mercoledì 31 luglio 2013
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A sostegno dell’editoria. Questo il senso del documento presentato dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’editoria, il senatore Giovanni Legnini. Il testo di quattro pagine è stato discusso qualche giorno fa davanti ai rappresentanti delle associazioni degli editori, dei giornalisti e della catena distributiva. In un periodo di accentuate ristrettezze economiche e di continui tagli al bilancio statale, non è sufficiente invocare le difficoltà occupazionali dei giornali per giustificare gli aiuti di fronte all’opinione pubblica e al Parlamento. Occorre riandare alle ragioni che nel tempo, in Italia e in Europa, hanno portato a sostenere il delicatissimo sistema della comunicazione. Nel testo predisposto dal Governo si parla del «pluralismo dell’informazione» come di un «valore da tutelare, in quanto bene pubblico, patrimonio di tutti coloro che sono interessati al buon funzionamento della democrazia, della vita civile e della crescita di una società».Su queste colonne lo abbiamo ribadito in diverse occasioni. I contributi all’editoria, sia diretti sia indiretti, non costituiscono un privilegio per una casta o una regalìa di Stato, ma rappresentano il puntello necessario per garantire la presenza di più voci nel panorama massmediale. Un intervento non solo richiesto, ma ritenuto assai spesso indispensabile per ribilanciare un mercato pubblicitario fortemente incline a favorire i grandi network. Questo concetto viene ribadito anche dal documento predisposto dal Dipartimento per l’editoria nel quale, dopo aver ricordato i princìpi a livello comunitario e l’attenzione e le risorse che diversi Paesi dell’Ue mettono a disposizione per promuovere il pluralismo, si afferma che quest’ultimo «rappresenta un bene comune – distintivo anche della identità europea – la cui cura non può essere ricondotta alla sola competizione di mercato».Da qualche tempo soffia un vento contrario a un intervento statale a favore dell’informazione. La presenza della Rete ha modificato il mondo dei mass media. Ha reso tutto più facile e più accessibile, a portata di un clic. Ragionare sul futuro in questo contesto non è per nulla semplice, ma diventa assolutamente necessario. Occorre una riflessione seria sul ruolo della carta stampata e sul ruolo dei new media. Al momento l’uno completa l’altro. Uno ha bisogno dell’altro, in una circolarità comunicativa all’interno della quale chi opera non deve mai dimenticare che il destinatario del proprio lavoro è e rimarrà sempre e solo il lettore. E non è indifferente la presenza di più mezzi, magari sostenuti da nuovi e vecchi interventi pubblici. Si devono abbattere i «pregiudizi esistenti», come li ha definiti lo stesso sottosegretario. È un impegno per tutti gli operatori, non solo per la propria sopravvivenza, ma perché in questo modo si produce «un bene prezioso, l’informazione», come ha precisato il senatore Legnini che ha aggiunto: «Se l’informazione viene intaccata, il sistema corre seri rischi».Gli otto punti predisposti dal Governo (i contributi diretti da garantire per almeno un altro triennio, le ristrutturazioni aziendali, i diritti d’autore, la rete distributiva, solo per citarne alcuni) costituiscono una buona base di partenza per agire in tempi non più rimandabili. Non è solo questione di posti di lavoro, pur importantissimi anch’essi. In gioco ci sono tante voci libere e del territorio che da sempre arricchiscono e favoriscono il dibattito democratico nel nostro Paese.
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