giovedì 17 gennaio 2019
Se intraprese parallelamente, queste azioni porterebbero nel medio-lungo periodo a una migliore gestione delle migrazioni e a una riduzione della spesa pubblica
Uno sbarco di migranti (Ansa)

Uno sbarco di migranti (Ansa)

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Gentile direttore,

la contestazione di questi giorni in merito all’efficacia del cosiddetto 'Decreto sicurezza e immigrazione' (la legge 132/2018), così come la disputa intorno alla vera o presunta – ma comunque disumana – 'chiusura' dei porti, si inscrivono in un dibattito per cui abbiamo già espresso profonda preoccupazione. Oggi, auspichiamo, però, una reale trasformazione della gestione del fenomeno migratorio che possa consentire un mutamento strutturale per il nostro Paese nel medio e lungo termine. Nessuno dei recenti Governi, infatti, si è adoperato in tal senso e l’immigrazione, ancora oggi, è affrontata con una legge, la Bossi-Fini, che ha preteso di congelare il fenomeno e in realtà, come anche Avvenire ha documentato, lo ha 'irregolarizzato'.

Il sistema per regolare il flusso dei migranti e le modalità dell’accoglienza non deve passare in maniera semplicistica, all’insegna di quello che è stato definito 'buonismo'. Se anche nell’anno che è appena cominciato gli arrivi via mare dovessero mantenersi entro i 20-30mila del 2018, ci sarà urgente bisogno di gestirli in modo diverso dal passato. Lo Stato dovrà, approntare un sistema strutturale, e non emergenziale, di accoglienza e integrazione delle persone in arrivo. Questa è la priorità per prevenire i disagi che una gestione approssimativa dell’immigrazione potrebbe continuare a comportare e per promuovere una più serena e umana convivenza. Prevenire l’esclusione sociale mette al riparo da fenomeni di rischio per la sicurezza dei cittadini e permette a quanti arrivano nel nostro Paese di costruire il proprio futuro su basi più concrete. Di conseguenza, un efficace sistema di integrazione occupa il primo posto in qualsiasi piano che si proponga di garantire ordine e sicurezza alla società che accoglie e a quanti vengono accolti.

Bisogna prendere atto, da una parte, che, soprattutto negli ultimi cinque anni, il sistema di accoglienza e di integrazione, al di là dello Sprar e dell’operato di alcune associazioni, in Italia non ha quasi mai funzionato, dall’altra che il cosiddetto 'Decreto sicurezza e immigrazione' rischia di avere ripercussioni negative sull’accesso ai servizi e sull’inserimento delle persone nel tessuto sociale, peggiorando, in tal modo, la situazione. Di ciò si stanno rendendo conto alcuni esponenti politici, locali e nazionali, di vari schieramenti.

Un’efficace integrazione e una buona inclusione sociale sono la migliore garanzia di sicurezza per le comunità ospitanti. Proponiamo, pertanto, al Governo di rivedere il cosiddetto 'Decreto sicurezza e immigrazione' e di allargarne l’orizzonte. Vorremmo, in tal senso, indicare cinque possibili azioni che, se intraprese parallelamente, porterebbero nel medio-lungo periodo a una migliore gestione del fenomeno migratorio accompagnata, sotto diversi aspetti, da una riduzione e miglior allocazione della spesa pubblica.

1) Riapertura di canali legali per i cosiddetti migranti economici e organizzazione di stabili corridoi umanitari per i profughi, adozione cioè di strumenti che possano valorizzare i benefici economici dell’immigrazione per il nostro Paese e permettano a coloro che presentano l’effettiva necessità di dover lasciare il proprio Paese – siano essi migranti economici, o vittime della guerra, di persecuzioni politiche o religiose o dei cambiamenti climatici – di essere trasferiti in totale sicurezza verso gli Stati europei, sulla base di un’equa redistribuzione che tenga conto delle reali capacità di accoglienza e integrazione di ciascun Paese.

2) Incentivazione di percorsi di formazione al lavoro sia nei Paesi d’origine sia in quelli che accolgono, al fine di valorizzare l’arricchimento a livello di risorse umane e professionali che chi arriva nei nostri Paesi può offrire. In tal senso, non va sottovalutata l’importanza che la suddetta formazione può rivestire nell’assicurare ai Paesi d’origine quel progresso che, nel medio-lungo termine, può altresì contribuire a far venir meno l’esigenza di abbandonare la propria terra.

3) Misure efficaci per la crescita demografica. Partendo dalla constatazione che il fenomeno migratorio contribuisce a combattere il decremento demografico da cui il nostro Paese è colpito, è necessario assicurare alle famiglie italiane incentivi economici e fiscali che contribuiscano a garantire una maggiore stabilità e la crescita delle nascite.

4) Prevenzione dell’emigrazione. Per arginare gli effetti negativi della decrescita demografica e dell’emigrazione sono urgenti interventi sul sistema amministrativo e burocratico dello Stato, nonché incentivi economici e sgravi fiscali per evitare l’emigrazione dei nostri giovani.

5) Nomina di un commissario o di un sottosegretario, che sieda a Palazzo Chigi e che interagisca e si coordini con un tavolo costituito dai ministri delle Politiche Sociali, del-l’Interno, del Lavoro e Sviluppo Economico, degli Esteri, del Tesoro, della Salute e della Famiglia, in coordinamento e collaborazione con la Conferenza Stato-Regioni e l’Anci. Nel momento in cui si pensa a un sistema strutturato e non più emergenziale, bisognerà prevedere un coordinamento e una convergenza di diversi ambiti politici, che possano assicurare una coerente e efficace gestione del fenomeno e l’implementazione delle attività di accoglienza integrazione senza demandarle al solo settore privato.

Tutto ciò per strutturare un sistema di accoglienza che favorisca l’adeguata integrazione di ambiti culturali diversi, al fine di promuovere la crescita del nostro Paese nel rispetto della nostra legislazione e della cultura italiana.

Bartolo è responsabile del presidio sanitario e del Poliambulatorio di Lampedusa

Aureli è direttore del Centro per le Migrazioni dell’Ortygia Business School (già consigliere dell’OMS)

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