sabato 24 febbraio 2018
Si celebrano i 20 anni del Circolo Dossetti di Milano: un contesto di formazione politica voluto da Giovanni Bianchi per conservare e trasmettere l'eredità e i tratti di stile del padre costituente
Giuseppe Dossetti

Giuseppe Dossetti

COMMENTA E CONDIVIDI

Caro direttore,

in prossimità delle elezioni per la XVIII legislatura repubblicana si celebrano i 20 anni del Circolo Dossetti di Milano: un contesto di formazione politica voluto da Giovanni Bianchi (compianto presidente del Partito popolare italiano e, prima, delle Acli), per conservare e trasmettere l’eredità e i tratti di stile del padre costituente che ne porta il nome. I Circoli Dossetti (www.circolidossetti.it), cofondati da esponenti di rilievo della cultura politica, come Pino Trotta e il filosofo Salvatore Natoli, hanno raccolto intorno al presidente Bianchi una lunga tradizione di confronti sull’antropologia politica del popolo italiano, intesa come sostanza complessa di inclinazioni sociali costanti e di scelte politiche che ne danno orientamento.

Quali le caratteristiche salienti di questa antropologia, alla luce dell’esperienza dei vent’anni dei circoli dossettiani? Si pensi al diritto. L’impiego dell’ordinamento muta i suoi effetti, a seconda di quanto la complessità della cultura del Paese intervenga prima di legiferare. Su questo punto l’Italia porta con sé una storia fatta di ambivalenze, tra spinte riformistiche sterili e successi apparentemente impossibili, come la promulgazione della Costituzione.

Nell’economia si trovano ulteriori tracce di questa potenzialità dell’agire politico italiano. Solo dove la produzione abbia trovato agganci sociali macroscopici, mirando a far assomigliare il capitalismo alla democrazia (e non viceversa), il suo sviluppo si è rivelato la fortuna del nostro popolo. La fiducia popolare nei meccanismi di cooperazione politica è cresciuta quando la base di un’alta condivisione di fondamenti è divenuta azione, mentre si è tramutata in semplice persuasione quando, mancando argomenti e strategie, ci si è affidati alla risoluzione delle emergenze e alla comunicazione, modalità tipiche di uno scarno pensiero politico. Il vero nemico di questa generazione è una cultura dominante fatta di false priorità, di microcosmi familistici, senza contenuti capaci di allargare il senso comune, dove l’autoreferenzialità richiama anche rappresentanza qualitativamente scarsa e poco lungimirante. Un’antropologia politica degli italiani capace di cambiamento necessita invece di una narrazione condivisa, per la quale siano eliminate le distanze conoscitive tra cittadini e istituzioni, tra migranti e stabili, tra imprese e mondo del lavoro, con una visione che sostenga le strategie di crescita del Paese dal punto più elevato. Un’economia della conoscenza, frutto di un pensiero democratico maturo, può essere costruita solo grazie a strategie di lungo periodo che valorizzino tutti i beni non materiali, il primo patrimonio degli italiani, ben più grande di immobili e risparmi su cui si è arroccata la classe media.

È un messaggio che ben si accompagna alla visione sociale della Chiesa di questo tempo. Sulla scorta dell’impegno del Santo Padre, il cardinale Pietro Parolin, per i 60 anni dei Trattati di Roma, ha invitato l’intera Europa a ritrovare gli ideali che l’hanno ispirata, con creatività e non cadendo nella stanchezza istituzionale. L’Italia è ben più di un simbolo di questa creatività. Esiste già la propensione del Bel Paese a maturare oltre la fragile logica delle fazioni. Occorre solo ritrovare fiducia pubblica profonda, che consiste nel concedere attenzione a realtà che possiedano doti di adeguata complessità, e che stabiliscano ponti fondati su contenuti stabili, oltre le promesse.

Questo è il messaggio che si coltiva nei Circoli Dossetti da 20 anni, con libertà di confronto oltre le appartenenze, levatura, ricerca di una direzione, scambio intergenerazionale e comunicazione con le istituzioni, senso etico guadagnato sul campo, accessibilità. Una nuova «resistenza senza fucile», per ricordare le parole di Giovanni Bianchi. La sfida è cooperare con questo stile per costruire un sano cambiamento, consapevoli di poggiare sulle spalle di giganti.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: