Se davvero la maestra fa male e insegna il male
sabato 26 gennaio 2019

È aperta da tempo una campagna per l’installazione di telecamere dentro gli asili. Personalmente la sostengo. Non si vede altro modo per arrestare le violenze sui bambini, che sono diventate troppo numerose e troppo gravi. In effetti una legge in tal senso è stata approvata alla Camera ed è ora in discussione al Senato, mentre in Lombardia la norma sulle telecamere è già operativa. Per questo resta intenso il dibattito che coinvolge da settimane pedagogisti, maestri, famiglie stesse.

Molti sono contrari, ritenendo che non si possano sostituire i presìdi educativi con dispositivi di sicurezza e meglio sarebbe puntare sulla formazione degli insegnanti e il controllo delle strutture per l’infanzia. Sì certo, avere maestre con un miglior senso del dovere e passione per la 'missione' dell’educazione è essenziale. Ma questi episodi sono tanti, segnano un crescendo, e le famiglie sentono il bisogno di vederli spegnersi in tempi corti. Allora lo strumento più utile a me pare proprio la videosorveglianza. Queste maestre vivono una sindrome di separatezza dal mondo: quando sono entrate in classe, e si trovano sole con i bambini, sentono che quello è un mondo chiuso, lì dentro valgono le leggi che loro impongono, nessuno verrà a conoscerle. Bisogna spezzare questa separatezza. Finora la videosorveglianza viene esercitata su casi mirati, quando c’è una denuncia precisa, e le insegnanti vengono ingannate: non lo sanno, ma sono filmate per mesi, finché si ritiene che le prove contro di loro siano sufficienti. Siamo giunti al punto che queste scuole separate dal mondo rovesciano il loro ruolo e insegnano il male: le maestre incitano i bambini alla violenza, a picchiarsi, forte, più forte. Sono maestre maligne, insegnano il male.

Non sono figure doppie, sono figure rovesciate. Il messaggio che insegnano al bambino è: 'Il mondo è cattivo, sii più cattivo per salvarti'. Questo ruolo di insegnare il male avrà nel bambino per tutta la vita un’efficacia devastante. Perché la maestra è l’altra-madre. Alla maestra il bambino vien consegnato direttamente dalla madre, la maestra è per il piccolo 'garantita' dalla mamma, trovarsi tradito dalla seconda madre scardina in lui i pilastri sui quali è costruito, non sa più cosa pensare e cosa dire. Per questo molti bambini, quasi tutti, a casa non dicono niente, soffrono in silenzio. In quel silenzio si logora dentro di loro la fiducia negli adulti, e matura un ritiro dal mondo. Fortunate le madri che hanno bambini che si confidano, e dicono 'la maestra mi picchia'. Se il bambino dice questo, comincia la liberazione.

Ma i bambini che parlano sono pochissimi. Perché il trauma di scoprire che la vice-madre è cattiva ha un effetto paralizzante. Si bloccano. Si lasciano portare all’asilo come un peso morto, senza entusiasmo, sopportano quel che gli càpita, sperano che la situazione si risolva da sé. La giovane madre consegna alla maestra cattiva il suo bimbo di 2-3 anni come un tesoro. Al primo rimprovero, il bambino si sente squalificato: 'Sei un animale'. Nella coppia bambino-maestra si realizza una situazione di potere in cui una parte può tutto e l’altra parte nulla. Per chi può tutto, è una situazione eccitante. Nell’eccitazione, le maestremadri- cattive inventano una lingua nuova, più scaltra, perché la vogliono più efficace. Dicono: 'Ti spezzo la mano', ma poi chiariscono: 'Tutte le dita della mano', in modo che il bambino senta le dita spezzarsi in sequenza. Sono bambini molto piccoli, dai 2 ai 3 anni. Figli di madri molto giovani, ancora ragazze, più giovani delle maestre. In questo mondo d’inesperienza e impreparazione la cattiveria delle cattive maestre esercita un dominio incontrastato, perché separato. La campagna che vorrei veder promossa è molto semplice: una telecamera negli asili. E queste violenze caleranno di colpo.

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