giovedì 11 febbraio 2016
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Il Giubileo, il magistero del Papa e l’educazione alla legalità Caro direttore, «se il Giubileo non arriva alle tasche, non è vero Giubileo». Lo ha affermato papa Francesco nella catechesi di ieri Mercoledì delle Ceneri, richiamando all’attenzione di tutti il significato del Giubileo nella Bibbia con riferimenti molto precisi legati alla vita religiosa e sociale del popolo di Israele. Già altre volte papa Francesco ha condannato l’usura, definendola «drammatica piaga sociale» come nell’incontro con «tante persone sotto schiaffo» presentate dalla Consulta Nazionale Antiusura il 29 Gennaio 2014 dello scorso anno in Piazza S. Pietro.  In occasione dell’apertura della Porta Santa della Carità circa un mese fa – lunedì 11 gennaio – ha fatto pervenire un preciso messaggio ai volontari che operano nelle 28 Fondazioni Antiusura in Italia in cui ha esortato a lottare «con tutte le forze per sconfiggere le diffuse piaghe sociali dell’usura e dell’azzardo che generano continui fallimenti non solo economici, ma anche familiari ed esistenziali». Papa Francesco ha scelto un giorno significativo – Mercoledì delle Ceneri, giorno di digiuno, di preghiera e di elemosina – per riprendere il tema dell’usura, incastonandolo non solo nel cammino dei cristiani verso la Pasqua, ma anche nell’itinerario dell’Anno della Misericordia con parole molto chiare: «Se il Giubileo non tocca le tasche, che Giubileo è?». E ha ricordato che il Giubileo biblico aveva come scopo promuovere una società basata sull’eguaglianza e sulla solidarietà, dove la libertà, la terra e il denaro potessero essere un bene per tutti e non per alcuni. L’Anno Giubilare per gli ebrei era «un Giubileo di Misericordia» da vivere nella ricerca sincera del bene del fratello bisognoso: «Con il Giubileo chi era diventato povero, ritornava ad avere il necessario per vivere, e chi era diventato ricco restituiva al povero ciò che gli aveva preso». Queste osservazioni non possono essere ignorate dalle istituzioni e dalle leggi: «Quante famiglie sono sulla strada – fa notare il Papa –, vittime dell’usura! (...) Quante situazioni di usura siamo costretti a vedere e quanta sofferenza ed angoscia portano alle famiglie! E tante volte nella disperazione, quanti uomini finiscono nel suicidio perché non ce la fanno e non hanno la speranza, non hanno la mano tesa che li aiuti; la mano che viene a fargli pagare gli interessi. È grave peccato l’usura, è un peccato che grida al cospetto di Dio».  Parole Chiare quelle di papa Francesco, parole che profeticamente hanno fatto scrivere nel Messaggio Pasquale del 1994, a monsignor Mariano Magrassi, allora vescovo di Bari in occasione della costituzione delle Fondazioni Antiusura in Italia, che è necessario promuovere una cultura anti-debito: «Bisogna fare terra bruciata intorno agli usurai… L’usura è un male economico perché porta alla rovina. È un male morale, perché porta a mettere a repentaglio anche la vita. È un male famigliare, perché può avere effetti devastanti sugli affetti e sulla stabilità della famiglia. È un male sociale, perché impedisce di vivere secondo il Vangelo: affonda sia il debitore che il creditore nella preoccupazione delle ricchezze che paralizza il cuore e lo rende un deserto».  La Consulta Nazionale Antiusura e le Fondazioni Antiusura in Italia auspicano che le parole di papa Francesco allertino le istituzioni a eliminare le diseguaglianze, a procurare il lavoro a chi ne è privo, ad assicurare segni concreti di speranza alle tante vittime dell’usura orientate troppo spesso a tentare la fortuna con l’azzardo, tante volte anticamera della disperazione. Si può organizzare la lotta all’usura con la prevenzione, con la solidarietà, con l’educazione alla legalità e con l’accompagnamento delle vittime di questa piaga sociale lungo i sentieri di una vita sobria «fondata sulla fratellanza e sulla giustizia».  *Sacerdote, vicepresidente Consulta Nazionale Antiusura e presidente Fondazione Antiusura S. Nicola e SS. Medici di Bari
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