Nell'investimento sulla ricerca la misura del futuro di un Paese
mercoledì 28 febbraio 2024

Gli ultimi risultati dei test Pisa (Program for International Student Assessment - Programma per la valutazione internazionale degli studenti) condotti in vari Paesi per valutare l’educazione scolastica sono stati molto negativi per l’Italia, collocandoci al 27° posto per la matematica e al 31° per le scienze. La notizia è stata ripresa come nota di cronaca da qualche giornale, ma né i ministri del settore né la presidente del Consiglio hanno fatto commenti.

Diversa è stata la reazione della Francia, Paese che pure non ha ottenuto buoni risultati, perché si è mosso addirittura il presidente Macron che ha convocato all’Eliseo 300 ricercatori a cui ha indirizzato le sue considerazioni, che per i ricercatori italiani fanno parte dei sogni. Infatti ha invitato tutti a fare più ricerca a livello sia pubblico sia privato, lamentando, ad esempio, l’incapacità della Francia di produrre un vaccino contro il Covid-19. Macron ha presentato la sua visione della ricerca per gli anni a venire manifestando una forte determinazione a recuperare il tempo perduto. Ha parlato della burocrazia che scoraggia la ricerca e fa perdere tempo ai ricercatori, proponendo uno shock di semplificazioni e una trasformazione nell’organizzazione della ricerca.

Ogni Agenzia di ricerca – come il Cnrs, l’Inserm per la medicina e altre che si occupano dell’energia, del clima e così via – dovrà presentare un programma dei principali problemi di ricerca che vuole affrontare, con la garanzia di una diminuzione dei tempi d’attesa per l’autorizzazione e i finanziamenti (non più di 6 mesi), nonché di un aumento della durata dei progetti, estendendoli dai 3 ai 5 anni per stimolare il raggiungimento degli obiettivi.

Macron ha ricordato anche che lo Stato farà la sua parte con i 25 miliardi di euro messi a disposizione nel 2020 spalmati in un periodo di 10 anni, e altri 13 miliardi di euro entro il 2030. Ha inoltre manifestato l’esigenza che il privato renda disponibili più risorse collaborando con il pubblico per il miglioramento dell’industria francese. Il presidente ha anche chiesto consigli e garantito finanziamenti per «selezionare, reclutare, formare e mantenere i migliori ricercatori per la Francia». Ha anche annunciato un Comitato scientifico presidenziale che almeno una volta per trimestre abbia un contatto diretto con lui. Forse sarebbe interessante anche per i rappresentanti della nostra comunità scientifica avere uno scambio di idee con la nostra presidente del Consiglio perché cambino alcune cose non solo a livello del numero di ricercatori e dei finanziamenti, che sono poco più del 50% rispetto alla Francia, ma soprattutto per aumentare l’efficienza del sistema-ricerca. La burocrazia eccede ovunque e richiede tempi assurdi prima di sapere se un progetto è approvato e quando verrà finanziato.

È difficile collaborare con gruppi stranieri perché, a differenza dei loro regolamenti, per realizzare una sperimentazione animale, ancora indispensabile per poter migliorare gli interventi in medicina, la ricerca italiana ha bisogno di tempi biblici. Per usare anche solo un topo occorre compilare una montagna di documenti, passare attraverso 4 Comitati, pagare una tassa, e se va bene ottenere una risposta dopo 6 mesi. Non parliamo dei fondi per la ricerca. Abbiamo assistito alla mancanza di bandi e, nonostante le promesse del Pnrr, siamo ancora qui ad attendere. Per raggiungere il livello della ricerca francese dovremmo aumentare i nostri finanziamenti di ben 22 miliardi di euro all’anno. Nelle rendicontazioni poi vi sono limitazioni di tutti i tipi. La ricerca è sempre più considerata una spesa anziché un intervento. Nella scuola italiana la scienza è assente nonostante la presenza delle materie scientifiche. Forse è tempo che anche i ricercatori italiani, attraverso le loro associazioni, si uniscano e agiscano. Vogliamo svegliarci?

Fondatore e Presidente Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs

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