sabato 9 dicembre 2017
Partire dalle domande della propria esistenza
Resta decisivo accendere lo sguardo filosofico
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Caro direttore,

«secondo voi la filosofia c’entra con la vita quotidiana?». Se la risposta fosse negativa, nessuno studente avrebbe il dovere di studiarla. O, meglio, il piacere di studiarla. In questa domanda e in questa risposta si gioca il senso della scuola. Al Liceo si studia la Storia della filosofia, si incontrano gli autori principali, i giganti del pensiero che hanno forgiato, nel tempo, i canoni del nostro modo di pensare e di agire. Ma è possibile per i ragazzi, oggi, seguire fino in fondo questi geni del pensiero e provare a interrogare il loro tempo, la loro esperienza, i loro desideri? La scorsa settimana ho assistito in diretta a un esperimento molto interessante, perché perfettamente riproducibile, in tutte le materie. L’invito rivolto dai 'miei' docenti di Filosofia agli studenti era stato semplice: «Partite dal vostro quotidiano, da qualsiasi cosa suscita il vostro interesse, dalle domande che non vi lasciano tranquilli». Tutto era lecito, da un film a un libro, da un fatto di cronaca, a una canzone, a una serie tv di successo. L’ obiettivo era semplice: prendere coscienza delle questioni che la realtà suscita per poterle osservare, vagliare, comprendere provando a innescare 'uno sguardo filosofico' sulla realtà.

Così come Socrate rompeva il tran-tran della vita quotidiana ateniese con le sue domande inopportune, allo stesso modo si doveva provare ad arrestare il flusso continuo di informazioni, chat, tweet, post tra cui costantemente si fa zapping, per poter soffermarsi su di esse e interrogarle, utilizzando sant’ Agostino, Kant, Hegel, Pascal, Heidegger. Studenti e insegnanti si sono messi al lavoro, creando delle task force che, insieme, hanno provato a scavare nel quotidiano: «Qual è la differenza tra la coscienza umana e un’ipotetica intelligenza artificiale?» o, ancora, «cos’è l’esperienza della libertà? È possibile non essere schiacciato dai condizionamenti sociali a cui siamo soggetti?», «Che cos’è il tempo?», « Siamo schiavi del nostro passato?», e poi «In un mondo sempre più permeato dal virtuale, è possibile stabilire una differenza tra realtà e finzione? E in quali termini?»; « In un momento storico così segnato dal dolore e dalle regole dell’utile, ha ancora senso parlare di bellezza?».

Le domande iniziali hanno acquisito, nel tempo, maggiore determinatezza e spessore, spianando una strada percorribile per ciascuno e aprendo spazi di dialogo avvincenti che hanno prodotto sei video di 8 minuti in cui sono stati condensati in modo vivo ed efficace i loro studi e le nostre vite. Il 2 e 3 dicembre, sabato e domenica, la nostra città – Bologna – è stata invitata a condividere questo lavoro. Ne sono nati dibattiti e dialoghi di una intensità sorprendente. Si poteva entrare nell’aula solo accettando di entrare nel dialogo. Si chiudeva la porta della classe e i ragazzi cominciavano a presentare l’esito del loro percorso.

Le facce degli auditori si facevano tese, talvolta incuriosite, talvolta perplesse, talvolta ancora meravigliate. Si alzavano le mani, molti intervenivano ponendo domande, facendo osservazioni in merito, esprimendo pareri. Ciò che era stato un lavoro di alcuni diveniva di colpo un momento condiviso di scoperta e approfondimento, una dialettica vera in cui professori, genitori, nonni, amici, visitatori passati per caso, e studenti, potevano incontrarsi e confrontarsi nel terreno comune dell’esperienza, illuminato dal metodo filosofico. C’è chi si è fermato per più di un’ora ascoltando diversi gruppi uno dopo l’altro, chi usciva dall’aula in silenzio ripensando tra sé e sé che cosa era accaduto, chi rientrava in macchina continuando la discussione con amici e parenti. Difficilmente si usciva da quella porta come si era entrati. La banalità del quotidiano aveva subito uno scossone, divenendo di colpo interessante. Grazie alla Filosofia , a quei prof e a quegli studenti che avevamo provato a re- inventarla.

*Preside del Liceo Malpighi, Bologna

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