No a un mondo di autarchici
sabato 30 aprile 2022

«È triste vedere che l’umanità non riesce a essere capace di pensare con schemi e progetti di pace. Tutti pensiamo con schemi di guerra. È il cainismo esistenziale». Dopo i giorni di Pasqua, in un videomessaggio al Congresso promosso dal Consiglio nazionale cattolico per il ministero ispano degli Usa, papa Francesco è tornato a denunciare la radice del male. Ma che cos’è questa «logica di Caino»?

Primeggiare. Caino voleva primeggiare nei sacrifici e agli occhi del Signore. Per questo uccide il fratello. Uccidiamo per questo per primeggiare. Neanche più agli occhi del Signore. Ma ai nostri stessi occhi. Magari proclamando che «Dio è con noi», la più grande bestemmia. Perché «Dio è con noi» solo nella relazione con coloro con cui siamo al mondo, cioè con l’altro, con il fratello e con la sorella, soprattutto i più deboli.Sono evidenze elementari di una ragione onesta con sé stessa, disposta anche a prendersi il rischio della derisione (utopismo morale!) agli occhi del mondo. Ma proviamo a trasferire queste evidenze e le loro aspettative in geopolitica, nella Realpolitik delle relazioni internazionali. E che ci troviamo? La logica di Caino, che domina in un mondo che è e resta il mondo delle "volontà di potenza". Dove non sono, e non devono essere, tutti eguali. Usa, Cina, Russia, ma anche la pur decaduta Gran Bretagna, non sono e non si sentono "sovranità" politiche e statuali eguali alle altre.

Uno dei motivi, forse il principale, che ha spinto Putin alla guerra – sbagliando molti calcoli, il più clamoroso che gran parte degli ucraini avrebbe accolto a braccia aperte l’invasione e la prospettiva di tornare nel "mondo russo" – è che egli pensa che "la Russia è la Russia". Che in geopolitica, cioè, uno non vale uno, e ci sono degli "uni" che contano più degli altri; e che tra questi "uni" la Russia storica c’è sempre stata e deve continuare ad esserci. Gli effetti di questa logica The First sono da decenni sotto gli occhi di tutti. E nessuno, con l’eccezione di papa Francesco, che si ponga il problema se una logica geopolitica siffatta sia tollerabile in un mondo globale costretto dalle cose a non poter stare solo a casa propria, e dove alcuni dei "numeri primi" hanno arsenali nucleari.

Poiché purtroppo questa logica è la realtà con cui dobbiamo fare i conti, credo sia opportuno dotarsi dell’abaco giusto. Nel lessico corrente della Realpolitik questo vuol dire che la Russia, oggi di Putin, non accetta, a causa della pessima gestione internazionale degli assetti europei dopo il crollo dell’Urss, il declassamento del Paese a "potenza regionale". E la guerra in Ucraina, come già alcuni interventi militari duri e durissimi decisi da Mosca dopo il crollo sovietico, intende contrastare questa retrocessione geopolitica. Ma essa conviene davvero al sistema di relazioni internazionali, ancorché in crisi, uscito dagli accordi di Yalta e che ha visto, nei decenni successivi, l’imporsi di altre potenze nel club dei Paesi con armi nucleari e un sovvertimento dei pesi economici nel mondo, a cominciare dal ruolo assunto dalla Cina?

Se non lo si cambia, il Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove siedono in permanenza e con potere di veto Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina, continuerà a essere l’assicurazione di equilibri vecchi e consunti e di squilibri sempre più manifesti. È del tutto evidente che questo potere di veto sancisce l’ambizione di alcuni Paesi a un ruolo globale; da Londra e Parigi esercitato (quasi sempre) in forma aggregata e gregaria agli Usa attraverso la Nato.

Conviene sovvertire questo status quo? E conviene che dal Club esca la Russia? Alla Russia certamente no. Anche se proprio la sanguinosa avventura putiniana in Ucraina, con quel che rischia di seguirne, può diventare un fattore di definitivo declassamento della Russia a potenza regionale. E questo è un errore storico che pesa sul presidente russo. Ma conviene a noi occidentali, e soprattutto a noi europei? Conviene agli Usa spingere la Russia in posizione gregaria della Cina? Sarà davvero conveniente al mondo globale, sarà davvero stabilizzante, una diarchia Usa-Cina sul tipo di quella Usa-Urss? E che ne verrebbe a noi europei? Almeno trent’anni di nuova 'guerra fredda' nel Vecchio Continente, se andasse bene, cioè se la guerra restasse fredda, spingendo la Russia al di là degli Urali e allontanandone l’integrazione nell’unica Europa di cui è, pure, storicamente e culturalmente parte? E questo in nome dei valori occidentali? Ma cosa sono i valori occidentali se non l’evoluzione liberaldemocratica dei valori cristiani che condividiamo con i russi? Non dovremmo coinvolgere i russi, con la pazienza che ci vuole, in questa evoluzione europea occidentale dei valori cristiani, ai limiti dell’utopia di uno spazio geopolitico cristiano dall’America alla Siberia in cooperazione e non in conflitto con gli altri grandi spazi di civilizzazione, confuciano, induista, islamico? È utopia o in un mondo globale, armato come è armato il nostro, non possiamo permetterci meno di questo? Cioè costruire ponti, e non alzare muri o scavare fossati?

Verrà prima o poi la pace, almeno tra Russia e Ucraina. Meglio prima che poi, perché ci sarà da darle sostanza e costruirle un futuro; e qui l’Europa, e anche la nostra Italia, sono tenute a svolgere un gran ruolo. E il mantra della necessaria, futura non-dipendenza dai nostri vicini, è meglio che sia ragionato e messo da parte. Il diritto internazionale è nato nei porti, nei commerci, nelle dipendenze reciproche. A chi servono Paesi autarchici, incapaci o quasi di avere remore quando c’è da fare la guerra? L’onesta dipendenza reciproca è meglio di ogni pericolosa illusione di autarchia nel mondo globale. L’unica indipendenza che tutti dobbiamo guadagnare, pensando alle fonti energetiche, è l’indipendenza dall’usura della Terra, dall’usura della casa comune. Tutto il resto è malafede all’opera nella storia.

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