Oltre la falsa dicotomia tra Università di serie A e B
sabato 20 marzo 2021

All’ombra della discussione sull’utilizzo dei fondi del cosiddetto Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), strumento italiano di attuazione del Next Generation Eu, continua a svilupparsi il dibattito sul futuro dell’Università italiana. Tito Boeri e Roberto Perotti, dell’Università Bocconi, hanno appena riproposto con immutate motivazioni ('Repubblica', 17 marzo 2021) il vecchio e noto modello delle ' teaching university', atenei di serie B, contro le ' research university', atenei di serie A, uniche meritevoli a ricevere i fondi pubblici. Anche all’Università di Perugia abbiamo avviato da tempo una riflessione sul futuro dell’accademia, che avrà come tappa il 'brainstorming di ateneo', il prossimo 29 marzo e che ha l’ambizione di proporsi come tappa di un cammino destinato a coinvolgere altri atenei.

In vista dell’appuntamento del 29, ho proposto una nuova, diversa articolazione dei corsi di studio che riesca a coniugare maggiormente ricerca e didattica. Una nuova idea di Università, dove i valori della interdisciplinarietà (contaminazione tra i saperi e superamento della rigida separazione in settori scientifico-disciplinari) e della condivisione (interscambio attivo tra docente e discente) contribuiscono a superare la citata dicotomia ' teaching university vs. research university'. In questa nuova articolazione, l’anno di corso può essere organizzato come segue.

Si forma un gruppo di circa 10 studenti a cui viene assegnato un docente che ha funzione di tutor fisso e un tema ampio di studio. Il tema viene trattato per un anno intero, effettuando ricerche e convocando di volta in volta docenti competenti su specifici aspetti che possono tenere alcune lezioni mirate ad approfondire lo studio. Alla fine dell’anno si redige un lavoro personale che diventa oggetto di esame da parte di una commissione. Per rendere questa modalità più chiara, presento di seguito un esempio (non necessariamente rappresentativo della grande diversità dei vari corsi di laurea) che si adatta al corso di laurea in Fisica, su cui ho esperienza diretta. Un lavoro analogo può essere fatto anche per altri corsi di laurea o per altri temi all’interno dello stesso corso, relativi ad anni diversi. Corso di Laurea in Fisica. Primo anno. Tema assegnato: Predire il futuro. Il tutor convoca gli studenti e si comincia con il delineare il tema di studio.

Ad esempio, si potrebbe partire dai tentativi dell’uomo di predire il futuro nel corso della storia. Si convoca un docente di storia a cui si chiede di tenere una o più lezioni su questo aspetto (le varie sibille e gli indovini nella cultura greco-romana). Contemporaneamente si convoca un docente di letteratura per studiare come maghi ed indovini siano stati rappresentati nella letteratura (per esempio un esperto di Dante che racconti le punizioni esemplari descritte nel XX canto dell’Inferno) e un docente di fisica che presenti i fondamenti della meccanica classica e il ruolo di Galileo e Newton nell’inventare un metodo per predire quantitativamente l’evoluzione nel tempo di un sistema dinamico. Servirà poi un docente di filosofia che faccia lezione su come il concetto di tempo, centrale nel tema delle previsioni, sia evoluto nella storia della filosofia. Quando si arriverà all’equazione della dinamica si convocherà un docente di matematica che farà alcune lezioni su derivate, integrali ed equazioni differenziali. Un docente di fisica presenterà la dilatazione temporale nella relatività speciale di Einstein. Quindi verrà chiamato un climatologo a spiegare come vengono fatte le previsioni meteorologiche.

Contemporaneamente sarà chiamato un informatico che introdurrà i software di simulazione digitale che si utilizzano per queste previsioni e il ruolo dei supercomputer. Poi sarà il turno di un esperto della teoria del caos che espliciterà i limiti delle equazioni deterministiche. Successivamente sarà il turno di uno statistico per presentare i metodi statistici che sono utili in presenza di fluttuazioni che rendono i metodi deterministici inapplicabili. Quindi verrà chiamato un epidemiologo che presenterà i modelli stocastici di previsioni della evoluzione delle epidemie. Poi sarà il turno di un economista per parlare di modelli macroeconomici e della differenza di questi dai modelli fisici.

E così procedendo. Il ruolo del tutor è quello di orientare la ricerca e di convocare i docenti per le lezioni mirate. Al termine dell’anno avremo degli studenti che approfondendo una tematica 'interessante' hanno man mano studiato tutti i contenuti tecnici necessari a svilupparla, spaziando tra discipline diverse. La scelta dei temi di studio è ovviamente molto importante e dovrà essere coordinata a livello di consiglio di corso di laurea. Questo modo di procedere consentirebbe di sviluppare un’attitudine verso lo studio che è fondata sulla ricerca della conoscenza, sull’imparare mentre si ricerca. Training in research secondo il duplice significato di 'educare mentre si fa ricerca' ed 'educare alla ricerca'.

Direttore NiPS Laboratory Università di Perugia

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: