di convergere. Anche solo per evitare che a farlo – e quindi a governare – siano altri. Sapendosi muovere con scaltrezza, appunto.

Essere scaltri in politica, in effetti, è quasi un dovere. Se è lecito mescolare il sacro col profano, viene in mente l’invito evangelico: «Prudenti come serpenti e semplici come colombe». Che è molto più di essere 'onesti': è la capacità di agire in maniera intelligente, sempre superando il proprio interesse, impegnandosi per il bene dell’altro e di tutti. L’'operazione Alde' – per la quale Grillo era disposto anche a sacrificare i miti della coerenza e dell’alterità – alla fine è fallita. Ma non è stata né inutile né insignificante.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: