Prime rivincite del lavoro degno
sabato 16 dicembre 2017

La vera notizia che colpisce, della giornata di ieri, non è tanto che Ryanair, dopo 32 anni, abbia finalmente riconosciuto le sigle sindacali dei piloti, accettando di trattare con loro, quanto che Ryanair per 32 anni abbia potuto operare da un Paese dell’Unione Europea in decine di altri nazioni moderne senza riconoscere come controparte i sindacati dei piloti, senza applicare, come prevede la legge, i contratti nazionali per i dipendenti che hanno base in Italia, applicando loro condizioni nettamente sfavorevoli in materia di trattamento economico della malattia, di salario o appunto negando diritti sindacali elementari, minacce antisciopero comprese.

Salutato positivamente il cambio di rotta della compagnia aerea fondata da O’Leary (e sperando che riguardi anche le altre figure professionali) ciò che dobbiamo domandarci, quindi, è soprattutto come ciò sia potuto accadere. Come, cioè, sia cambiato il nostro mercato del lavoro ma più ancora quale mutamento abbia subìto nel tempo la nostra sensibilità di cittadini, lavoratori e consumatori, perché tali condizioni potessero realizzarsi senza una pronta reazione. È vero: in questo caso non parliamo né di schiavismo né di lavoro nero, che pure nel nostro Paese purtroppo abbondano, drammi che quasi mai ricevono l’attenzione e l’indignazione dovuta. Ma si tratta, nella gran parte dei casi, di piccole attività disperse sui territori, mentre in questo e in altri casi si parla di grandi imprese. A fronte di una Ryanair che 'gioca' sui contratti, infatti, ci sono praticamente tutte le over-the-top di internet che solo dopo anni di contenzioso si 'accomodano' a pagare le imposte nei Paesi in cui operano e grandi marche della distribuzione attentissime alla 'diversità' e al politicamente corretto negli spot pubblicitari, salvo poi licenziare senza troppe discussioni una lavoratrice, madre di un ragazzo disabile. Ci sono innovative start-up dal 'sapore' moderno che però, in effetti, quando si tratta di remunerare i fattorini lasciano l’amaro in bocca. E interi settori nei quali dietro ai miti della consegna in tempo reale o dell’alta qualità alimentare stanno condizioni di lavoro precarie e una rete di subappalti con finte cooperative.

È che da tempo al mito dell’operaio e del lavoratore destinato alle 'migliori sorti e progressive', si è sostituito quello del cittadino-consumatore che da un lato pretende servizi e prodotti 'progressivamente migliori' ma dall’altro li ricerca pure a prezzi sempre più bassi, e pazienza se ciò avviene a costo di un nuovo sfruttamento, con il lavoro esportato in Paesi lontani e meno sviluppati. C’è un 'bisogno' sempre maggiore di prodotti da parte di una porzione di popolazione che contemporaneamente vede impoverito il proprio potere d’acquisto e ha quindi necessità di pagare sempre meno ciò che acquista in una perversa spirale negativa. Una tendenza che l’avvento di Internet ha accentuato. Anzi, esasperato. Perché l’abitudine a informazioni e servizi ottenibili gratuitamente attraverso la Rete rende poi quello stesso consumatore più impaziente di ricevere soddisfazione ai propri 'desideri', meno incline ad accettare intermediazioni e poco propenso a pagare alti prezzi per assicurare la qualità del processo di produzione dei beni e dei servizi che acquista. Fino a sterilizzare la nostra stessa coscienza 'di classe', nel senso di comune e solidale appartenenza al mondo del lavoro. E così quando compriamo un biglietto di una low cost poco ci importa d’indagare se quel taglio dei costi è avvenuto sulle sovrastrutture del servizio o sui salari dei piloti. E quando con un clic in un’ora riceviamo a casa la spesa, non avendo più contatti con commessi e cassiere non ci domandiamo neppure quali rapporti di lavoro stiano dietro al servizio ottenuto, di quale grado di tutela possano godere i dipendenti. La reazione a un eccesso di potere sindacale negli ultimi decenni del Novecento, infine, ha fatto il resto, col progressivo disincanto dei lavoratori e una crescente sfiducia, quando non aperta ostilità, dei cittadini.

Vedremo se le campagne critiche con l’Ikea la convinceranno a ricercare un confronto più sereno, se Amazon contratterà condizioni migliori per i suoi dipendenti, così come Ryanair ha dovuto far 'virare' le proprie relazioni sindacali, per non dover soccombere alle proteste di personale e viaggiatori. Oggi, però, sappiamo che i vecchi metodi di lotta – l’unione fra i lavoratori e gli scioperi – funzionano ancora quando non si pongono in contrapposizione con i diritti dei cittadini-clienti, ma quando riescono a creare con loro un rapporto virtuoso, un’alleanza nel nome del lavoro degno. Che è tale sempre e solo se libero, creativo, partecipativo e solidale.

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