mercoledì 26 novembre 2008
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Informa il bollettino economico dell'Ocse che la recessione cominciata in Italia all'inizio dell'anno continuerà per buona parte del 2009 con "ulteriori cali del prodotto interno lordo a fronte di condizioni creditizie interne più difficili e delle continue perdite di competitività sui costi". Gli stessi governi dell'Unione europea si apprestano a varare misure anticrisi, molte delle quali verranno messe al vaglio del vertice di dicembre che chiuderà il semestre francese. L'Italia varerà a breve un pacchetto di provvedimenti a sostegno delle famiglie e delle imprese che si aggira attorno ai 4 miliardi di euro. Un pacchetto - si può dirlo? - drammaticamente esiguo, non solo se confrontato con le decine di miliardi di euro messi a disposizione per un eventuale salvataggio di banche, ma anche perché appare per ora l'unico cespite reale del vecchio piano da 80 miliardi di euro annunciato dal governo per dare ossigeno al credito e alle imprese. Ma se per le imprese si ipotizzano misure sicuramente gradite (dalla parziale deducibilità delle imposte dirette al taglio del 3% degli acconti di imposta, alla posticipazione del versamento Iva fino a quel meccanismo " ancora da mettere a punto " che consentirà di riaprire il flusso di credito da parte delle banche), non altrettanto possiamo dire per ciò che concerne le famiglie. Le misure, è vero, ci sono ed è sempre meglio che non averne avuta nessuna. Ma viste da vicino rimangono assolutamente insufficienti. Prendiamo ad esempio la social card, una carta con 120 euro prepagati a disposizione e ricariche di 40 euro al mese spendibili nei supermercati convenzionati (che praticheranno sconti del 10-20 per cento) e che servirà anche per pagare le bollette di luce e gas. Ne avranno diritto i pensionati che abbiano un reddito inferiore ai 6.000 euro, gli ultrasettantenni con redditi fino a 8.000 euro e le famiglie che abbiano figli di età inferiore ai 3 anni e redditi bassi: in totale 1 milione di individui. Ma stiamo parlando di fasce deboli, anzi, debolissime, per le quali 40 euro in più al mese rappresentano sì un incremento del 10% del proprio reddito medio, ma che a tutti gli effetti in termini assoluti paiono una goccia nel mare. C'è, a dire il vero, anche un bonus studiato per i nuclei familiari meno abbienti oscillante fra i 150 e gli 800 euro: andrà alle coppie senza figli con reddito annuo fino a 12 mila euro, oppure con al massimo tre figli e 17.000 euro di reddito o ancora con 4 o più figli a carico e un massimo di 20.000 euro di reddito. Meglio che niente, si dice, pur se misure di questa fatta sarebbero comunque state necessarie già in tempi pre-crisi, visto che come è noto un quinto delle famiglie italiane da più di un anno fa fatica a raggiungere la quarta settimana del mese. Su questo grande cantiere sociale (che pure introduce un primissimo pallido inizio di quoziente familiare) campeggia con cupa maestà un quesito che per ora non trova risposta, se non con malinconico sarcasmo: sarà con questi 40 euro al mese in più che si spera di incrementare i consumi e far ripartire l'economia traendola dalle secche della recessione? E come la spenderanno i meno abbienti questa manciata di monetine da 1 euro: in schermi al plasma? In macchine fotografiche digitali? In vacanze esotiche? O in frutta e verdura?
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