Pompei fa il pieno di vita e di domande
mercoledì 31 maggio 2017

Non è una gara. Ma di fronte ai numeri può sembrarla. I numeri sono quelli di una Pompei presa d’assalto e invasa dalle folle – la media di 30mila persone al giorno – da un capo all’altro della sua singolarissima storia; la prorompente vitalità degli scavi e l’antica via della fede mariana in fondo alla quale si staglia la 'nuova Pompei' la città costruita, alla fine dell’Ottocento, dalla carità operosa di un laico, Bartolo Longo. Il campanile del Santuario s’affaccia sul panorama dell’anfiteatro romano e più che dominarlo sembra invece richiamarlo a sé, come in un’alleanza di mondi e di epoche lontane, ma ora legate da una convivenza che annulla il tempo. Le cifre dell’afflusso di turisti agli scavi sono entusiasmanti, e basta un’occhiata per capire che in fila non manca nessuno dei cinque continenti. Si sono messi in coda, per fortuna, anche gli scioperi.

Non meno impetuoso è un altro flusso, quello del mese di maggio – oltre 50mila pellegrini solo nell’ultimo sabato – di cui Pompei è una delle grandi capitali. Il Rosario diventa la sua parola, la Supplica alla Vergine la sua preghiera, fede e carità modellano più che mai il volto di una città del tutto singolare anche nel suo impianto urbanistico: prima pietra il Santuario, poi il resto dell’insediamento fin dove il compasso della carità arrivava a riscattare dalla miseria e dalla desolazione una Valle preda fino ad allora di briganti e malfattori. Prima della campagna di scavi del grande Majuri, tutto lo straordinario complesso continuava a dormire il suo sonno ed era a sua volta parte dell’abbandono.

Una città morta e l’altra non ancora nata. La città nuova è ora il respiro di quella antica, la voce della Pompei romana che non è un monumento e neppure un museo a cielo aperto ma lo straordinario fotogramma che i secoli hanno conservato, sfidando le incurie dell’uomo, per testimoniare, nello scenario reale della vita quotidiana, l’attimo di passaggio tra la vita e la morte. Negli scavi non si va a visitare ma a 'vivere' un passato che si racconta da solo, le pietre e le strade come sillabario di prima cittadinanza, le domus come libri aperti sugli stili di vita, le piazze e i fori come i luoghi del commercio, dei ritrovi e del sapere.

La 'Nuova Pompei', pochi passi e oltre venti secoli lontano, è un’altra storia. Per lungo tempo, anzi, le due città si sono quasi ignorate. Si metteva avanti l’alibi, a buon mercato, dei due mondi contrapposti, pagano e cristiano. Anche nella 'Nuova Pompei' c’è un posto dove non si va a visitare ma a vivere, proprio come raccontano le pietre e anche le strade che guardano da ogni lato al Santuario, primo sillabario dell’umiltà della fede, casa di preghiera e dell’accoglienza, tempio della venerazione mariana di un popolo consapevole di non poter sprecare la propria identità.

Maggio che oggi si conclude è il mese che ricapitola ogni cosa. Ed è per questo che l’inizio di ogni giornata è segnato dal 'buongiorno a Maria', il saluto all’alba – trasmesso da Tv2000 – guidato a turno da tutti i sacerdoti del Santuario, a cominciare dall’arcivescovo prelato, Tommaso Caputo, e dal rettore monsignor Pasquale Mocerino, che apre le porte alla prima grande ondata di pellegrini e fedeli. È un flusso che non s’arresta per tutte le ore, segnate dalle celebrazioni eucaristiche, dai colloqui ai confessionali (40 penitenzieri in ascolto ogni giorno) e dalla sinfonia delle orazioni mariane. In realtà è la storia stessa, quella ecclesiale e civile di Pompei, che non s’arresta. Il suo non è un santuario 'sopra il monte': sorge nel vivo di una città, in un tessuto urbano tra i più densamente abitati d’Europa, e sono perciò frontali le sfide ai tanti malesseri sociali che inquinano anche il territorio. Pompei rappresenta un emblema forte: è al tempo stesso centro e periferia. Qui è riconoscibile a ogni tratto la via ecclesiale di Francesco, quella di una Chiesa in uscita segnata da due storie, quella antica della maestosità degli scavi e la 'Nuova Pompei' dove il miracolo della carità è tanto nelle fondamenta quanto nel presente.

Seguendo le tracce del pontificato della misericordia di Francesco, l’approdo a Pompei diventa quasi naturale. È un cammino ecclesiale dai tratti comuni e largamente riconoscibili. La vocazione alla carità, suscitata dall’amore a Maria, non poteva che portare sulla strada di una misericordia fatta opera, qual è oggi la carta costitutiva della 'Nuova Pompei'. Quest’assalto di folla non è solo un fatto di numeri o di cronaca. Somiglia tanto a una ricerca. E porta le sembianze di una nuova speranza.

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