Non la decrescita ma vera sostenibilità
mercoledì 30 settembre 2020

Caro direttore,
in questo tempo, fino al prossimo 4 ottobre, in cui le Chiese d’Europa celebrano il Tempo del Creato, siamo invitati a riflettere sui cambiamenti necessari del modello economico per assicurare un futuro migliore all’umanità, più rispettoso dell’ambiente. Nel messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, lo scorso primo settembre papa Francesco ha chiesto che siano tolti «dalle nostre economie aspetti non essenziali e nocivi, e dare vita a modalità fruttuose di commercio, produzione e trasporto dei beni». La risposta agli attuali squilibri economici, sociali, ambientali va ricercata nella sostenibilità e non in una mera decrescita a esclusivo vantaggio di pochissimi e a detrimento del resto dell’umanità.

Un pensiero che il Papa ha esplicitato nell'Udienza generale del 26 agosto 2020, precedente la Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato, affermando che il SARSCov-2 «è un virus che viene da un’economia malata. (…) il frutto di una crescita economica iniqua – che prescinde dai valori umani fondamentali.

Nel mondo di oggi, pochi ricchissimi possiedono più di tutto il resto dell’umanità». La sfida che ci sta di fronte non può esser quella di ricacciare le aree più sviluppate del pianeta in una condizione di povertà endemica delle masse, riducendone i salari, l’istruzione, la qualità del vivere e dell’abitare, la mobilità, i mezzi di sostentamento e cura per tutti i membri della famiglia, e in definitiva la libertà. In tal modo si avrebbe una sorta di riproposizione post litteram dell’Unione Sovietica dove una ristrettissima nomenklatura che non si faceva mancare nulla, predicava un’utopia a un popolo che, per causa di questa dirigenza, viveva nella mancanza dell’essenziale per vivere. In questa prospettiva credo emerga l’importanza di ripensare tutto secondo gli obiettivi dello Sviluppo Sostenibile. In particolare in due ambiti, quello dell’innovazione e quello dell’economia e della finanza.

Occorre monitorare le applicazioni delle tecnologie digitali in tutti i campi in modo che queste siano realmente al servizio di uno sviluppo diffuso e non funzionino invece come meri strumenti di concentrazione di potere e ricchezza nelle mani di una cerchia sempre più esigua di individui e come strumenti di una sorveglianza slegata da oggettive necessità ma funzionale all’abuso di potere di pochissimi sulle libertà dei cittadini. L’altro ambito nel quale si avverte l’urgenza di un cambiamento in direzione della sostenibilità è quello economico-finanziario.

Già nel 2015 il Pontefice nell’enciclica Laudato si’ denunciava il fatto che dopo la crisi finanziaria del 2008 non vi sia stata una «reazione che abbia portato a ripensare i criteri obsoleti che continuano a governare il mondo» (189). In tal modo ci si espone a nuove e più gravi crisi finanziarie e non si fermano quei meccanismi che portano a rovinare i cicli della natura e la coesione sociale in nome di un profitto sempre più drogato dall’illusione di fare i soldi dai soldi e non tramite onesto lavoro. Solo tornando a regolare il sistema finanziario, a separare il credito all’economia reale dalle attività specu-lative, ad avere Banche centrali che si preoccupino più dell’interesse della collettività e non solo di quello di chi è 'troppo grande per poter fallire', si potrà invertire la tendenza a uno sfruttamento dell’uomo, del lavoro e della natura insostenibile e iniquo. Non di decrescita c’è bisogno, ma di cambiamento del modello di sviluppo, in modo armonioso, capace di generare nuovo benessere diffuso, una robusta ed estesa classe media, senza la quale non può esservi vera democrazia e un reale progresso ma solo l’aumento di nuove e sempre più inaccettabili forme di disuguaglianza.

Responsabile rapporti con gli Enti territoriali di ASviS

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: